sabato 21 marzo 2020

Salvatore Quasimodo.10. Riposo dell'erba.




e.Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,
esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari
componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche
di opere teatrali di Molière e di
William Shakespeare.
E’ stato vincitore del premio Nobel
per la letteratura nel 1959.

X. RIPOSO DELL'ERBA
Deriva di luce; labili vortici,
aeree zone di soli,
risalgono abissi: Apro la zolla
ch'è mia e m'adagio. E dormo:
da secoli l'erba riposa
il suo cuore con me.
Mi desta la morte:
più uno, più solo,
battere fondo del vento:
di notte.

In Giorno dopo giorno, gennaio 1944.


Gli elementi provenienti dalla tradizione classica (notte,vento, mare) si
mescolano a quelli tipicamente meridionali che richiede il componimento dedicato alla Sicilia (vele, reti dei pescatori, canti, monti aridi, mandrie e
greggi); la serenità del quadro notturno contrasta però qui con la condizione
del poeta che, esule, soffre di nostalgia per la sua terra. La tendenza a
caricare  il vento di valori in parte negativi, che abbiamo visto in Nuove
Poesie: con Strada per Agrigentum, si approfondisce nella silloge Giorno
dopo giorno, successiva a Ed è subito sera.
In” Riposo dell’erba”, ad esempio, insieme al motivo del sonno come rifiuto
della coscienza e regressione a uno stadio di vita vegetativa (vivere è stare
nelle zolle: ‘apro la zolla / ch’è mia e m’adagio’), si trova quello del vento
come elemento perturbatore e portatore di morte, intesa come
consapevolezza della propria aridità:‘Mi desta la morte: / più uno, più
solo, / battere fondo del vento: / di notte.


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