domenica 2 giugno 2013

Poesia delle Indiane d'America.(12)

Linda Hogan

territorio  chickasaw



















Linda Hogan[1](12)


L’indiano che vive in ambiente urbanizzato è presenza ricorrente nell’opera di questa intellettuale La città costituisce una sfida alla propria integrità:l’evocazione contrapposta dell’antico stile di vita produce spesso una  voluta,pacata  ironia. Le barriere di razzismo che si alzano come “denti fuori dalla terra”contrastano  in Canto di muri con  l’unificante fortezza di verde della giungla del Mississippi,dal  cui “canto di morte” furono scacciate le antenate dell’autrice. L’unica possibilità per infrangere l’isolamento sembra esser racchiusa in un atto d’amore per mutare “ la nostra carne in ponti”.
Per lei il ritorno a casa ,che la memoria ha la facoltà di rievocare, è Oklaoma.

Canti del muro

La giungla meridionale è un muro verde.
Cresce sopra le strade
aperte dagli uomini con squarci laceranti
per tenere le cose separate
per attraversare la vita
e non perdersi in essa.

Ci sono altri muri
per separare i ricchi dai poveri
e si alzano come denti fuori dalla terra
per dar morsi. Vietato entrare.
Non oltrepassare i recinti di filo spinato
o attraversare barriere invase di verde
e cocci di bottiglia.

Questi muri hanno canti terribili
che non cesseranno mai di cantare
anche molto tempo dopo che saranno crollati.

Da un lato del muro c’è il pericolo
Dall’altro
il pericolo.

C’è un canto
che viene fuori dal passato,
voci   delle mie nonne cacciate via
in cammino con un canto di morte
un canto della neve
avvolte in panni di baratto[2]
via dal Mississippi.

Apri il panno
ed io sguscio fuori

E i confini di questa carne
furono creati  dal canto del  mio nonno:
Nessun Bianco Può Entrare Qui.

I miei muri sono lisci ciottoli di fiumi.
Di notte cantano
con il frinire dei grilli.
Sono incrollabili alle cinque del mattino
quando il mondo che parla mi vuole invadere
la pelle
che è la vera vita
d’amore e di dolore.

La mia pelle. Talvolta un amante
ed io mutiamo in ponti la nostra pelle
e l’aria tra noi scompare
come nella giungla
da cui vengo.
rampicanti tropicali crescono insieme,amanti,
su strade che gli uomini hanno aperto con fendenti,
sopravvivendo
alle ferite di coloro che si sono smarriti
e al canto del machete.
Possano tutti i muri essere come quelli della giungla,
pieni di animali
che cantano nelle orecchie della notte.
Che siano
fatti dei misteri riposti nel più profondo
del cuore,riuniti con le vite di tutti,
tutti ponti di carne,
tutti in un canto,
tutti a coprire la terra ferita
mostrando ancora,ancora
che i confini sono tutte bugie.



[1] 1947,Chickasaw.Autrice di raccolte poetiche e di racconti,di un romanzo,è stata docente presso l’università del Colorado e del Minnesota.E’ inoltre saggista acuta e politicamente impegnata. Ha ricevuto il prestigioso premio Lamman Literary Award per la sua attività di scrittrice nel 1994.


[2] Riferimento allo scambio di merci,come tessuti e altri generi provenienti dall’Europa,con pelli e pellicce,in uso presso le popolazioni indigene.


                                                                           (continua)


1 commento:

  1. Avverto i miei amici lettori Latinos che in questo blog mariellaemporio.blogspot.com possono trovare molti poeti per loro particolarmente vicini e cari:
    Dediche:Murilo Monteiro Mendes,Lupe Cotrim Garaude,Adelia Prado;dedica e post individuale:Octavio Paz;dediche :Mario Rivero,Juan Gelman,Claudio Bertoni;post individuale: Gioconda Belli -e anche la poetessa chicana Gina Valdès e Joaquin Pasos nel post collettivo"Punti di vista sul corpo"-.Buona lettura!

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