lunedì 3 giugno 2013

Poesia delle Indiane d'America (13)

Linda Hogan


Linda Hogan.13.








Mietitori della notte e dell’acqua







Nelle acque ferite della notte
ecco la barca,-bianca e piccola
con piccoli uomini,con reti impotenti
afflosciate come la povertà
che quando finisce
prende più di quanto ha bisogno.

Nella mezzanotte
il cerchio di luce nella barca
è pieno di uomini e di braccia bianche,
con corde che si tendono come promesse,
e reti che tirano su acque nere e ghiacciate
un granchio blu,tenero dentro il guscio,
una stella da un’altra notte d’oscurità diversa dalla nostra ,
un halibut dall’occhio di vetro
più  grosso della morte
tanto che i barcaioli gli devono sparare
e sparare ancora e nella notte
il fuoco lampeggia dal fucile
come un fiore che sboccia
in pazzia e muore.

Ogni retata è splendente e viva,
e poi  all’alba
la piovra,
gli uomini che la tirano,ma le sue molte braccia
lottano con forza,si appigliano e si stringono
all’ancora
in lotta con aria e uomini,
resistendo mentre loro gridano. La vogliono.
Ne hanno bisogno.
Lottano.

E’ preziosa.
sarà usata come esca.
si venderà per duecento dollari.
sarà fatta a pezzi,
sarà ripresa
dall’intestino squarciato dello halibut
e usata di nuovo.
gli uomini continuano a gridare,
lottando,ma lei si aggrappa alla barca bianca,
con addosso il luccichio dell’acqua.

I suoi occhi non guardano gli uomini
mentre l’arpionano con i rampini.
sono rivolti alle fredde acque scure
da cui è stata strappata.
I tentacoli si ripiegano su se stessi
e lentamente verso il basso,
con gli uomini che urlano,
vibrando colpi di rampino. Voglio fermarli,
voglio dir loro ciò che so,
che quella vita raccoglie monetine
come fanno loro
e costruisce muri sul fondo del mare.

Non guarda  gli uomini.
Non vede il loro bisogno indietreggiando sopra l’acqua,
la barca così bianca e vuota
anche se così piena.

E mentre l’acqua respira nella sua onda
lei s’inoltra
nella pelle d’inchiostro dell’acqua,
attraversando  altre correnti ,galleggiando
come colui che sogna di precipitare
in mondi che non conoscerà mai,
tra le scure alghe ricurve
dove abita la pioggia
dove abita il pianto,
dove le acque ferite[1] risanano se stesse.

Guardo dentro il buio oceano freddo.
lì sta la piovra che aveva brillato come un sole
in una mutevole pelle d’acqua.
Si fece rossa di paura,poi impallidì prima di
scivolar via giù dalla barca.
Era nuda,
era splendida
come un angelo
con altre ali,
le sue braccia erano quelle di quattro madri
disperatamente in lotta per la vita.
mia figlia vide un tentacolo tendersi
sopra la barca.
E’ la bambina che ama i pesci;
una volta ne baciò uno.
non capisce la morte.
Lei non ha bussato alla sua porta come ho fatto io.
Lei non sa che il mondo è fatto di braccia.
lei conserva il cristallino dell’occhio dell’halibut,
guarda attraverso la perfetta sfera di vetro
e vede l’ampia curvatura del mondo
tutta in una volta.

affamati,noi siamo affamati del mondo intero.
Noi siamo come i piccoli pesci del mare,
quelli che nuotano nelle bocche dei più grandi
per prendere quello che c’è.

Voglio che il mondo sia più gentile.
sono una donna.
ho paura.
vidi una stella una volta,cadeva verso di me.
Era rossa
con braccia splendenti,
poi svanì



[1]La scrittrice ha inteso indicare le acque invase,trafitte e contaminate dalla barca dei pescatori,estendendo così il più comune significato di “acque in tempesta”.

1 commento:

  1. Avverto i miei amici lettori Latinos che in questo blog mariellaemporio.blogspot.com possono trovare molti poeti per loro particolarmente vicini e cari: Dediche:Murilo Monteiro Mendes,Lupe Cotrim Garaude,Adelia Prado;dedica e post individuale:Octavio Paz;dediche :Mario Rivero,Juan Gelman,Claudio Bertoni;post individuale: Gioconda Belli -e anche la poetessa chicana Gina Valdès e Joaquin Pasos nel post collettivo"Punti di vista sul corpo"-.Buona lettura!

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