lunedì 14 giugno 2021

153.Dorothy Livesay.A Sechelt.

Dorothy Livesay*

153.A Sechelt


Il mare è la nostra stagione; né notte né giorno,

né autunno né primavera, ma questa incostanza

che pure è continente: questo completo

movimento organico, oceano della nostra mente

illimitato come la portata del pensiero, eppure chiuso

fra strette spiagge, promontori

che l'accettano in silenzio, l'orecchio alla terra

forma una conchiglia concava sulla sabbia

per udire il brusio del mare mentre ingrana la marcia

spumeggiando le sue poesie sulle nostre mani nervate

gridando contro la povera pavidità.

Oh vieni a letto avvolgendomi, lasciati

andare a queste braccia, a questo sonno, amata e orgogliosa!

Non avrai bisogno di lenzuola né di sudario.

 

E ora che cammino sola sulla ghiaia

sono costretta a gridare, come il bianco gabbiano

che leggero come neve sull'onda fluttuante

cavalca e si lamenta. Sebbene lui

banchetti in eterno sul petto blu del mare

ed io sia ancorata a riva, incollata alla sabbia calda.

Calpestando conchiglie, facendo scappare i granchi

e bruciata dal sole - pure entrambi,

uccello e umano, percorriamo il mondo da soli

invocando un'amante che possa condividere il canto.

e tuttavia accettare il rifiuto; ridere o rimanere muto;

invocando, e tuttavia riluttante a rinunciare

per l'altro, ai caldi silenzi della terra

o al loquace sollievo del mare.

 Dorothy Livesay

.

.

La città, più che lontana, è assente. La natura ancora
una volta appare maestosa e sovrana. Ma al contrario
della sua rappresentazione cantata ad Oriente, dove
l'uomo si abbandona fiducioso alla sua protezione
rassicurante, qui Dorothy Livesay lascia intuire piuttosto
una certa resistenza. Prima da parte della terra stessa,
che non si concede facilmente a tanta imponente
grandezza, a quel movimento illimitato del mare,
che a sua volta si indigna contro "la sua povera pavidità".
E il mare deve incoraggiare quell'amata orgogliosa,
riluttante a lasciarsi avvolgere dalle sue forti braccia.
Quella terra che, invece, tende a chiuderlo con le sue
spiagge ghiaiose e che sa inchiodare alla sua sabbia
calda l'abitante solitaria che invoca un amante, con cui
condividere gioie e silenzi. E se la natura acquatica e terrigna
instaurano tra loro una dialettica identitaria, tra gli abitanti
dei due universi la reazione è di analoga riluttanza: la giovane
donna resiste alla rinuncia della terra e della sua solida sicurezza
come il gabbiano a quella del movimento organico, illimitato
del mare, anche al prezzo di  non trovare, entrambi, un amante 
con cui condividere gioie o silenzi …’





* Dorothy Livesay nasce a Winnipeg, Manitoba, Canada, nel 1909 e muore a Victoria, Canada, nel 1996.

** Sechelt: Sechelt ( parola che indica paese tra due acque.)

Una leggenda indiana raccontache gli dei creatori 
vi erano stati inviati dal Divino Spirito per formare il mondo
nel Sunshine Coast British Columbia, Canada.
Sechelt ( parola che indica paese tra due acque. Una leggenda indiana racconta che gli dei creatori vi erano stati inviati dal Divino Spirito per formare il mondo), nel Sunshine Coast British Columbia, Canada. 

***Dorothy Livesay , “ A Sechelt”, da Two seasons,1968, in Collected poems 1972,

 in Parole sull’acqua, a cura di Caterina Ricciardi e Liana Nissim,  Empirìa ed., 1996 .


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