domenica 20 giugno 2021

158.D.Walcott: .La goletta Flight

 

Dietro l’identità del marinaio Shabine, ecco come si presenta  Derek Walcott:

 

158. La goletta Flight 

                                                             Adios, Carenage

            […]

Io sono solamente un negro rosso che ama il mare,

ho avuto una buona istruzione coloniale,

ho in me dell’olandese, del negro e dell’inglese,

sono nessuno, o sono una nazione.  Walcott:

 

Ma Marìa Concepciòn era in ogni mio pensiero

Mentre guardavo il mare che saliva e scendeva

E il fianco sinistro dei canotti, golette e yacht

Veniva ridipinto dalle pennellate del sole

Che in ogni riflesso scriveva il suo nome;

sapevo, quando la sera dai capelli scuri indossava

la sua seta splendente nel tramonto e, ripiegando il mare,

s’infilava sotto il lenzuolo con il suo riso stellato,

che non ci sarebbe stata pace, non oblio.

 

             -Ma, allora, quanto c’è di inglese in Walcott?    

             Dereck Walcott  è  “una sorta di punto d'incontro di diverse culture, lingue, luoghi e tempi”. Lui stesso  ha affermato:-[… ]Io scrivo sì in lingua inglese, ma la melodia di quell'inglese, la sua accentazione, è caraibica. [….] trasfigurata e piegata in una melodia personale[,…] questa che alcuni chiamavano, e altri si ostinano ancora a chiamare, corruzione  della lingua, è in realtà la sua forma viva e vitale[[….] “ continuano le sue parole: “Noi, nella mia piccola isola, abbiamo quattro lingue e dunque quattro melodie quattro differenti melodie: francese e francese creolo, inglese e inglese creolo, quattro lingue diverse e quattro diversi vocabolari. Lo stesso si può dire di Trinidad, dove vengono utilizzati l’hindi e l’hindi di Trinidad, l’arabo e l’arabo di Trinidad, il francese e il francese di Trinidad[…] Insomma, sei o sette melodie, che costituiscono una ricchezza alla quale attingere ed è una ricchezza molto superiore a qualsiasi ricchezza che si potrebbe trovare in una qualsivoglia città europea. Se mi svegliassi a Londra, l’unica fonte alle quale attingere sarebbe l’inglese. Questa varietà di melodie e di vocaboli è la ragione per la quale nei Caraibi si è avuta una letteratura insieme molto giovane, ma estremamente ricca e vitale[...]

          -Come sappiamo, le Antille,  luoghi di passaggio sulla rotta dei commercianti di schiavi, sono state dominate da diversi paesi europei; da ciò l'estrema frantumazione linguistica che ha impedito il nascere di una lingua unitaria[5]. Ma,è proprio in questo multiculturalismo e nel plurilinguismo che si trova l’essenza della creatività e l’elemento identitario dei Caraibi. La marginalità culturale e linguistica divenne ,insomma, una fonte di energia creativa senza precedenti e lo stesso Impero colonizzatore, incredibilmente!,  , offrì la prima cassa di risonanza alla nuova produzione letteraria delle Antille.

          Walcott, infatti, raggiunge una certa popolarità grazie al programma radiofonico della BBC Caribbean Voices.[6]Un programma di grande successo che permise a lui, come a molti altri scrittori emergenti, caraibici[7] di essere conosciuti in patria e in Inghilterra.  E, ben presto,  ci si accorse  che quella lingua corrotta, nata per necessità di esprimere una realtà diversa, era diventata una lingua letteraria, creativa e innovativa e  che  materiale pre-occidentale,  tradizione europea e nuovi testi, creati in altre isole dell’arcipelago[8],  si  erano fusi con accenti e ritmi originali. Paradossalmente,  i migliori scrittori in lingua inglese del periodo furono per la maggior parte neri e originari delle ex-colonie e molti tra quegli artisti, autori in bilico tra più culture, sentirono, poi,  la necessità di espatriare per realizzarsi nel loro lavoro e per ricucire la loro identità frammentata.

         Walcott però,ancora oggi, non crede, che l'abbandono dell'isola possa essere una scelta definitiva,  e tutta la sua produzione, come la sua vita, si è snodata in un intreccio di fughe e ritorni a significare lo stretto rapporto con il luogo in cui è nato e cresciuto. Alla creazione di una patria immaginaria[,ha preferito un continuo ritorno che diventa, per lui, pratica di riappropriazione della sua terra, per secoli dominata da un potere straniero.

                   -Descrivere il luogo nelle letterature post-coloniali è un modo di ri-appropriarsi di terre che altri – in forza di un potere a loro riconosciuto- hanno  descritto  in altre lingue. Ora,  la  capacità descrittiva di Walcott, per dirla con Brodskij, è ” veramente epica “; nasce da un percorso creativo che giunge alla poesia dopo aver attraversato il mondo della pittura, a lungo praticata dall’autore, che dipinge ancora oggi splendidi acquarelli. Walcott sente di essere davvero il primo a scrivere della sua isola e di avere per questo un ruolo adamitico[10], ovvero di essere, come scrittore,  chiamato a nominare le cose, finora raccontate in un’altra lingua da chi, turista o colonizzatore, le ha percepite come una serie di cartoline senza passato, una continua sorpresa dell’occhio nell’estate senza fine dei Tropici. Tutto ciò possiamo trovarlo già in una delle sue prime poesie:

 



[+] Derek Walcott,” La goletta Flight”, in Mappa del Nuovo Mondo, vv 51-63,  op.cit. Traduzione di Roberto Mussapi.

[++] Cfr. Mahmud Darwish, in Oltre l'ultimo cielo, Epoché, pp. 170,2007.

[3] Cfr intervista con Derek Walcott, su www.lellovoce.it  : “Questo può dirsi anche del francese. Anche se per molto tempo la poesia antillana francofona è stata considerata più una corruzione della lingua «madre», che un suo arricchimento. …”

[4] Ibidem.

[5] Nei luoghi affidati all'amministrazione britannica, all'inglese ufficiale della burocrazia si è presto affiancato l'inglese parlato dalle originarie popolazioni amerinde (Creole English) e il cosiddetto nation language, che deriva dalla fusione dell'inglese con le lingue africane, patrimonio dei numerosi schiavi deportati ai Caraibi come forza lavoro. Le lingue intrecciate e sovrapposte hanno prodotto lingue creole a lungo oggetto di proibizioni da parte del sistema coloniale britannico e delle istituzioni, perché veicolo di cultura bassa troppo vicina alle radici africane.

[6]  Programma che durò dal 1946 al 1958, sotto la direzione di Henri Swanzy.

[7]I lavori di alcuni di questi nuovi scrittori erano già circolati in forma manoscritta o comparsi in qualche giornale locale di minima tiratura Tra loro la stessa Louise Bennet della Giamaica,  George Lamming, Edward Kamau Brathwaite delle Barbados; Wilson Harris della Guyana; Andrew Salkey, nato a Panama e cresciuto in Giamaica; V.S. Naipaul di Trinidad. Tutti  loro collaborarono, poi, regolarmente  alla trasmissione, da cui ricavarono anche sostegno finanziario.

[8] Di lingua inglese, francese, spagnola o olandese

[9] Cfr. Salman Rushdie, nel saggio Patrie Immaginate: ’ Forse gli altri scrittori nella mia stessa situazione, esuli o emigrati o espatriati, sono perseguitatidallo stesso senso di perdita, da un forte desiderio di riappropriazione, di guardare indietro [...], creeremo delle fiction al posto delle vere città o paesi , fiction invisibili, patrie immaginarie[...]’(RUSHDIE, 1991: 14).

 

[10] D. Walcott, dal discorso di accettazione del Nobel, già citato: ‘ questo processo di ri-nominare, di trovare nuove metafore, è lo stesso processo  che il poeta deve affrontare ogni mattina del suo giorno di lavoro, costruendosi nuovi strumenti/ utensili come Crusoe. ‘

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