sabato 14 dicembre 2019

19.MESSICO..a.Octavio Paz.IV.Pietra di sole






IV.Pietra di sole

Pietra di sole è il testo più amato e antologizzato della poesia di Paz, uno dei più significativi, al vertice della poesia del secondo novecento in lingua spagnola e non
a caso Julio Cortázar lo definì "il più bel poema d'amore scritto in America Latina". I temi qui affrontati sono molti: quello amoroso ed erotico, della riflessione dell'atto poetico, del tempo e della storia. Temi costanti nella poesia paziana ma che qui si fondono e s'intrecciano in modo perfetto.
Il poema deriva il nome dal gigantesco monolito (pesa venticinque tonnellate e ha un diametro di 3,60 metri) conservato nel Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, pietra circolare che riproduce il calendario azteco e ritrovata nel dicembre 1790 a Città del Messico .
Quindi il recupero della cultura e della sensibilità azteca s'innestano alla riflessione sul tempo: quello delle scadenze quotidiane si contrappone a quello naturale e sacro ("tutti i secoli sono un solo istante"), a quello originario che permette all'uomo di abbandonarsi al flusso vitale, al fiume della vita. Per questo i primi sei versi, pieni di riferimenti all'acqua (salice di cristallo, pioppo d'acqua / alto zampillo che s'inarca al vento), sono anche gli ultimi e il poema termina non con il punto (mai presente) ma con i due punti così che la fine riconduca al primo verso (che non a caso parte con la lettera minuscola), in un processo circolare che si richiama alla pietra del calendario azteco.



Pietra di sole ha una struttura lirico-narrativa, con un'andatura torrentizia, parallelismi, versi senza rime e sparse assonanze, ma con parole ripetute che gli imprimono un tono salmodiante e percussivo, fitto d'intrecci, d'enjambement, d'improvvisi cambi di ritmo. Un'onda lunghissima di versi da leggere tutti d'un fiato. Per questo il testo è fortemente lirico, eppure conserva la forza della coerenza e della coesione. Un effetto strano e affascinante, come d'un fiume che tracima alla grande, ma in modo perfetto.
Il tema centrale è l'istante amoroso, la sua valorizzazione come atto creativo (Ortega y Gasset), il solo che può donarci la libertà assoluta, autentica, perché l'amore riscatta dalle costrizioni e dalla morte. L'esplorazione del corpo della donna allora s'unisce a quella della storia, della politica, della realtà circostante, delle proprie origini. L'eros ci spalanca a nuove prospettive, abolisce il tempo e la solitudine, e si trasforma in poesia. L'atto amoroso non è un "attimo fuggente" ma momento unico e fondamentale, che modifica
 il corso del tempo, dà - a chi lo vive - una nuova prospettiva esistenziale
e, a un tempo, lo ricollega al passato, alla "Piedra de Sol", appunto, di
quell'antico popolo azteco che viveva e prosperava nell'attuale Messico.
Per questo l'amore di uno è anche l'amore di tutti, e quando si ama l'io
diventa il tu, il noi, e, quindi, l'origine della vita. Un misticismo, quello di Paz,
 teso non alla trascendenza ma al riscatto dei propri giorni, per dargli più
 senso, più profondità, per sondare meglio in noi stessi, in terre sconosciute
e misteriose, per sondare negli abissi dell'inconscio collettivo. Il sole (l'amore
,la poesia) riscalda e illumina la pietra (l'uomo), lo trasforma in materia
preziosa. Paz ha un gusto particolare per l'antitesi, per l'accostamento dei
contrari: Pietra di sole è anche il poema delle riconciliazioni tra forze
pparentemente opposte. Tendere all'armonia per risanare le lacerazioni,
essere cosmopoliti per attaccarsi in modo più tenace alle proprie origini.
Legare la poesia europea (la generazione spagnola del '27, la stagione del
surrealismo francese) a quella americana novecentesca, alla memoria
recolombiana e coloniale, con tutte le bellezze e le cicatrici che si porta
dietro. Ne deriva una vitalità poetica suadente e complessa dove il corpo
della donna si fa mondo ("voy por tu cuerpo como por el mundo"): città,
chiese, piazze, lune, alberi, i bombardamenti di Madrid del 1937...
IV .da PIETRA DI SOLE
(traduzione di Francesco Fava - Il Filo, Roma 2006)

salice di cristallo,pioppo d’acqua
alto zampillo che s'inarca al vento,
albero ben piantato ma danzante,
l'incedere di un fiume che si curva,
avanza, retrocede, gira intorno
           arriva sempre:          
incedere tranquillo
di stella o primavera senza fretta
acqua che con le palpebre serrate
tutta la notte emana profezie,
unanime presenza in mareggiata,
onda su onda ricoprendo tutto,
verde sovranità senza tramonto
come il baluginio delle ali
quando si aprono proprio in mezzo al cielo,
l'incedere nel folto dei futuri
giorni e il malaugurato illuminarsi
dell'infelicità come un uccello
che pietrifica il bosco col suo canto
e l'imminenza di felicità
che subito svaniscono tra i rami,
ore di luce che gli uccelli beccano
e presagi che sfuggono di mano,
una presenza che è improvviso canto,
come il vento che canta nell'incendio,
uno sguardo che in bilico sostiene
il mondo coi suoi mari e coi suoi monti,
corpo di luce filtrato da un'agata,
gambe di luce, luce il ventre, baie,
roccia solare, corpo color nuvola,
color di giorno rapido che salta,
l'ora che dà scintille e prende corpo,
nel tuo corpo è visibile già il mondo
nella tua trasparenza è trasparente,
percorro gallerie fatte di suoni,
fluisco tra presenze risonanti,
percorro trasparenze come un cieco,
mi cancella un riflesso, nasco in altri,
oh bosco di pilastri favolosi,
penetro sotto gli archi della luce
i corridoi di un autunno diafano,
il tuo corpo percorro come il mondo:
(...)
Offro soprattutto ai più cosmopoliti dei miei lettori il piacere della lettura di questo
poeta straordinario,campione del costante confronto con le miù diverse espressioni della cultura nel tempo e nello spazio.

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