*l .Vittorio Sereni.
Il conforto della musica del vento in Vittorio Sereni
La lettura di Non sa più nulla, è
alto sulle ali di Vittorio
Sereni,
componimento incluso nel Diario di Algeria del
1947 ci arricchisce
di ulteriori suggestioni
rispetto al vento.
Il giovane poeta, di circa trent'anni, si
trova prigioniero in un
ospedale militare
americano in Algeria. La poesia è datata giugno
1944. Sereni viene a sapere dello sbarco in
Normandia e rimane c
colpito da un particolare:
gli anglo-americani avevano predisposto
che i primi morti e i
feriti gravi fossero immediatamente portati in
aereo in Inghilterra. Il
«primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna»
è dunque «alto sulle ali» perché trasportato
via dal campo di battaglia
con un ponte aereo. Il
poeta immagina che durante quella notte questo
soldato, come un fantasma,
gli abbia parlato nel sonno, chiedendogli di
pregare per l'Europa. Il poeta è scettico, non
riesce a credere a questa
apparizione; pensa che sia
stato soltanto «il vento, / il vento che fa
musiche bizzarre»: non intende assolvere alla richiesta di questo fantasma
perché sostiene di essere
ormai morto alla guerra e alla pace; si sente
tagliato fuori dalla
storia, dagli avvenimenti, non più in grado di agire in
nessun senso. Alla fine
del componimento si afferma però che il vento
produce un suono, una
melodia: «Questa è la mia musica ora: / delle
tende che sbattono sui
pali. / Non è musica d'angeli, è la mia / sola
musica e mi basta».
Il testo è giocato su un parallelismo tra il soldato caduto in Normandia
Il testo è giocato su un parallelismo tra il soldato caduto in Normandia
e
il poeta. E due immagini si collegano a
entrambi: l'immagine del vento
e l'immagine degli angeli. Dietro alle "ali" poste in apertura
bisogna vedere
una metafora collegata a entrambe. Mentre il primo protagonista del testo
però è elevato sulle ali, il secondo è in una
condizione di prostrazione (si
veda la rima antitetica
"ali": "pali") ed esprime un ripiegamento su sé stesso
(«mia / … e mi basta»). L'io poetico afferma
tuttavia che questa musica
donata dal vento gli "basta", gli dona
qualcosa, forse un conforto. È un
desiderio inesauribile di
elevazione, che si rispecchia forse,
ma con molta
cautela, nel primo verso,
quello iniziale, nel quale il lettore, secondo una dichiarazione esplicita di
Sereni, può correttamente vedere anche una
specie di
pre-glorificazione del soldato morto. Un verso memorabile e
bellissimo, senz'altro,
«Non sa più nulla è alto sulle ali». Che riprende,
com'è stato proposto,
l'Ungaretti de L'allegria: «D'improvviso / è alto /
sulle macerie / il limpido / stupore /
dell'immensità» (Vanità). Ma che probabilmente riascolta anche, oltre al
canto natalizio degli angeli
(«Gloria a Dio nell'alto
dei cieli e pace in terra agli uomini di buona
volontà»), un passo
intensissimo di Orazio. Il poeta latino, nella celebre
settima ode del II libro,
racconta che, durante la battaglia di Filippi, dopo
che egli aveva malamente abbandonato lo scudo,
un dio era apparso a
salvarlo, sollevandolo in
alto: «Me mi rapì il veloce Mercurio nell'aria /
densa in mezzo ai nemici,
atterrito».
I.Il
freddo ha immobilizzato il mondo
Lo
spazio è di vetro
Il vetro è d'aria
I
rumori più lievi erigono
sculture
improvvise
L'eco
le moltiplica e disperde
Forse
nevicherà
L'albero
acceso trema
E'
già circondato di notte
Parlo
con lui quando parlo con te
Da " Corrente Alterna":
"Capire
una poesia vuol dire, in primo luogo, udirne il suono."
"Le
parole entrano dall'orecchio, appaiono davanti agli occhi,
spariscono
nella contemplazione.
Ogni lettura di una poesia tende a provocare
il silenzio."
"Leggere
una poesia è udirla con gli occhi, udirla è vederla con gli orecchi."
"Ogni
lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo."
"Il
testo poetico deve provocare il lettore: costringerlo a udire, a udirsi."
* A cura di Ottavio Ghidini: dottore di ricerca in Storia e letteratura
dell'età moderna e contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano
e docente di ruolo presso il liceo linguistico
"Capirola" di Leno (BS). Si è occupato soprattutto di letteratura
italiana del Cinquecento e dell’Ottocento (Tasso, Manzoni, Leopardi),
pubblicando saggi in miscellanee e riviste come "Studi tassiani" e
"Testo". Collabora abitualmente con "Poesia".
*Ho il piacere di dedicare queste pagine di intellettuali italiani al mio
amico/a
lettore/trice italiano/a che-fino a poco tempo fa- sistematicamente a giorni alterni
si è per anni lasciato coinvolgere dal piacere della lettura di un numero molto ricco
di pagine tra quelle che quotidianamente cerco di proporre a tutti i lettori del mondo
che sembrano apprezzare l’offerta.La dialettica del confronto tra le diverse culture
favorisce -ne sono fermamente convinta- con l’arricchimento la vera crescita.
si è per anni lasciato coinvolgere dal piacere della lettura di un numero molto ricco
di pagine tra quelle che quotidianamente cerco di proporre a tutti i lettori del mondo
che sembrano apprezzare l’offerta.La dialettica del confronto tra le diverse culture
favorisce -ne sono fermamente convinta- con l’arricchimento la vera crescita.
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