lunedì 2 dicembre 2019

17.ITALIA:b.Sandro Penna.I.Mi nasconda la notte e il dolce vento.







*b.Sandro Penna.
Sandro Penna nasce a Perugia nel 1906, da una famiglia borghese. Compie studi irregolari, diplomandosi infine in ragioneria. Nel 1929 si stabilisce a Roma dove, ad eccezione di un breve periodo a Milano, trascorre tutta la sua esistenza.
Pubblica la sua prima raccolta, Poesie, nel 1939, grazie anche all’interessamento da parte di Umberto
Saba a cui aveva inviato in visione alcuni suoi componimenti.
Poeta solitario e anticonformista rimane estraneo a scuole, correnti ed ambienti letterari ufficiali.
La sua è una poesia di emozioni, sensazioni e immagini. Egli ricorre ad uno stile tradizionale, ad una musicalità “facile”, e rifiuta ogni genere di sperimentalismo e di avanguardia.. Vicino per la limpida prosaicità all’ermetismo egli conservò la più totale indipendenza da ogni forma di catalogazione. Si
esprime al meglio in componimenti brevi e intensi, vere e proprie folgorazioni poetiche.E’ insomma un esempio di libertà e di indipendenza che si percepiscono sincere e proprie nel lavoro poetico.Ha
vissuto a Milano per qualche tempo,come commesso di libreria.Si stabilisce infine a Roma ,dove vive
di scelte e rare pubblicazioni e dei suoi rari  impieghi oscillanti.
Muore a Roma nel 1977 nell’ombra e in povertà.

I. Mi nasconda la notte e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e a te venuto
mio romantico amico fiume lento.
Guardo il cielo e le nuvole e le luci
degli uomini laggiù così lontani
sempre da me. Ed io non so chi voglio
amare ormai se non il mio dolore.
La luna si nasconde e poi riappare
– lenta vicenda inutilmente mossa
sovra il mio capo stanco di guardare. [
8]


Contemporaneamente allo slancio vitalistico del poeta fanciullo, coesiste in Penna una pulsione
di segno opposto, che confligge con l’immagine di poeta ingenuo e perennemente innamorato:
In liriche come questa possiamo conoscere tutto il conflitto intorno a cui ruota la poetica di Sandro
Penna; uomo in tensione tra lo sterminato amore per il mondo e una dimensione quasi lunare,
notturna e solitaria. Ma il male di vivere di Penna è sempre circoscritto e mai centrale, è come
mitigato dallo slancio di un amore, una continua perdita che definisce e informa la sua poesia.


II. AUTUNNO
Il vento ti ha lasciata un’ eco chiara,
Nei sensi, delle cose che hai vedute
-confuse- il giorno. All’ apparir del sonno
Difenderti non sai : un crisantemo,
Un lago tremulo e una esigua fila
D’ alberi gialloverdi sotto il sole.

Il suo paesaggio poetico è spesso caratterizzato da una natura luminosa, inondata dal sole; compito del poeta è quello di arginare e tradurre un amore straripante per il mondo in versi concisi, inventando una lingua semplice, ai limiti del banale (o "borghese", come disse Garboli ):

Amavo ogni cosa nel mondo. E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole.

La poesia è per Penna uno slancio costante e infinito, una tensione continua volta a ripetere le evocazioni di un io innamorato del mondo, i sentimenti di una gioia primordiale nei confronti di una natura percepita, nella sua complessità, "con tutti i sensi accesi", come dirà in un suo verso. Ma l’amore, topos dell’intera poetica penniana, si condensa spesso nelle forme nevrotiche di una frustrazione invincibile, in una disparità insolvibile tra desiderio e oggetto del desiderio.

III.Al pari di un profilo conosciuto,
o meglio sconosciuto, senza pari
Fra gli altri animali, unica terra
La tua forma casuale quanto amai.
Nel chiuso lago, solo, senza vento
La mia nave trascorre, ad ora ad ora.
Fremono i fiori sotto i ponti. Sento
La mia tristezza accendersi ancora.


Sandro Penna, in Poesia italiana del Novecento, Skira editore - Berenice, Milano

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