15.IRAN:
a.Forugh
Farrokhzad
Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1935 e perde la
vita in un incidente d’auto nel 1967 a Tehran
L’insinuante inquietudine di Forugh Farrokhzâd nel suo
notturno: …dove, come in Rachid Yâsemi, si ripete l’immersione in una natura
partecipe dell’angoscia degli amanti, che sperano nella forza liberatoria del vento .I poeti iraniani contemporanei
sembrano, però, essersi spogliati di ogni velo mistico. La poesia per Forugh
Farrokhzâd ,per esempio, è “un modo di comunicare con l’esistenza, con
la totalità dell’essere” *[1]”L’arte
– aveva anche detto - è l’amore più forte d’ogni amore e ti permette di
raggiungere la totalità dell’esistenza solo quando ti arrendi a lei con tutto
il tuo essere”*. Quando il protagonista di “ Il vento ci porterà via”* del regista iraniano Kiarostami, si rende
conto, malgrado l’insistenza, che non riesce a comunicare con la ragazza che
munge nell’ombra, accanto a una vacca e una piccola lampada ad olio poggiata a terra, reciterà allora per
lei i versi d’amore della poesia di Farrokhzâd. E questo, si
intuisce, finalmente lo avvicinerà ad un mondo ‘altro’ e fino ad allora a lui
estraneo.
I.Il
vento ci porterà via[2]
Nella mia piccola notte, ahimè,
il vento ha un appuntamento
con foglie
d’alberi.
Nella mia piccola notte
C’è l’angoscia della distruzione.
Ascolta,
senti il sibilo delle tenebre,
come un vento che bussa?
Io, avvezza alla mia disperazione,
guardo questa felicità come una straniera.
Ascolta,
senti il sibilo delle tenebre,
come un vento
che bussa?
Nella notte
In questo momento
Accade qualcosa.
La luna è rossa e confusa
E su questa volta che ad ogni istante rischia di crollare,
le nubi, come una folla in lutto,
spiano il momento della pioggia.
Un istante
E poi, niente!
Dietro questa
finestra, la notte sta tremando
E la terra
smette di girare,
dietro questa
finestra qualcosa di ignoto
si inquieta per
me e per te.
O, tu, corpo
fresco del verde ,
come una
sensazione calda dell’essere
alle carezze
delle mie labbra innamorate.
metti le tue
mani come un ricordo bruciante
nelle mie mani
innamorate
e affida le tue
labbra
il vento
ci porterà via..
*Da Conversazione con Forugh Farrokhzâd ,
Morvarid,1977.
* Forugh Farrokhzâd, da Lettere
scritte a Ebrâhim
Golestân
durante il suo viaggio in Europa, in È solo la voce che resta, Aliberti ed.2009, a cura di Faezeh Mardani.
*[1]Forugh Farrokhzad,”Il vento ci porterà via”, da
Tavallodi dighar(Un’altra nascita),
Amir Kabir, Tehran, 1964; trad. in franc. di Reza Hiwa e dal franc. di
Maria Gabriella Bruni.
*
“Il vento ci porterà via” (1999),
regia di Abbas Kiarostami.
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