martedì 5 novembre 2019

10.BRASILE.a.Lêdo Ivo.I.Un vento fresco del mare.




10.BRASILE

a.Lêdo Ivo

Nato nel 1924 a Maceiò, nella regione del Nordest brasiliano, Lêdo ha avuto la sua prima formazione letteraria a Recife ed è approdato a Rio de Janeiro nel 1943, con in valigia il sogno di diventare un grande scrittore.Esordisce nel 1944, con il libro As imaginações (Le immaginazioni), al quale seguirono altre ventidue raccolte poetiche. Oltre alla poesia, si è dedicato alla prosa e il suo primo romanzo, As alianças (Le alleanze), del 1947, conquistò subito importanti premi nazionali. Ha pubblicato altri quattro romanzi, raccolte di racconti, libri per l’infanzia, volumi di saggistica. Ha ricevuto numerosi e importanti premi e le sue opere di poesia e prosa sono tradotte e pubblicate in vari paesi. Così egli racconta uno dei primi incontri avuti nella Libreria José Olympiom, allora punto di ritrovo dell’intellettualità nazionale, con un poeta anziano, ormai deluso dalla letteratura (del quale omette, però, l’identità), che gli vaticina: «Non ci riuscirai, mio caro». Il ragazzo esce demoralizzato e, mentre vaga per le strade incendiate dal tramonto di una delle più belle città del Brasile, riflette su quelle parole amare e ruvide e sulle sue speranze, tramite la poesia, di dare senso alla propria vita:
De repente, vi-me caminhando pelas ruas, e o crepúsculo crescia sobre as pessoas e as fachadas das casas. Não era a glória, o aplauso, a fanfarra o que eu queria, dizia o meu coração ferido, numa réplica tardia (...). Era a afirmação de minha singularidade: desejava converter numa realidade estética um dom nativo ainda inexpressado e incomunicável. E contudo a voz experiente e desiludida viera alvejar-me com a sua descrença. Se a vida não confirmasse a minha escolha e não promulgasse a minha vocação, de que adiantaria viver?1
Improvvisamente, mi sono trovato a camminare per le strade e il crepuscolo cresceva sulle persone e le facciate delle case. Non era la gloria, l’applauso, le fanfare quello che io volevo, diceva il mio cuore ferito, in una replica tardiva. (…) Era l’affermazione della mia singolarità: desideravo trasformare in una realtà estetica un dono innato ancora inespresso e incomunicabile. Eppure la voce esperta e delusa era venuta a trafiggermi con la sua sfiducia. Se la vita non avesse confermato la mia scelta e non avesse promulgato la mia vocazione, a che sarebbe servito vivere?


       (...)

In memoria
di Lêdo Ivo

Ivo
di Vera Lúcia de Oliveira
 o
d




I. UN  VENTO FRESCO DEL MARE

Sto qui, in attesa del silenzio.
(…)
Ora la notte scende per sempre.
Il mio sguardo affaticato segue la canoa
che si allontana dalle mangrovie.
Una luce nei banchi di sabbia. Un granchio nel fango.
E la vita evapora come le anime
nel cielo che non ospita alcun dio.
(…)
L’eternità passa come il vento.
Solo il tempo è eterno. Sono sempre stato qui
in mezzo al mio popolo decimato,
e le mie mani hanno armato oltre le dune
il dorato falò antropofagico
del prodigioso banchetto. Una notte di ceneri
succede ora al clamore e alla gioia.
Il mare cancella tutti i naufragi
e ogni fuoco si estingue,ogni fuoco dorato
si propaga e si spegne nel silenzio del mondo.
3


Agora a noite desce para sempre.
Meu olhar fatigado segue a canoa
que se afasta dos manguezais.
Uma luz na restinga. Um caranguejo na lama.
E a vida se evapora como as almas
no céu que não abriga nenhum deus.
(...)

A eternidade passa como o vento.
Só o tempo é eterno. Sempre estive aqui
no meio do meu povo dizimado,
e minhas mãos armaram além das dunas
a dourada fogueira antropofágica
do assombroso festim. Uma noite de cinzas
sucede agora ao clamor e à alegria.
O mar apaga todos os naufrágios
e todo fogo se extingue, todo fogo dourado
se alastra e se apaga no silêncio do mundo.

   Il testo originale è dedicato al mio/a fedele amico/a lettore/ttrice portoghese.




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