lunedì 17 dicembre 2018

Lo specchio in Eugenio Montale. 25





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Italia

25.LO SPECCHIO IN EUGENIO MONTALE

Ancor una volta lo specchio serve qui a riflettere una natura intristita
in tutti i suoi aspetti per l'attesa spenta,solo presagio vivo,che forse 
consentirà al poeta di riconquistare un aspetto:e chiede a Lei una preghiera
per tornare a percepire il brulichio dei vivi e la sua vicinnza che gli consenta
di scendere senza viltà una via cittadina



INCONTRO

Tu non m’abbandonare mia tristezza
sulla strada
che urta il vento forano
co’ suoi vortici caldi e spare ;cara
tristezza al soffio che si estenua: e  questo
sospinta sulla rada
dove l’ultime voci il giorno esala
viaggia una nebbia, alta si flette un’ala
di cormorano.
la foce è allato del torrente, sterile
d’acque, vivo di pietre e di calcine;
ma più foce d’umani atti consunti,
d’impallidite vite tramontanti
oltre il confine
che a cerchio si richiude :visi smunti,
mani scarne, cavalli in fila, ruote
stridule: vite no ; vegetazioni
dell’altro mare che sovrasta il flutto.
Si va sulla carraia di rappresa
mota senza uno scarto
simili ad incappati di corteo,
sotto la volta infranta ch’è discesa
quasi a specchio delle vetrine,
in un’aura che avvolge i nostri passi
fitta e uguaglia i sargassi
umani fluttuanti alle cortine
dei bambù mormoranti.
 Se mi lasci anche tu, tristezza, solo
presagio vivo in questo nembo, sembra
che attorno mi si effonda
un ronzìo qual di sfere quando un’ora
sta per scoccare;
e cado inerte nell’attesa spenta
di chi non sa temere
su questa proda che ha sorpresa l’onda
lenta, che non appare.
 Forse riavrò un aspetto: nella luce
radente un moto mi conduce accanto
a una misera fronda che in un vaso
s’alleva s’una porta di osteria .
A lei tendo la mano , e farsi mia
un’altra  vita sento, ingombro d’una
forma che mi fu tolta; e quasi anelli
alle dita  non foglie mi si attorcono
ma capelli.
Poi più nulla. Oh!  sommessa!:tu dispari
qual sei venuta ,e nulla so di te.
La tua vita è ancor tua:
tra i guizzi rari
del giorno sparsa già. Prega per me
allora ch’io discenda  altro cammino
che una via di città,
nell’aria persa ,innanzi al brulichio
dei vivi; ch’io ti senta accanto; ch’io
scenda senza viltà.

                                  (Ossi di seppia)

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