lunedì 10 dicembre 2018

Lo specchio in Corrado Govoni.19

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 Italia

 19.LO SPECCHIO IN CORRADO GOVONI

Qui lo specchio assume una funzione spettrale 
perché riflette  con la sua luce di ghiaccio [...]"
la nudità malsana lucida fredda  perversa di lei 
che spinge il poeta a esortarla a fuggire i luoghi 
di malinconia dove la loro vita dondola sospesa 
sopra un vertiginoso abisso;dove l’amore a poco
a poco s’invelenisce e si fa un triste giuoco di
indifferenza e di perfidia,e con carezze subdole 
s’insidia"[...]

CORRADO GOVONI

[…]Perché è ben questo in fondo il solo compenso
e il solo amaro dono di cui devono accontentarsi i 
poeti: il passeggio del regno delle chimere,delle
aspirazioni insoddisfatte,dei rimpianti vani e dei
più vani pianti e delle fedi tradite che sul piano
pratico e purtroppo anche su quello ideale,
si riducono poi sempre ad un modesto pugno di 
cenere : così poca cenere che basterebbe appena 
a cospargere il capo chino nel triste Mercoledì
delle Ceneri della nostra dura consumata vita.
              (  da Antologia popolare di poeti del Novecento)  

 CITTA’ MORTA.

Non più cieli d’un blu gendarme!
Non più prati d’un verde bandiera!
Amo errare lontano con le nuvole.
Odio la primavera.
E questo sole atroce che ti fa
pallida come un astro,
e così trasparente,
di giorno in giorno sempre più,
ch’io vedo continuamente
arder l’anima tua
attraverso il tuo corpo innocente ,
come fiamma attraverso l’alabastro.


Oh,così fine e lieve sei
e tanto divorata dalla luce,
ch’io quasi ti perderei
se non fosse quell’ombra fonda dei tuoi occhi
che verso di te mi conduce!

Quando tengo le tue mani nelle mie mani,
i tuoi occhi mi sembrano così lontani;
cupa notte diventano i miei baci
come stelle in un’acqua se si tocca,

E la tua bocca,oh! la tua bocca!

Quando pettino i tuoi capelli neri
mi par di pettinare i tuoi pensieri
più funebri e più strani.
se guardo il tuo corpo
in cui si mira il mio amore,
trovo la tua nudità malsana
lucida fredda  perversa
(posso dire se ringiovanisci o invecchi?)
come il ghiaccio degli specchi.

Oh! andiamo via,andiamo via
da questi luoghi di malinconia ,
dove la nostra vita dondola sospesa
a un tenue fil di ragno
sopra un vertiginoso abisso;

dove l’amore a poco a poco
s’invelenisce e si fa un triste giuoco
d’indifferenza e di perfidia,
e con carezze subdole s’insidia,
bulinandosi sempre più il cervello
con l’unghie acute ,la follia.

Oh! andiamo via,
laggiù lontano.,nella città morta
perduta in una solitaria landa,
su cui la pioggia interminabilmente cade
come una fresca ghirlanda.

Laggiù la gloria non sarà l’orribil piovra,
ebbra di sangue e pianto ,
che ci strugge la carne e ci calcina l’ossa;
ma solo un ‘eco calma che di tanto in tanto
sulle mura risvegliano le trombe
dei soldati che fanno la manovra.

E chissà se quest’esistenza avara
che ci disseta  a stilla a stilla
con una crudeltà inaudita,
laggiù,all’anima più tranquilla

nel velo della lontananza,
non appaia desiderabile
perdutamente:dolce e cara,
come pei morti il sogno della vita,
come la libertà pel prigioniero,
la salute al malato irrimediabile?

Forse, laggiù,l’orribile dolore
non sarà più nel nostro cuore
che un lieve dondolio di culla
contro la disperazione del mare;
gocce d’acqua che cadono
dal colmo secchio in fondo al pozzo,
le nostre lacrime;e il singhiozzo
nostro,il nostro singhiozzo inumano,
un timido stormir di foglie
nello schianto delkl’uragano.
Più non vedremo accendersi nel borgo
il gas lancinante delle lucciole
che sembra ogni momento
spegnersi al soffio del vento;
più non avremo sul nostro capo,
come un irresistibile gorgo,
il giardino di febbre delle stelle;
non sentiremo più dalla vallata
l’atroce canto dell’usignolo
gocciar nel nostro sogno lentamente ,
sulla nostra anima bruciata
come uno stillicidio di vetriolo.

Laggiù non sentiremo mai
il grido della rondine che torna
penetrarci nel cuor come una freccia
avvelenata di primavera.

Non più cieli d’un blu gendarme!
Non più prati d’un verde bandiera!
(Inaugurazione della primavera)




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