lunedì 24 dicembre 2018

Lo specchio in Andrea Zanzotto.32



EUROPA

 Italia

 32 .LO SPECCHIO IN ANDREA ZANZOTTO.
Il poeta si "riconosce"in tutti gli amati aspetti della sua terra,la tenerissima valle
che scelse il suo cuore,realtà fatta di specchi e di penombre;occhi che limitano
lo sguardo su tanto  ricco paesaggio,cuore troppo lento per offrire tanto amore.
Qui appoda l'imparità del confronto uomo - natura.Tutte ineluttabilmente limititate
le facoltà dell'uomo,quanto esuberanti ricchi e trionfanti le espressioni della natura
della terra natale.


ANDREA ZANZOTTO

[…]l decadentismo vero e proprio, con le sue spavalde o umili o ironistiche  voluptates
già allora era stato largamente superato ; all’implicazione irrazionalistica si era sostituita
quella esistenziale ;la poesia tendeva a non svolgere più il suo discorso “nella  scissione”,
nel quadro delle velleità d’evasione e di irresponsabilità (chi puntava in questo senso lo
 faceva con uno spirito ben diverso  da quello degli ” avventurosi” del primo novecento),
ma piuttosto sulla scissione”, a farsi cioè vivente accettata problematica.L’atto poetico
era comunque, pur nei suoi diversi “modi” , estremamente  chiaro e rigoroso ,e la risposta
  a questa coscienza ,a  questa vitalità , solo in apparenza ignara della storia , era la
concretezza di uno stile , la sempre rinnovata  verità sulla pagina ,sul piano dell’arte.
[…]… proprio col suo richiamo a “un altro” e “più altro” ordine ,poneva
implicitamente il problema di un’organicità ,di una integralità da cui ci si sentiva lontani
era il più resistente e consapevole appello a un’armonia  assoluta della realtà , anche sotto
la specie dell’anarchia e del lavoro “nella torre”.[…]Essa era di per sé stessa , in ogni
caso ,salute , era sempre stata l’apparizione più probabile della verità ,della libertà ,e
quindi della storia : anche la poesia bollata  come non engagée, che può vantare a suo
titolo d’onore  di essere dispiaciuta  ai gerarchi di ieri come a quelli di oggi .
Ciò non significa che l’uomo non possa e non debba muoversi in avanti , superare la
durissima impasse  attuale, e usando tutte le sue energie ,anche la poesia intesa soltanto
nel suo aspetto di forza culturale e spirituale tra le altre forze. Ma ciò che ostacola il
superamento della crisi è appunto il credere , o il fingere di credere ,di averlo già effettuato[…]

DOVE IO VEDO

                       I

Favore, aroma appena

fiatato, estate che scuotesti

dal seno aperto di settembre

spighe  ed erbe su tutta la terra

ed eccitasti l’immaturo sole

e il sudore benigno

e il pigro verdeggiare

d’uve tra argille e nubi,

breve fervore in cui mi riconosco

sopravvissuto ovunque, ovunque l’occhio

mio già lebbroso accendi?

Non su tutta la terra,

non dovunque ma solo

dove oggi mi rinvenni,

dove scelse il mio cuore.

Tenerissima valle

che un filo di frescura apre a ricetto

di fragole e di gocciole,

alluso lume di mattina,

tu animato Soligo

poveri specchi e povere penombre:

dove sei che davanti a te e nel tuo

sottile definirti io sto per sempre e invano

ed invano ti parlo mio solo nutrimento?

Ma oggi qui accadesti, oggi dalie e campanule

e pioppi e astri sfarfallano

sui mellificanti paesaggi,

oggi trepidamente

guardo la valle

che per sempre amerò. Torrido e debole

settembre s’allunga dentro il nord

tra pomi azzurri, fino ai pomi azzurri.

Sovrabbondano i colli.

                                      II

Troppo scarsi occhi per tanta ricchezza,

o cuore troppo lento per tanto amore,

per tutto il sole, mia voce

soltanto umana

Infinito letargo e spasimo,

contestato dominio

- montes exsultastis -

e barbaglio di fiori

più che la mia mente

palpitanti, gemebondi

più che di vita,

fiori che mai l’inverno calmerà

che mai lacrime scioglieranno,

troppo tremore per il mio chiuso corpo

 Messa a fuoco è l’ansia nell’augusta

profondità dell’ora nona,

e settembre per sempre

nell’azzurro fruttuosi cieli

apre al genio inquieto del sole.

                                  (Vocativo)


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