OCTAVIO PAZ
Una personalità ricca,un’esperienza intensa di vita.Legato alle radici
culturali della sua terra,il Messico,la scoperta della Parigi delle
avanguardie,il superamento di quelle suggestioni,la capacità di coniugare
l’identità latino-americana con la cultura europea,l’esperienza diplomatica in
India,il ritorno alle origini della sua civiltà,il premio Nobel per la
letteratura del 1990.Questi gli elementi che nutrono la sua poesia. Un
confronto costante e maggiore per Octavio Paz e' stato quello con la cultura
francese ,anzi di più,con la civilta' francese. Confronto stimolante con le avanguardie
che certo non ha affatto contaminato le
radici della sua poesia, al contrario lo ha portato a un ritorno sempre piu'
convinto ai grandi esempi della sua cultura originaria. Non c'e' dubbio che
quelle radici Paz nell’arco del tempo le ha riportate dal terreno della ricerca
formale e del nuovo al terreno dei suoi lontani e segreti antenati .E pero' la
sua poesia e' cambiata, riducendo al minimo il fascino della sperimentazione e
avviandosi verso interrogativi e sondaggi piu' in profondità. Insomma la
cultura europea gli ha consentito di dare linfa
alla sua voce, tanto da impegnarlo in una quête. Alle sollecitazioni delle
avanguardie seguirono le sedimentazioni offerte dal suo soggiorno in India e
dalla conoscenza di quelle culture orientali. Come se la sua costruzione di sé
si fosse costituita attraverso una meditata serie di liberazioni: quella dalle rigidità della
poesia tradizionale,ma anche quella dalle folgoranti sperimentazioni parigine,nonché infine dalle suggestioni
dell'Oriente.
In Piedra de sol tratteggia un bilancio -con
la riservatezza che lo distingue- di una
poesia colta, nettamente critica ,attento più ai risultati che alle dispute sulle proposte e
sui dubbi.Altra pubblicazione utile per ricostruire il suo itinerario
intellettuale è il volume del '69, Poemas,
che raccoglie gran parte del suo lavoro poetico. Interessante lettura
complementare per una comprensione più ricca della sua poesia è Il labirinto della solitudine, un saggio
del 1950 dove Octavio Paz ripropone la storia del suo Paese dalla conquista
spagnola al '900. Il saggista completa, spiega e anticipa il poeta.Diversamente
da altri grandi letterati latinos Paz non è entrato in Europa attraverso la Spagna. Non
aveva rispettato quell’ itinerario storico fissato nell'800 da Ruben Darìo. Non
si capisce Neruda senza la sua presenza nella guerra civile spagnola, così come
non si capisce Paz senza la sua fragile e temporanea partecipazione al
Surrealismo. Tuttavia anche Parigi è un elemento fra i tanti, che
contribuiscono a valutare la costruzione
poetica arricchita di termini molto più
vasti e stimolanti. Proprio questo arco più largo di esperienze ha favorito l’ opera di liberazione.In tale processo di arricchimento
è favorito dal suo compito di diplomatico, poi inizia il suo ritorno alla Madre,
la riscoperta della sua vera identità,il bisogno di rituffarsi in quella civiltà
che i conquistatori spagnoli avevano così gravemente ferito,lacerato e
umiliato. Né questo senso del grande passato lo ha dispensato dallo star fuori
dal presente, dall'opporsi alla violenza del potere. Da questo punto di vista è
stato più autentico e libero di Neruda, così come era stato più cauto e
controllato rispetto a un rinnovatore assoluto come Vallejo,altro cileno famoso
. Octavio Paz è stato lo spirito più cosciente e vigile, il più responsabile,tra
quegli intellettuali sorprendenti e interessanti che l’America Latina ci ha
fatto conoscere.Octavio Paz, un sognatore,una coscienza libera, una delle voci
più alte della letteratura latino-americana.La sua giovinezza era stata dunque
segnata dal fresco ricordo dell'epopea di Emiliano Zapata; ma se il padre era
militante zapatista, il nonno era stato sostenitore del dittatore Porfirio
Diaz. All'università,Paz assimilò le idee sociali in voga negli anni Trenta:
dopo un viaggio nello Yucatan per constatare la misera vita dei nativi, fondò
scuole per gli indios. Intanto, dopo aver pubblicato a diciannove anni la prima
raccolta di versi Luna silvestre, nel
'34 conobbe il poeta spagnolo Rafael Alberti. Così, tre anni dopo, fu invitato
a Valencia per il Congresso degli scrittori antifascisti dove ritrovò Alberti e
conobbe Machado, Neruda, Cernuda, Bergamin. L'esperienza a fianco dei
repubblicani (è di quei giorni la raccolta poetica No pasaran) lo allontanò dal comunismo ortodosso: ritornato in
patria, si avvicinò ai gruppi trotzkisti, manifestando la propria avversione
sia verso lo stalinismo sia verso il nazionalismo autoritario del governo
messicano. Nel poeta, che a Parigi aveva scoperto il surrealismo, affioravano
sempre più forti sentimenti antitotalitari e antidogmatici. Nel '45 riuscì a
entrare in diplomazia: fu destinato in Francia, Svizzera, Giappone, India, dove
incontrò la cultura orientale che avrebbe definito "la scoperta fondamentale della mia vita". La sua esistenza ebbe una svolta contemplativa; e gli anni
della diplomazia furono anche i più fecondi sul piano poetico. Del '49 è la raccolta Libertà sulla parola, del '57 Piedra de sol, i cui versi divennero
una sorta di inno nazionale; e nel '50 pubblicò Il labirinto della solitudine, controversa e sorprendente analisi
della messicanità, considerato il più importante dei suoi saggi. La carriera
diplomatica s'interruppe bruscamente nel '68, quando si dimise da ambasciatore
in India per protesta contro il massacro degli studenti messicani in Plaza de
las Tres Culturas. Il poeta scagliò un violento j'accuse contro il governo che lo riavvicinò alla figlia Helena
avuta dalla prima moglie, la scrittrice Elena Garro (nel '64 si risposò con
Marie José Tramini). La difesa dei contestatori fece pensare a un ritorno di
Paz a posizioni ribelliste. Invece, negli anni seguenti, si allontanò via via
dall'intellighentia latino americana che, stretta attorno a Gabriel Garcia
Marquez, sceglieva Fidel Castro. Paz giudicava il castrismo più pericoloso
degli stessi caudillos sudamericani, che "prima o poi cadono e cedono il
posto alle democrazie". Si guastarono così anche i rapporti con Carlos
Fuentes, l'altro grande scrittore messicano.Nel '92, quando non fu invitato al "Colloquio d'inverno" che riunì
a Città di Messico cento intellettuali da tutto il mondo, scoppiò una polemica
proprio con Garcìa Marquez, ritenuto responsabile dell'esclusione. Negli ultimi
anni, Paz guardava alle rivoluzioni con distacco: "Il destino di ogni
grande idea" - disse - è quello di essere tradita. Marx è stato tradito
dai comunisti; Cristo è stato spesso tradito dalla Chiesa e i liberali sono
stati traditi dalla borghesia, ma almeno sono consapevoli delle
contraddizioni". Parole di scetticismo ma, in un breve saggio del '92
,Octavio Paz si diceva certo che "un nuovo pensiero politico sta nascendo,
i cui creatori dovranno ascoltare l'altra voce che dorme in ogni uomo, quella
dei poeti"; voce che non si è potuta ascoltare sopraffatta dai rumori assordanti degli ideologi durante tutto il '900.
SAGGI E POESIE: Alcune delle principali opere di Octavio
Paz disponibili in traduzione italiana:"La libertà sulla parola"(Guanda,Parma,1965),"Il
labirinto della solitudine" (Mondadori saggi); "Ignoto a se stesso - Saggi su Fernando Pessoa e Luis Cernuda"
(Il Melangolo, 1988); "Una terra,
quattro o cinque mondi" (Garzanti, 1988); "Apparenza nuda.
L'opera di Marcel Duchamp" (SE, 1990); "L'arco e la lira"
(Il Melangolo, 1990); "Congiunzioni e disgiunzioni" (Il
Melangolo); "Il fuoco d'ogni giorno" (Garzanti poesia); "Suor
Juana Ines de la Cruz o le insidie della fede" (Garzanti, 1991);
"La duplice fiamma. Amore ed erotismo" (Garzanti, 1994); "Le
opere" (Utet, 1995)*
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