mercoledì 4 marzo 2015

Ancora su Octavio Paz.1.



OCTAVIO PAZ
Una personalità ricca,un’esperienza intensa di vita.Legato alle radici culturali della sua terra,il Messico,la scoperta della Parigi delle avanguardie,il superamento di quelle suggestioni,la capacità di coniugare l’identità latino-americana con la cultura europea,l’esperienza diplomatica in India,il ritorno alle origini della sua civiltà,il premio Nobel per la letteratura del 1990.Questi gli elementi che nutrono la sua poesia. Un confronto costante e maggiore per Octavio Paz e' stato quello con la cultura francese ,anzi di più,con la civilta' francese. Confronto stimolante con le avanguardie che certo  non ha affatto contaminato le radici della sua poesia, al contrario lo ha portato a un ritorno sempre piu' convinto ai grandi esempi della sua cultura originaria. Non c'e' dubbio che quelle radici Paz nell’arco del tempo le ha riportate dal terreno della ricerca formale e del nuovo al terreno dei suoi lontani e segreti antenati .E pero' la sua poesia e' cambiata, riducendo al minimo il fascino della sperimentazione e avviandosi verso interrogativi e sondaggi piu' in profondità. Insomma la cultura europea gli ha consentito di dare linfa  alla sua voce, tanto da impegnarlo in una quête. Alle sollecitazioni delle avanguardie seguirono le sedimentazioni offerte dal suo soggiorno in India e dalla conoscenza di quelle culture orientali. Come se la sua costruzione di sé si fosse costituita attraverso una meditata serie di  liberazioni: quella dalle rigidità della poesia tradizionale,ma anche quella dalle folgoranti sperimentazioni  parigine,nonché infine dalle suggestioni dell'Oriente.
In Piedra de sol tratteggia un bilancio -con la riservatezza che lo distingue-  di una  poesia colta,  nettamente critica ,attento più ai  risultati che alle dispute sulle proposte e sui dubbi.Altra pubblicazione utile per ricostruire il suo itinerario intellettuale è il volume del '69, Poemas, che raccoglie gran parte del suo lavoro poetico. Interessante lettura complementare per una comprensione più ricca della sua poesia è Il labirinto della solitudine, un saggio del 1950 dove Octavio Paz ripropone la storia del suo Paese dalla conquista spagnola al '900. Il saggista completa, spiega e anticipa il poeta.Diversamente da altri grandi letterati latinos Paz non è entrato in Europa attraverso la  Spagna. Non aveva rispettato quell’ itinerario storico fissato nell'800 da Ruben Darìo. Non si capisce Neruda senza la sua presenza nella guerra civile spagnola, così come non si capisce Paz senza la sua fragile e temporanea partecipazione al Surrealismo. Tuttavia anche Parigi è un elemento fra i tanti, che contribuiscono a  valutare la costruzione poetica arricchita di  termini molto più vasti e stimolanti. Proprio questo arco più largo di esperienze  ha favorito l’ opera  di liberazione.In tale processo di arricchimento è favorito dal suo compito di diplomatico, poi inizia il suo ritorno alla Madre, la riscoperta della sua vera identità,il bisogno di rituffarsi in quella civiltà che i conquistatori spagnoli avevano così gravemente ferito,lacerato e umiliato. Né questo senso del grande passato lo ha dispensato dallo star fuori dal presente, dall'opporsi alla violenza del potere. Da questo punto di vista è stato più autentico e libero di Neruda, così come era stato più cauto e controllato rispetto a un rinnovatore assoluto come Vallejo,altro cileno famoso . Octavio Paz è stato lo spirito più cosciente e vigile, il più responsabile,tra quegli intellettuali sorprendenti e interessanti che l’America Latina ci ha fatto conoscere.Octavio Paz, un sognatore,una coscienza libera, una delle voci più alte della letteratura latino-americana.La sua giovinezza era stata dunque segnata dal fresco ricordo dell'epopea di Emiliano Zapata; ma se il padre era militante zapatista, il nonno era stato sostenitore del dittatore Porfirio Diaz. All'università,Paz assimilò le idee sociali in voga negli anni Trenta: dopo un viaggio nello Yucatan per constatare la misera vita dei nativi, fondò scuole per gli indios. Intanto, dopo aver pubblicato a diciannove anni la prima raccolta di versi Luna silvestre, nel '34 conobbe il poeta spagnolo Rafael Alberti. Così, tre anni dopo, fu invitato a Valencia per il Congresso degli scrittori antifascisti dove ritrovò Alberti e conobbe Machado, Neruda, Cernuda, Bergamin. L'esperienza a fianco dei repubblicani (è di quei giorni la raccolta poetica No pasaran) lo allontanò dal comunismo ortodosso: ritornato in patria, si avvicinò ai gruppi trotzkisti, manifestando la propria avversione sia verso lo stalinismo sia verso il nazionalismo autoritario del governo messicano. Nel poeta, che a Parigi aveva scoperto il surrealismo, affioravano sempre più forti sentimenti antitotalitari e antidogmatici. Nel '45 riuscì a entrare in diplomazia: fu destinato in Francia, Svizzera, Giappone, India, dove incontrò la cultura orientale che avrebbe definito "la scoperta fondamentale della mia vita". La sua esistenza  ebbe una svolta contemplativa; e gli anni della diplomazia furono anche i più fecondi sul piano poetico. Del '49 è la raccolta Libertà sulla parola, del '57 Piedra de sol, i cui versi divennero una sorta di inno nazionale; e nel '50 pubblicò Il labirinto della solitudine, controversa e sorprendente analisi della messicanità, considerato il più importante dei suoi saggi. La carriera diplomatica s'interruppe bruscamente nel '68, quando si dimise da ambasciatore in India per protesta contro il massacro degli studenti messicani in Plaza de las Tres Culturas. Il poeta scagliò un violento j'accuse contro il governo che lo riavvicinò alla figlia Helena avuta dalla prima moglie, la scrittrice Elena Garro (nel '64 si risposò con Marie José Tramini). La difesa dei contestatori fece pensare a un ritorno di Paz a posizioni ribelliste. Invece, negli anni seguenti, si allontanò via via dall'intellighentia latino americana che, stretta attorno a Gabriel Garcia Marquez, sceglieva Fidel Castro. Paz giudicava il castrismo più pericoloso degli stessi caudillos sudamericani, che "prima o poi cadono e cedono il posto alle democrazie". Si guastarono così anche i rapporti con Carlos Fuentes, l'altro grande scrittore messicano.Nel '92, quando non fu invitato al "Colloquio d'inverno" che riunì a Città di Messico cento intellettuali da tutto il mondo, scoppiò una polemica proprio con Garcìa Marquez, ritenuto responsabile dell'esclusione. Negli ultimi anni, Paz guardava alle rivoluzioni con distacco: "Il destino di ogni grande idea" - disse - è quello di essere tradita. Marx è stato tradito dai comunisti; Cristo è stato spesso tradito dalla Chiesa e i liberali sono stati traditi dalla borghesia, ma almeno sono consapevoli delle contraddizioni". Parole di scetticismo ma, in un breve saggio del '92 ,Octavio Paz si diceva certo che "un nuovo pensiero politico sta nascendo, i cui creatori dovranno ascoltare l'altra voce che dorme in ogni uomo, quella dei poeti"; voce che non si è potuta ascoltare sopraffatta dai rumori assordanti degli ideologi durante tutto il '900.

SAGGI E POESIE: Alcune delle principali opere di Octavio Paz disponibili in traduzione italiana:"La libertà   sulla parola"(Guanda,Parma,1965),"Il labirinto della solitudine" (Mondadori saggi); "Ignoto a se stesso - Saggi su Fernando Pessoa e Luis Cernuda" (Il Melangolo, 1988); "Una terra, quattro o cinque mondi" (Garzanti, 1988); "Apparenza nuda. L'opera di Marcel Duchamp" (SE, 1990); "L'arco e la lira" (Il Melangolo, 1990); "Congiunzioni e disgiunzioni" (Il Melangolo); "Il fuoco d'ogni giorno" (Garzanti poesia); "Suor Juana Ines de la Cruz o le insidie della fede" (Garzanti, 1991); "La duplice fiamma. Amore ed erotismo" (Garzanti, 1994); "Le opere" (Utet, 1995)*



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