venerdì 16 maggio 2014

Poeti russi del '900.A.Achmatova.1


Anna Acmatova


























ANNA ACHMÀTOVA

C’è stato un “Caso Achmàtova” che ha provocato polemiche non meno vivaci di quelle legate al nome di Pasternàk.I due poeti avevano in comune l’esperienza delle avanguardie non simboliste,l’acmeismo e il futurismo. Il nome di Anna Achmatova  era tornato,tra le discussioni dei letterati e la curiosità del pubblico,negli anni dello schematismo ideologico,dello zdanovismo delle accuse di cosmopolitismo,come il nome di Pasternàk era riapparso,nei titoli dei quotidiani,durante una delle più burrascose assegnazioni del Nobel. Entrambi poeti del silenzio,sono passati attraverso il rumore delle polemiche più aspre. Anche prima,negli anni lontani delle avanguardie del primo Novecento,quando l’impegno degli scrittori per  demistificare la parola,spogliarla degli abiti usuali ormai abusati e un po’ troppo consunti,reintegrarla nel mondo dell’azione,della vita imprimeva al secolo un primo ma stabile significato,se dentro e intorno a quel lasso incisivo di anni -1914/1944 – si sono realizzate le più profonde trasformazioni sociali,tecniche,linguistiche e poetiche destinate a pesare,e molto,sull’altra metà del secolo.
Nell’ambito dell’acmeismo(dal greco:il più alto grado,il fiore,la stagione del rigoglio - da cui A.A.trae anche il suo pseudonimo -) si sviluppa la sua poesia,che da quel  movimento trae anche il suo pseudonimo,che tuttavia appartiene di diritto a quel primo Novecento europeo.
Le sue poesie sono composte dunque di tre,quattro,raramente di cinque quartine. Poesie d’amore,come rapidi abbozzi di novelle,come miniature psicologiche. L’amore non è per lei l’eccezione, la fiamma che divora nei momenti febbrili dell’estasi,ma un alimento quotidiano,una continua presenza .Il suo canzoniere registra con semplicità e senza travestimenti simbolici  la sua condizione di donna,il suo vissuto sentimentale. Certo  le liriche possono assumere l’ordito del contrasto e la trama del paradosso ,ma si susseguono come il diario trepido di un’anima appassionata,talora capricciosa,che vuole e sa esprimere con un coraggio inconsueto le proprie emozioni.Riabilita i gesti concreti e le circostanze reali che costituisconoil loro naturale contesto,strappando  la cornice e anche gli elementi del quadro narrato alle astrazioni dei simbolisti. Che assuma pose barocche di sofferente o di peccatrice,o che si atteggi a vittima,dai  suoi versi impariamo le sue abitudini,i suoi capricci,le sue debolezze, le sue amicizie. Conosciamo il suo aspetto,il suo modo di vestire,i suoi movimenti,i luoghi che frequenta,gli oggetti  che la  circondano . Quanto è reale il ristorante dove la musica è messa sullo stesso piano delle “ostriche in ghiaccio”(in Di sera,-1913-da -  ROSARIO-1914-)oppure”la fine nube sopra il nero caffè,il greve calore invernale del rosso caminetto"(in" Sì,le ho amate quelle riunioni notturne …" - da PIANTAGGINE – 1921 -)o anche  L’albero che si piega sotto la bianca fiamma/delle abbaglianti rose di ghiaccio./Sulle fastose nevi di parata /una traccia degli sci …(in "Qui  si sta bene" da LA CANNA -. 1934/40).Inquadrature che sanno rituffarci per incanto nel costume dei primi decenni di quel secolo.
Particolare risalto acquista  il “dettaglio achmatoviano”-come lo ha definito il prof.Ettore Lo Gatto - ovvero la capacità della poetessa di chiudere,nella piccola cornice di una lirica di poche strofe,un racconto d’amore,risolvendolo con un piccolo gesto solo  a prima vista ininfluente ,con l'intrusione di un oggetto solo apparentemente marginale.Anna Achmatova sa infatti molto bene rendere un ambiente e rendere tutto il  segreto delle sofferenze interiori malinconiche o laceranti,con l’inserimento fugace  di dettagli che  carica di significato con pochi tratti di grande intensità. Spesso,per suggerire un’atmosfera le basta introdurre un piccolo oggetto,un arnese che nei suoi versi risplende come un amuleto(i grani d’un rosario,la veletta)Spesso le sue liriche sono imperniate su un oggetto la cui luce si diffonde su tutto il contesto. Se in lei le cose possono apparire ancora umili e sottomesse all’esplosione dei sentimenti,nelle pagine dei cubo- futuristi avranno perso poi  ogni residua funzione decorativa per animarsi di ribellione agli uomini.
La scrittura di Anna Achmatova si lega infine a una specie di mimica  discorsiva,a un sistema di gesti verbali.Nel senso che ,attenuatasi ormai  e quasi svanita la melodia del verso,la poesia assume ora  la forma di una conversazione con un interlocutore immaginario,in un discorso ricco di implicazioni mimiche .Periodi  molto brevi,che sembrano procedere a scatti,con frequente omissione del verbo e del  pronome,passaggi bruschi,la congiunzione posta in inizio di frase, tutto un apparato espressamente costruito  in funzione dell’evocazione del parlato.
L’ultima  voce,la sua,di una generazione che ha saputo dare alla poesia moderna Blok,Pasternàk,Majakovskij,Esenin.

Achmatova Anna Andrèevna,pseudonimo di A. Gorenko,nasce in  un villaggio vicino a Odessa nel 1888.
Studia a Kiev.Vive a Pietroburgo.Sposa  prima il poeta N.Gumiliëv e successivamente l’assiriologo V.K.
Šilèjko.Dopo la fucilazione di N.Gumiliëv,resta per lunghi anni in silenzio e soltanto nel 1940 dà alle stampe una nuova raccolta e un’antologia. Durante la guerra soggiorna a Taškent.Nel 1946 ,accusata di pessimismo e disfattismo per alcune poesie apparse nelle riviste di Leningrado Zvezdà e Leningrad ,è espulsa dall’Unione degli scrittori sovietici,per riprendere a pubblicare  sulla rivista Ogonëk ,sempre di Leningrado,nel 1950. Viaggia ,anche all’estero(una sua poesia è dedicata a Venezia;a Parigi incontra Modogliani).A Taormina ,nel 1964,riceve il premio internazionale di poesia Taormina.

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