VLADIMIR MAJAKOVSKIJ |
VLADIMIR VLADIMÌROVIČ MAJAKOVSKIJ. Nasce in Georgia nel 18 La
madre affitta le camere e Volodja con le sorelle decora scatole,cornici,uova di
legno,mentre continua gli studi. Poi il
suo ingresso nel partito bolscevico illegale gli procura tre arresti. All’istituto
di Pittura,Scultura e Architettura di Mosca conosce David Burljùk che lo esorta
alla poesia. Aderisce al cubo-futurismo,e coi futuristi compie una tournée
nella Russia meridionale. Chiamato alle armi viene assegnato come disegnatore
alla scuola automobilistica di Pietrogrado. Saluta con entusiasmo la
Rivoluzione. Lavora quindi alla Agenzia Telegrafica Russa. Compie lunghi e
numerosi viaggi all’estero(Berlino,Parigi,USA
e naturalmente Unione Sovietica dove recita instancabile le sue poesie).Si
toglie la vita nel 1930.
Le sue prime liriche si ispirano ai quadri cubisti ,hanno
l’odore della tinta fresca. Usa le parole come colori,alla ricerca di festose
corrispondenze con la pittura delle avanguardie. Una chiara trascrizione
verbale del sentimento pittorico di quegli anni si trova,ad esempio, nella
lirica “Ma voi potreste?”,dove il
verso”gli zigomi sghembi dell’oceano”richiama subito alla mente le immagini
cubiste. Per dare più vivo risalto a
questo cubismo poetico Majakovskij di avvale di molti trucchi,ora spezzando la
parola in segmenti,ora accentuando il rilievo plastico delle metafore. E quell’io,che nei suoi testi occupa tutto l’ universo,somiglia
ai caratteri tipografici che i cubisti erano soliti inserire nelle loro tele.
Fin dall’inizio lo affascinarono con le loro lettere cubitali le insegne delle
strade di mosca;egli pervenne alla poesia attraverso l’araldica ingenua e
smagliante di cartelli che raffiguravano aringhe e altro pesce affumicato.
Majakovskij fissa nei versi i suoi gesti effettivi e si
leva gigantesco tra masse di parole e folla di metafore,esaltando se stesso
secondo gli stilemi del linguaggio pubblicitario,molto lontani dai modi dei
decadenti. Assume la posa del cinico e del tracotante;adopera immagini-schiaffi
di sapore triviale,immagini gonfie che scoppiano come cartocci di
polvere,provocatorie come la blusa di flanella gialla a strisce nere ch’egli
era solito portare per urticare i
borghesi.
Eroe dei suoi versi,il poeta si muove in un ambiente
insolito per la poesia. Dalle tenebre del sottosuolo,dall’inferno di bettole,di case pubbliche ,di asili
notturni irrompono turbe esasperate ,ansiose di giustizia sociale. Da un lato
egli ostenta l’orgoglio altezzoso del
ribelle,dall’altro invece rivela un senso di smarrimento,un bisogno di affetto.
La trama sonora delle poesie è squarciata da intenerimenti improvvisi,da appelli di soccorso,da richiami alle sorelle,alla
madre,all’amata Lilja Brik(a sua volta sorella della Elsa adorata da Aragon).
Si ha l’impressione talvolta che egli ricorra all’iperbole per nasconderci la
propria tenerezza .E mentre urla la sua statura gigantesca con tutta la sua energia,è
timido,solo e sperduto come Charlot.
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