EPPURE
La via sprofondò come il naso di un sifilitico.
il fiume era lascivia sbavata in salive.
Gettando la biancheria sino all’ultima fogliuzza,
i giardini si
sdraiarono oscenamente in giugno.
Io uscii sulla piazza,
a mo’ di parrucca rossiccia
mi posi sulla testa un quartiere bruciato.
Gli uomini hanno paura perché dalla mia bocca
penzola sgambettando un
grido non masticato.
ma senza biasimarmi né insultarmi
spargeranno di fiori la mia strada,come davanti a un
profeta.
tutti costoro dai
nasi sprofondati lo sanno:
io sono il vostro poeta.
Come una taverna mi spaura il vostro tremendo giudizio!
Solo, attraverso gli edifici in fiamme,
le prostitute mi porteranno sulle braccia come una
reliquia,
mostrandomi a Dio per loro discolpa.
E Dio romperà in pianto sopra un mio libriccino!
Non parole,ma spasmi appallottolati;
e correrà per il cielo coi miei versi sotto l’ascella
per leggerli,ansando,ai suoi conoscenti.
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