martedì 15 gennaio 2013

Poeti Europei del Gran Nord.



 UNA SERATA DANESE PER GORDON E ZOE .

         Dopo una cena leggera, preparata quasi con affetto dall'attenta Amalia, di cui Zoé ha in particolare onorato le tartine, stavolta a base di aringa e caviale, e con i loro fedeli bicchieri in mano, Gordon e Zoé sono tornati davanti al caminetto ed hanno occupato di nuovo le accoglienti poltrone, disponendosi a concludere l'esame dei poeti scandinavi al quale Zoé non è proprio disposta a rinunciare. Ora meno che mai. Stupita e un po' esaltata dalla scoperta della sensibilità e competenza di Gordon.
      - Gordon, cosa pensi di Harry Martinson [1], lo svedese,  a proposito del suo modo originale di cantare l'attesa...È nel '74 che ha ricevuto il Nobel, vero? Guarda, l'ho copiato nel file. A me è piaciuto.
Harry Martinson,poeta svedese,premio Nobel 1974.



















                            

L'appello[2].
La luna piena risplende sul mare
e tu sul mio cuore.
La riva attende e invecchia. Tu non vieni mai.
Fugace il sentiero lunare sul mare che inghiottì
il veliero col quale a lungo avremmo vagato
condotti dal desiderio, suonando il flauto e la cetra
unendo canto e carne nel vento d’argento.

             -Anche il Mar del Nord, come vedi ha un suo fascino – dice Gordon  e il tono scherzoso sembra toglierlo dal momentaneo imbarazzo - come Inglese, non posso non ammirare il nostro motivo dell'attesa incastonato in uno stupendo notturno marino. E poi,  mi commuove quell'evocazione del veliero inghiottito dai flutti, mentre seguiva intrepido la rotta del desiderio, coniugando magistralmente l'ebbrezza dei sensi con la suggestione del flauto e della cetra. In fondo,  il tempo che invecchia nell'attesa è un tema che mi si addice più di quello della ragazzina un po’ svagata che non ha fretta, ti pare? E quella rotta del desiderio misteriosamente spezzata...Come non esserne lacerato? Sono un maschio britannico, poco incline ai sentimentalismi, però...
             E con questo vorrebbe come sollecitare un chiarimento che lo tolga dalle panie di una perplessità che comincia a innervosirlo.
          -Vuoi fare il duro proprio con me? Guarda che comincio a conoscerti e, se vuoi giocare,  ti lancio un'altra provocazione:   Henrik Nordbrandt[3] è il poeta di casa, studioso di lingue orientali. Mi è piaciuta  “Ombre”. E tu che ne dici? Te la posso leggere?
          - Of course! - risponde subito Gordon, guardando il profilo di lei che si stacca contro il chiarore tremolante delle fiamme del caminetto e il biancore lattiginoso dello schermo del suo portatile.
         La voce di Zoé, come un balsamo, lo fa sentire completamente rilassato.
Ombre[4]
Tanto ho pensato a te
ed ho scritto tanto di te
senza proprio sapere chi tu fossi.
In tante, tante camere ho dormito
senza averti al mio fianco
e tante sono le case
nelle quali ho abitato, senza di te.
Tante sono le città in cui non ti ho incontrato.
Tante son le cose che ho esaurito
o smarrito per via verso di te,
e tante possibilità ho sprecato,
tante vite che la tua presenza qui e ora
mi fa sentire perdute
che ormai ti posso vedere solo
come la luce primaverile che talvolta
sfiora la tua gota o accende l'ardore dei tuoi occhi
lasciando le ombre ancora più fredde e profonde.

         Qui il tema dell'attesa si intreccia con la lunga ricerca di lei. Il contrasto passato/presente, quello dell'oscurità dell'inverno/e della solarità primaverile sono tutti risolti dagli ardenti sguardi di lei e dalle sue gote sfiorate dalla carezza del sole, capaci di mettere crudamente a nudo - con la sua sola presenza - il buio freddo delle tante perdite che è valso la pena di subire se ora lei è finalmente qui.
       -Mi piacerebbe averla scritta per dedicartela - esclama  subito Gordon compiaciuto - Lettura incantevole!
       - Come sei galante! Speri di farmi arrossire?- replica pronta Zoé  e, intanto, sente salire, con dispetto e imbarazzo, il calore sul viso, senza poterlo controllare.
       - Non proprio...Ma...Insomma...- e Gordon cerca di sfuggire alla situazione che ha creato con il suo slancio improvviso di sincerità - Certo che noi uomini siamo proprio così stupidi, spesso. È questo che volevi farmi dire? Non ti convince il tipo d'uomo del cammeo di Tagore, che rifiuta di sentire l'assenza di lei, anche quando i suoi occhi gli sorridono dall'azzurro del cielo? Ti sembra troppo irrealistico, vero? Anch'io comincio a capire come sei, non credere...
      - Ti piacciono i poeti del desiderio. Allora, poche scuse!  Eccoti servito- risponde provocatoria Zoé.
 Incontro[5]
Quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome -
Quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto

Comincio a credere che tu sia solo un sogno                         
nato dalle brame della mente,                                       
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto -

- ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla
ascoltare ancora il suono della tua voce -

allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno.

             Ma, alla fine della lettura, Zoé non riesce a guardare Gordon negli occhi perché si è resa conto troppo tardi di come possa creare un equivoco, un pasticcio, una poesia che si presta ad essere piuttosto rappresentativa del loro rapporto - tuttavia ancora così acerbo - visto dalla parte di lei, angosciata e sofferente. E non si accorge del sorriso appena accennato di Gordon che è intenerito e lusingato dall'evidente imbarazzo di lei e che cerca di replicare in modo scherzoso: -Ma non vale, questo è un punto di vista femminile!...Le brame della mente! Figurati se io posso  essere all'altezza di capire...Di seguirla su quei piani elevati ed eterei.- le risponde  Gordon con autoironia un po’ beffarda-  Non sono così presuntuoso da identificarmi con il faro che libera dall'oscurità dell'angoscia. Io, quando la vita si fa dura scappo, non so resistere.
            -È vero. Hai proprio ragione.- conferma Zoé-  Noi donne siamo complesse. Il nostro meccanismo psicologico è delicato. Si inceppa facilmente e la nostra tendenza a  sentir sottile vi delude, perfino vi spaventa. Senti Edith Södergran[6] agli inizi del '900. Già nell'incipit si inquieta all'idea che "una notte sola, una notte come questa/il tuo capo pesante sul mio petto", "un amore che appassisce presto",  "sento già la sua stretta salda intorno al mio corpo fremente/ora odo il duro suono della realtà/di contro ai miei fragili sogni".  È questa ancora la materia del contendere? I due corni del problema sono ancora così distanti? Ora ti leggo l'ultima strofa perché la situazione è davvero sconfortante:
Il giorno si fa freddo[7].
IV. 
Cercavi un fiore
e hai trovato un frutto.
Cercavi una sorgente
e hai trovato un mare.
Cercavi una donna
e hai trovato un'anima -
tu sei deluso.
         - Beh, insomma, non farne un assoluto- cerca amabilmente di consolarla Gordon -  Certamente, soprattutto oggi, le sfaccettature del problema sono numerose. Ma resta il fatto che i due punti di vista, o piuttosto le due sensibilità maschio/femmina hanno ancora un segno differente. Sembrano impastate con crete diverse. L'evoluzione ha portato a modelli molto variati e non all'identificazione. Al massimo si è verificato un leggero avvicinamento. Questo te lo posso concedere. Ma non è più interessante così?
         -Certo, Vive la différence! – reagisce Zoé un po’ piccata-  ma c'è poco da stare allegri. Io ho sempre creduto che la diversità è ricchezza. Ma qui la situazione non mi è affatto chiara e tutto questo non smette di preoccuparmi.
        -Non bisogna disperare, però...- continua Gordon con il suo abituale tono pacato che sembra avere, tuttavia, cancellato qualsiasi sfumatura di ironia - A volte il fato può venirci incontro benevolo.
        Ma ora serve una pausa: ti preparo un buon Irish coffee per tenerti su il morale- cerca di intervenire premuroso- Desideri qualcos'altro?
       Zoé è abbastanza provata e cerca di estrarre dal suo PC qualche poesia che la rincuori e che affianchi l'azione dell'Irish coffee, consolidandola. Pensa a come era perfetta l'armonia dei due innamorati di Tagore che sembrano gioire all'unisono del loro amore semplice. Ma, ahimè, la Scandinavia è davvero una realtà molto lontana. Però crede di aver trovato qualcosa che, sia pure dal punto di vista femminile, forse un po' idealizzante, sembri meno deprimente, meno catastrofico e si prepara a dire, in successione rapida, tre testi di Karin Boye[8]:
L'attimo[9]     
Nessun cielo di una notte d'estate senza respiro
giunge così profondo nell'eternità,
nessun lago, quando le nebbie si diradano
riflette una calma simile
come l'attimo.

Quando i confini della solitudine si cancellano
e gli occhi diventano trasparenti
e le voci diventano semplici come venti
e niente c'è più da nascondere.
Come posso ora avere paura?
Io non ti perderò mai.

         ‘Chissà che ne penserà lui? Per me è la luce in fondo al tunnel – si chiede Zoé-  Vediamo ancora questa donna coraggiosa che si prepara a combattere.’
Come posso dire se la tua voce è bella?[10]                
So soltanto che mi penetra
e mi fa tremare come una foglia
e mi lacera e mi dirompe.

Cosa so della tua pelle e delle tue membra?
Mi scuote soltanto che sono tue,
così che per me non c'è né sonno né riposo,
finché non saranno mie.

       ‘No, queste non gliele leggo. Se poi mi identifica con il personaggio, si spaventa e scappa. La Donna Combattiva non fa per lui, anche se la tensione forte del desiderio lo lusingherebbe molto.
       Ma eccolo che torna col suo Irish coffee fumante. Una piccola sosta per riprendere fiato .
        E Gordon le viene in aiuto: -Perché non rileggiamo insieme qualcosa di Karin Boye, tanto per restare in tema di desideri?
       -Ho capito- replica Zoé, alquanto sollevata-  Vuoi fare il maschio britannico?D'accordo. Anche a me piace questa poetessa che sa usare toni molto variati per cantare l'insicurezza, l'angoscia, il fuoco della passione. Una lotta tenace che poi nella vita ha pagato a caro prezzo. Eccoti servito.
Sento i tuoi passi nella sala[11]
Sento i tuoi passi nella sala
sento in ogni nervo i tuoi rapidi passi
che nessuno nota altrimenti.
Intorno a me soffia un vento di fuoco
sento i tuoi passi,i tuoi amati passi'
e l'anima fa male.
Cammini lontano nella sala,
ma l'aria ondeggia dei tuoi passi
e canta come canta il mare.
Ascolto, prigioniera dell'oppressione che consuma.
Nel ritmo del tuo ritmo, nel tempo del tuo tempo
batte il mio polso nella fame.

           - Ascolta anche questo: sempre di Karin Boye, del ‘22.
Ricordo[12].
Quieta voglio ringraziare il mio destino.
Mai ti perdo del tutto.
Come una perla cresce nella conchiglia
così dentro di me
germoglia dolcemente il tuo essere bagnato di rugiada.
Se infine un giorno ti dimenticassi -
Allora sarai tu una cosa sola con me -
Lo vogliono gli dei.

            - Mi piace. Le immagini sono eleganti e preziose come quelle di “Qui si sta bene” di Anna Achmatova,  o quelle di Tagore con gli occhi di lei che dal cielo azzurro gli sorridono.- commenta attento Gordon - Ancora una volta però l'anima slava rende l'atmosfera del ricordo struggente, quella indiana, invece, tenerissima e idealizzata fino quasi alla dimensione del mito; questa scandinava la trovo, infine, interessante perché è pervasa da una specie di rocciosa determinazione, che mi piace molto perché, allo stesso tempo, non rivela nessuna sfumatura di aggressività.
           ‘Dunque non mi ero sbagliata!’ -Zoé pensa tra sé. Poi, rivolta a Gordon:- Ho ancora un poeta - questa volta è norvegese - Jan Erik Vold[13] .
I tuoi occhi[14]
piccole preziose pietre
trovate su una spiaggia

Da scrutare
meravigliato
come un bimbo

Giocarci un attimo
e poi
gettarle via.  

       - Vedi, - gli si rivolge Zoé con una vivacità nervosa- ci risiamo. L'uomo è instabile. Non ci si può fidare di lui! 
     -Non puoi generalizzare!- cerca di rasserenarla Gordon - Pensa agli occhi cantati da Eluard, a quelli della donna di Octavio Paz...Altre costruzioni formali, ma anche altro punto di vista sulla donna amata. L'esaltazione per il suo valore sembra imperitura.
      -Guardando però alla vita di Paul Eluard – sembra riflettere ad alta voce, dubbiosa, Zoé- non direi proprio... Anche se, in effetti …[15]
       - Senti, Zoé …                                  
       Ormai le fiamme del camino si sono spente, ogni tanto qualche brace ha un sussulto di vita nella stanza poco illuminata, e Gordon approfitta della temporanea dipendenza di Zoé costretta alla quasi immobilità.
        Si avvicina a lei e la bacia dolcemente e a lungo, improvvisamente consapevole di quanto abbia desiderato questo  momento.




[1] Harry Martinson nasce  nel 1904 a Jämshög, Blekinge, e muore a Sollentuna, Stoccolma, nel 1978. Poeta svedese cui nel 1974 è stato conferito il Nobel per la letteratura
[2] Da “Poesie d’amore del Novecento”, Mondadori, 1999
[3] Henrik Nordbrandt nasce nel 1945. Poeta danese. Orientalista.
[4] "Ode til blaeksprutten Gyldental", nell’antologia “Poeti danesi nuovi “, Einaudi, 1975
[5] Di Karen Blixen, da “Blixeniana”, 1900 circa, trad. Bruno Berni, da "Poesia d'amore del Novecento", op.cit. Karen Blixen, pseudonimo di Karen Christentze Dinesen, nasce a Rungestedlund nel 1885 e muore nel 1962 in Danimarca, dopo una lunga permanenza in Kenya.
[6] Edith Södergran:  nasce nel 1892 e muore nel 1923. Di espressione finlandese e fra i massimi poeti svedesi del primo Novecento
[7] Dalla raccolta Edith Södergran, “La luna e altre poesie”, ed. Via del Vento, 1997
[8] Karin Maria Boye nasce a Göteborg nel 1900 e muore suicida a Alingsas, Svezia,  nel 1941
[9] da "För trädets skull” , 1935 ; in K.B. “Poesie”, Casa editrice Le lettere, Firenze, 1994; a cura di Daniela Marcheschi
[10] Di  Karin Boye, “De sju dodssynderna” (I sette peccati capitali),1941, in “L’altro sguardo: antologia delle poetesse del Novecento”, a cura di Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola, Mondadori, Milano, 1996
[11] Karin Boye in “L’altro sguardo”, op.cit.
[12] La poesia “Ricordo” è del 1922, ibidem.
[13] Jan Erik Vold nasce nel 1939 a Oslo, traduttore di Samuel Beckett, sperimentatore.
[14] Jan Erik Vold, da “Mellom speil og speil”(Tra specchio e specchio),1965, in “Camminando nell’erica fiorita”, a cura di Fulvio Ferrari, Lanfranchi editore, Milano, 1989
[15] Paul Eluard ha avuto nella sua vita numerosi legami affettivi,  sempre interrotti, ma non per sua volontà.

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