sabato 5 gennaio 2013

La poesia dei dissidenti dell'Est.-2-

Gocce di pioggia sui vetri
ovvero
Forugh Farrokhzad,Reza Hiwa,Adonis,Nazim Hikhmet,Ghiannis Ritzos,Mahmud Darwish.



La poesia dei dissidenti dell'Est.

Se ci volgiamo all'est,la poesia può esprimere dolorosa angoscia insieme con il desiderio.
Gli esempi  sono  molto diversi,ma tutti molto interessanti. C’è l’istintualità e il furore delle poesie giovanili di Foruk Farrokhzad,poetessa iraniana. Ribelle nei confronti   del modello culturale,politico e del costume del suo Paese ,in lei il corpo  è la molla potente che fa esplodere la passione .

Da “Prigioniero  ecco un frammento:
 [1]

Lo desidero perché mi stringa a sé ,


mi  stringa a sé che sono folle d’amore
e forte avvolga alla mia esistenza
le braccia possenti e ardenti …
vorrei,nel cielo chiaro dei suoi occhi
trovare le stelle del desiderio
vorrei,nei suoi baci infuocati
cercare la torrida brama del piacere …

Dove il confronto con la rappresentazione della passione di Adonis è d’obbligo:

           93[2]

La notte ha preso la sua cetra
Sfilandomi dal dito l’anello nella ferita attorno al letto
Ho ricordato il mio corpo che esplode ad ogni angolo della
Casa prendeva le sue cose. L’inteneriva
Si inginocchia  suonando la sua ebbrezza ai lati opposti alleati uniti e estranei allo stesso tempo
Mi chino dietro le mura del mio amore le mura della mia ferita
Sillabo l’oceano delle sue tempeste
E saluto i suoi vulcani spenti

Ed  ecco quel che ci dice Reza Hiwa,poeta anche lui iraniano,che vive,profugo, in Europa:

 "Io passo dalla meraviglia all'incomprensione e dalla gioia alle lacrime,mentre percorro le città d'Europa. E più sfioro gli esseri,più scivolo attraverso le sue lingue,più mi abituo ai costumi di qui,più insorgo contro l'atmosfera cinica che incrocio ad ogni bivio,più mi scaldo all'amore e all'amicizia gratuita dell'Uomo offerta a quei medesimi incroci...e più credo all'Unità dell'Uomo e a quella del suo destino. È per questo che ho preso  il  mio  bastone  di  pellegrino  e  sono  partito  alla  sua  ricerca."[2]  
       
   Allora,da un lato l'impossibilità di sottrarsi all'espressione del dolore che recidere il legame,fino ad essere sradicati dalla propria terra, produce inesorabilmente in ognuno di loro. Ma dall’altro e nello stesso tempo,l’orgoglio che affiora per la consapevolezza nuova del valore che assume per loro vivere, cavalcando  diverse culture. Loro sanno,per averlo verificato di persona,quanto ricco sia lo spessore multiculturale che scaturisce dalla sintesi del  costante naturale confronto. E come la particolare condizione dell’esule impreziosisca l’amore in tutte le sue sfaccettature.
       Appunto. L'altro elemento in comune. Questi cittadini del mondo,questi artigiani della parola,di sole parole armati,questi  uomini  interi  dalle mille patrie sono tutti dotati di un’inesauribile,inarrestabile, travolgente capacità d’ amore.
       Un amore dalle sembianze universali,ma che assume i colori diversi nella tavolozza personale di ognuno.
       Tinte rabbiose ora quelle di Reza Hiwa:


La Tortura - Notturno -[3]

Abbandonate la pena di morte
Aprite le celle
Liberate i criminali
Quelli contro l’umanità
I serial killers
Anche Pinochet
Affidatemi la loro custodia
Prescriverò loro
In tutta cattiveria
Con cognizione di causa
Di vivere le mie notti
Le mie notti senza di lei.
   
    Un amore dai colori accesi  quello del poeta turco Nazim Hikmet[4]; un amore  fatto di passione,di 
desiderio e di speranza per colei che sembra irraggiungibile,inespugnabile e alimenta la fame del cacciatore che suda,s'infuria,mentre insegue e continua a inseguire la preda. Uno stimolo a toccare l'impossibile,una sfida contro la disperazione.
    

 1943   [4]

 Amo in te
l'avventura della nave che va verso il Polo
      amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
      amo in te le cose lontane
      amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
      pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne

amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.   
    
      Un amore capace di racchiudere tutti i tesori  necessari,vitali per il poeta. Nel corpo di lei riscopre la sua patria,ritrova la sua libertà e la sua nostalgia;perfino la sola  schiavitù che egli possa mai accettare,quella della passione ardente per la compagna che sa restare inaccessibile e misteriosa,nobile e vittoriosa anche nel momento in cui si concede.


Sei la mia schiavitù -[5]

Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria

tu,coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu,alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro               
    
       Un amore ricco di sfaccettature infinite. Ora affamato e sensuale,ora percorso da tensioni ideali,ora tenero e malinconico,talora attraversato da contraddizioni apparenti,ma sempre imbastito di coraggio e generosità. Il coraggio di considerare i suoi giorni profumati di vita come il melone,i frutti luminosi come se il poeta fosse la loro sorgente di luce,anche se, dalla Turchia natale, l'esilio l'ha spinto fino alla nordica Mosca,vestita del manto nevoso. Egli non rinuncia al dolce miele della speranza, perché c'è la forza dell'amore a farlo sicuro. Perfino la solitudine può sorridergli,come il tappeto d'Anatolia appeso alla parete,che è capace di intenerirlo col ricordo di casa, ma dolcemente,senza struggente nostalgia. E in un climax incalzante,ecco che l'amore significa il suo riposo  nel giardino fiorito offerto da lei,proprio quando egli è bandito dalla città e non può più proseguire liberamente il suo cammino. È grazie al suo amore che egli saprà respingere perfino la morte,che pure lo adesca e lo alletta coi suoi canti,perché accetti il sommo riposo.


I miei giorni son fette di melone   [6]


profumato di vita                                       
grazie a te                                                                                                                                                                               
i frutti si protendono verso la mia mano                                                                                                
come se fossi il sole 
grazie a te
succhierò solo il miele della speranza                         
anche le mie serate più solitarie sorridono
come un tappeto d'Anatolia
appeso alla parete
grazie a te
al termine della mia strada che non entra in città
mi son riposato in un giardino di rose
grazie a te
grazie a te
non lascio entrare la morte vestita di veli molli
che bussa alla mia porta cantando le sue canzoni
e invitandomi al gran riposo.
                              Mosca,1960.
      
Anche quello di Ghiannis Ritsos[8] è un canto d'amore molto composito:talvolta un'evocazione serena della sua terra,un po' malinconica e lontana. Uno scorcio col ritmo di una vita laboriosa e pacifica;uomini e natura in equilibrio simbiotico,una dimensione fuori dal tempo,un cammeo quasi mitico di una delle tante isole greche, che incastona due corpi.
  

 Piccola suite in rosso maggiore[7].

   Due monti
    due corpi
    un albero
    e il fiume lungo
    fino giù al mare
    fino all'altro porto
    con le osterie
    i rematori
    e le botteghe dei fabbri 
    c'è anche la musica
    
 poi la parola si accende,si fa carnale,profumata di sensualità giovane,fresca:

Suite...1980    [8]


 Il tuo corpo sulla spiaggia sabbiosa
  la  sabbia attaccata alla tua carne
  la sabbia sulle mie mani
  sulla mia lingua
  perch'io ti scopra
  dietro l'esilissimo ostacolo
  e la sabbia che ci cade dai capelli
  che si deposita sul fondo del silenzio

  e noi
  belli appena lavati
  emersi dalle nostre acque
  alla luce e al corpo
  di questa terra.

o anche:
 
                                      [9]
 
Gettasti i lenzuoli
apristi le finestre
ci riempimmo di stelle.
Una farfalla d’oro
sui tuoi capelli 



  oppure scandisce i duri limiti dell'assenza:

Mi van strette le notti [10]

  
 in tua assenza
   ti respiro
   dove tu sei
   esisto
   le mie labbra
   percorrono il tuo orecchio
   così minuto e tenero
   come  può  contenere
   tutta la musica?

   Che farmene delle stelle
   se tu manchi?
          Come spicca
   nella notte
   una rosa,
   un riccio di mare
   senza luna?
    
  o infine il guizzo ironico e suggestivo che dagli adempimenti quotidiani più minuti sa allargare l'orizzonte del poeta alla natura tutta, bella e trionfante,tanto da rendere insopportabile non tanto la modestia del profilo quotidiano,ma quel tocco d'artificio, racchiuso ad esempio nel profumo del dentifricio, capace di provocare uno scatto indispettito con la minaccia terribile di svegliarsi non più per il desiderio di lei,ma per buttar fuori dalla stanza tutti i miserevoli strumenti fastidiosi della sua toletta.  


Io dormo ancora,sento  che ti  [11]

 lavi i denti nel bagno.
   In questo suono ci sono fiumi,
   alberi,un monte con una
   chiesetta bianca,
   un gregge di pecore sull'erba
   (ne sento i campanelli)due
   cavalli rossi
   una bandiera sul poggiolo della
   torre,un uccello sul
   comignolo;
   un'ape ronza in una rosa -la
   rosa trema -
   Ah,quanto tardi. E ora non
   cominciare a pettinarti;
   poiché dormo,ti dico,
   aspettando la tua bocca
   non voglio odor di menta nella 
   tua saliva. Se mi sveglio
   pettini e  pettinini
   dalla finestra te li butto.
 


L'esule,il deportato,il confinato,colui,insomma ,che ha perduto la sua libertà,naturalmente, sogna. Ancor più se è poeta, il suo sonno è percorso da miraggi di sole e di orizzonti infiniti,ma anche popolato da incubi,livide tracce della condizione presente. Conosciamo  già i sogni luminosi di Ritsos. Eccone ora uno scuro come la pece: 


Rappresentazione del sonno     [12]


Di notte grossi pezzi d'intonaco  cadevano sul letto dal soffitto
non avevi dove sdraiarti.  Lo specchio si era rotto anche quello.
La statua di gesso del corridoio  era coperta di fili di fuliggine.
Non solo non potevi farci l'amore,  ma neppure sfiorarla
tracce nere lontano sulle cosce,  sulle ginocchia,le labbra,
le mani. Da mesi ormai
avevano tagliato l'acqua,il telefono,la luce,sul tavolo
di marmo  in cucina accanto alle cicche,
marcivano due enormi lattughe.   
 
   Che coraggio nell'affrontare la vita,che palpabile calore in persone messe alla prova da una sofferenza grande,quanta generosa energia nelle parole e nelle azioni,regalate senza cedimenti né esitazioni al resto del mondo - meno consapevole- perché non disperda  le  opportunità  che  la  vita  concede.
       Al punto di rivalutare,paradossalmente,anche l'esilio ,quando questo sembri venire a mancare. È quanto si chiede Darwish in:


Chi sono senza esilio?            [13]
   
             […]
Nulla mi riporta dal mio lontano
 alla mia palma:non la pace,né la guerra.              
                   […]                           
  E ci siamo liberati dal peso della terra d'identità.
                 […]
  E cosa faremo?
  Cosa
  faremo
  senza
  esilio?

  o ancora:

Sonetto V                                      [14]
   
 Ti sfioro come il violino solitario i sobborghi lontani
   lentamente il fiume rivendica ciò che gli spetta di pioggerella
   e piano piano si avvicina un domani che passa attraverso il poema.
   Porto la terra lontana ed essa mi porta sulle vie del viaggio.
   Sulla cavalla delle tue inclinazioni la mia anima tesse
   un cielo naturale con le tue ombre filo dopo filo.
   Sono nato dai tuoi atti sulla terra,nato delle mie ferite
   quando accendono i fiori di melograno nei tuoi giardini chiusi.
  
Dal gelsomino scorre il sangue bianco della notte. Il tuo profumo
è la mia debolezza e il tuo segreto mi perseguita come il morso di un serpente. I tuoi capelli
tenda di vento dai colori autunnali. Cammino con le parole
fino alle ultime parole dette dal beduino a due coppie di colombe.

Ti tocco come il violino la seta del tempo remoto.
E intorno a me,a te,cresce l'erba di un luogo antico e nuovo.

          Un  intersecarsi  e  collidere  di  piani  lontani, diversi. Ancora una volta è la musica il leitmotif che li cuce,li tiene insieme,è la voce nostalgica del violino che arriva a carezzare le lontananze come i versi del poeta il futuro. Lui che è portatore dell'eredità di quella terra natia che lo ha formato e per la quale è ora costretto a "prendere il suo bastone da pellegrino".Ed ecco la nostalgia per la terra lontana mordere la strofa che conclude con il verso luminoso dai colori accesi dei fiori di melograno e ombreggiato dai giardini chiusi. L'eco del profumo notturno del gelsomino,acuto come il desiderio,rende più fragile l'esule già piegato dal sortilegio di una lei affascinante e segreta,dai capelli fluttuanti e colorati d'autunno,che lo strega come il morso del serpente. Le parole del poeta riecheggiano quelle sentite dal beduino alle sue colombe. La sua carezza la sfiora come il suono del violino  che delicatamente si posa sugli oggetti resi preziosi dal tempo. Intorno agli amanti avanza la vita che annoda passato e futuro. Nel suo canto l'amore sembra l'unico sentimento che consente di aprire una via per l'infinito. In lui è particolarmente evidente che la bellezza di cui l'uomo sa gioire,la creatività dell'arte che lo distingue, è una facoltà che sa produrre emozioni.


[1]Adonis:in "Cento poesie d'amore",Guanda editore in Parma,2007.
[2] Reza Hiwa,Il bastone del pellegrino,dalla silloge “Rêve et châtiment” – L’Harmattan éd. – Paris. Trad. dal franc . Di M. G. Bruni.In appendice a questo libro intervista a Reza Hiwa sulla Poesia Iraniana oggi,a cura di M.G. Bruni.San Miniato,Pisa,Agosto 2009.
[3] Da: “Rêve et châtiment”. L’Harmattan. Paris . 2009.
[4]Nazim Hikmet nacque a Salonicco nel 1901, da una famiglia aristocratica turca di origini multietniche.Studiò nel liceo francese di Galatasaray (Istanbul) e all'Accademia della Marina militare,abbandonata per ragioni di salute. Durante la guerra d'indipendenza, si schierò subito con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò poi sociologia presso l'università di Mosca (1921-1928) e diventò membro del partito comunista turco negli anni venti. Condannato per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad evocare i massacri armeni del 1915 e 1922. Dopo il suo ritorno in Turchia nel 1928, senza visto fu condannato alla prigione,ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato  per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste e per l’opposizione alla dittatura di Kemal Ataturk. Grazie all'intervento di una commissione internazionale della quale facevano parte, tra gli altri, Pablo Picasso, Paul Robeson, Jean-Paul Sartre nel 1950 venne liberato. Si sposò con Münevver Andaç, traduttrice in francese e polacco, ma nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca senza che la moglie e il figlio potessero seguirlo.Trascorse il suo esilio in tutta Europa, perse la cittadinanza turca e divenne polacco. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera Tuljakova e la sposò. Morì nel 1963 a causa di una crisi cardiaca mentre si trovava in esilio a Mosca.
[4]Da :”Lettere dal carcere a Munevver”.In ”Poesie d’amore” Trad. Joyce Lussu. Oscar Mondadori,1991
 [5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[8]Ghiannis Ritsos nasce nel 1909 e muore nel 1990. Durante l’occupazione della Grecia nel corso della seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza, organizzando tra i partigiani attività culturali e teatrali. Per le convinzioni politiche fu  deportato in campo di concentramento, dopo il colpo di stato dei colonnelli, nel 1967. Gravemente malato, fu posto in libertà vigilata a Samo.
[9] Ghiannis Ritsos.Da ‘Erotica’ in”Erotica”.1980/81. trad. Nicola Crocetti. Crocetti ed.1981.
[10] Ghiannis Ritsos.Da’ Corpo nudo’ in Ibidem.
[11] Ghiannis Ritsos,Da ‘Piccola suite in rosso maggiore’,in op.cit.
[12] Ghiannis Ritsos Da :’ Erotica ‘. Crocetti ed. 1981.
[13] Ghiannis Ritsos.Da’ Erotica’.Crocetti editore.1981.
[14] Ghiannis Ritsos.Da” Pietre,ripetizioni,sbarre”. Poesie 1968/69. a cura di Nicola Crocetti .Crocetti ed..2004
[15]Mahmud Darwish “.Il Letto della Straniera”. Op.Cit
[16] Mahmud Darwish.“Il Letto della Straniera”. Op Cit.

1 commento:

  1. Sono molto contenta di aver acquisito anche nuovi amici lettori turchi ai quali,oltre ai post dedicati ai grandi poeti di quel paese ,ho anche dedicato la squisita ricetta dell'ashure!

    RispondiElimina