Gocce di pioggia sui vetri ovvero Forugh Farrokhzad,Reza Hiwa,Adonis,Nazim Hikhmet,Ghiannis Ritzos,Mahmud Darwish. |
La poesia dei dissidenti dell'Est.
Se ci volgiamo all'est,la poesia può esprimere dolorosa angoscia insieme con il desiderio.
Gli esempi sono molto diversi,ma tutti molto interessanti.
C’è l’istintualità e il furore delle poesie giovanili di Foruk Farrokhzad,poetessa
iraniana. Ribelle nei confronti del
modello culturale,politico e del costume del suo Paese ,in lei il corpo è la molla potente che fa esplodere la
passione .
Lo desidero perché mi stringa a sé ,
mi stringa a sé che sono folle d’amore
mi stringa a sé che sono folle d’amore
e forte avvolga
alla mia esistenza
le braccia possenti
e ardenti …
vorrei,nel cielo
chiaro dei suoi occhi
trovare le stelle
del desiderio
vorrei,nei suoi
baci infuocati
cercare la torrida
brama del piacere …
Dove il confronto con la rappresentazione della passione di Adonis è d’obbligo:
Sfilandomi dal dito
l’anello nella ferita attorno al letto
Ho ricordato il mio
corpo che esplode ad ogni angolo della
Casa prendeva le
sue cose. L’inteneriva
Si inginocchia suonando la sua ebbrezza ai lati opposti
alleati uniti e estranei allo stesso tempo
Mi chino dietro le
mura del mio amore le mura della mia ferita
Sillabo l’oceano
delle sue tempeste
E saluto i suoi vulcani spenti
Ed ecco
quel che ci dice Reza Hiwa,poeta anche lui iraniano,che vive,profugo, in
Europa:
"Io passo dalla meraviglia all'incomprensione e dalla gioia alle lacrime,mentre percorro le città d'Europa. E più sfioro gli esseri,più scivolo attraverso le sue lingue,più mi abituo ai costumi di qui,più insorgo contro l'atmosfera cinica che incrocio ad ogni bivio,più mi scaldo all'amore e all'amicizia gratuita dell'Uomo offerta a quei medesimi incroci...e più credo all'Unità dell'Uomo e a quella del suo destino. È per questo che ho preso il mio bastone di pellegrino e sono partito alla sua ricerca."[2]
Allora,da un lato l'impossibilità di sottrarsi all'espressione del dolore che recidere il legame,fino ad essere sradicati dalla propria terra, produce inesorabilmente in ognuno di loro. Ma dall’altro e nello stesso tempo,l’orgoglio che affiora per la consapevolezza nuova del valore che assume per loro vivere, cavalcando diverse culture. Loro sanno,per averlo verificato di persona,quanto ricco sia lo spessore multiculturale che scaturisce dalla sintesi del costante naturale confronto. E come la particolare condizione dell’esule impreziosisca l’amore in tutte le sue sfaccettature.
Appunto.
L'altro elemento in comune. Questi cittadini del mondo,questi artigiani della
parola,di sole parole armati,questi
uomini interi dalle mille patrie sono tutti dotati di
un’inesauribile,inarrestabile, travolgente capacità d’ amore.
Un amore
dalle sembianze universali,ma che assume i colori diversi nella tavolozza
personale di ognuno.
Tinte
rabbiose ora quelle di Reza Hiwa:
Aprite le celle
Liberate i criminali
Quelli contro l’umanità
I serial killers
Anche Pinochet
Affidatemi la loro custodia
Prescriverò loro
In tutta cattiveria
Con cognizione di causa
Di vivere le mie notti
Le mie notti senza di lei.
desiderio e di speranza per colei che sembra
irraggiungibile,inespugnabile e alimenta la fame del cacciatore che suda,s'infuria,mentre
insegue e continua a inseguire la preda. Uno stimolo a toccare
l'impossibile,una sfida contro la disperazione.
l'avventura della nave che va verso il Polo
amo in
te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in
te le cose lontane
amo in
te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno
di sole
e sudato affamato
infuriato
ho la passione del
cacciatore
per mordere nella
tua carne
amo in te
l'impossibile
ma non la disperazione.
Un amore capace di racchiudere tutti i tesori necessari,vitali per il poeta. Nel corpo di
lei riscopre la sua patria,ritrova la sua libertà e la sua nostalgia;perfino la
sola schiavitù che egli possa mai
accettare,quella della passione ardente per la compagna che sa restare
inaccessibile e misteriosa,nobile e vittoriosa anche nel momento in cui si
concede.
sei la mia carne
che brucia
come la nuda carne
delle notti d'estate
sei la mia patria
tu,coi riflessi
verdi dei tuoi occhi
tu,alta e
vittoriosa
sei la mia
nostalgia
di saperti
inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti
afferro
Un amore ricco di sfaccettature infinite. Ora
affamato e sensuale,ora percorso da tensioni ideali,ora tenero e
malinconico,talora attraversato da contraddizioni apparenti,ma sempre imbastito
di coraggio e generosità. Il coraggio di considerare i suoi giorni profumati di
vita come il melone,i frutti luminosi come se il poeta fosse la loro sorgente
di luce,anche se, dalla Turchia natale, l'esilio l'ha spinto fino alla nordica
Mosca,vestita del manto nevoso. Egli non rinuncia al dolce miele della
speranza, perché
c'è la forza dell'amore a farlo sicuro. Perfino la solitudine può
sorridergli,come il tappeto d'Anatolia appeso alla parete,che è capace di
intenerirlo col ricordo di casa, ma dolcemente,senza struggente nostalgia. E in
un climax incalzante,ecco che l'amore significa il suo riposo nel giardino fiorito offerto da lei,proprio
quando egli è bandito dalla città e non può più proseguire liberamente il suo
cammino. È grazie al suo amore che egli saprà respingere perfino la morte,che
pure lo adesca e lo alletta coi suoi canti,perché accetti il sommo riposo.
I miei giorni son fette di melone [6]
profumato di vita
grazie a te
i frutti si
protendono verso la mia mano
come se fossi il
sole
grazie a te
succhierò solo il
miele della speranza
anche le mie serate
più solitarie sorridono
come un tappeto
d'Anatolia
appeso alla parete
grazie a te
al termine della
mia strada che non entra in città
mi son riposato in
un giardino di rose
grazie a te
grazie a te
non lascio entrare
la morte vestita di veli molli
che bussa alla mia
porta cantando le sue canzoni
e invitandomi al
gran riposo.
Mosca,1960.
Anche
quello di Ghiannis Ritsos[8] è
un canto d'amore molto composito:talvolta un'evocazione serena della sua
terra,un po' malinconica e lontana. Uno scorcio col ritmo di una vita laboriosa
e pacifica;uomini e natura in equilibrio simbiotico,una dimensione fuori dal
tempo,un cammeo quasi mitico di una delle tante isole greche, che incastona due
corpi.
due corpi
un albero
e il fiume lungo
fino giù al mare
fino all'altro porto
con le osterie
i rematori
c'è anche la musica
… poi la parola si accende,si fa carnale,profumata di
sensualità giovane,fresca:
la
sabbia attaccata alla tua carne
la sabbia sulle mie mani
sulla mia lingua
perch'io ti scopra
dietro l'esilissimo ostacolo
e la sabbia che ci cade dai capelli
che si deposita sul fondo del silenzio
e noi
belli appena lavati
emersi dalle nostre acque
alla luce e al corpo
di questa terra.
o anche:
[9]
Gettasti i lenzuoli
apristi le finestre
ci riempimmo di stelle.
Una farfalla d’oro
sui tuoi capelli
… oppure scandisce i duri limiti dell'assenza:
ti respiro
dove tu sei
esisto
le mie labbra
percorrono il tuo orecchio
così minuto e tenero
come
può contenere
tutta la musica?
Che farmene delle stelle
se tu manchi?
Come spicca
nella notte
una rosa,
un riccio di mare
senza luna?
… o
infine il guizzo ironico e suggestivo che dagli adempimenti quotidiani più
minuti sa allargare l'orizzonte del poeta alla natura tutta, bella e
trionfante,tanto da rendere insopportabile non tanto la modestia del profilo
quotidiano,ma quel tocco d'artificio, racchiuso ad esempio nel profumo del
dentifricio, capace di provocare uno scatto indispettito con la minaccia
terribile di svegliarsi non più per il desiderio di lei,ma per buttar fuori
dalla stanza tutti i miserevoli strumenti fastidiosi della sua toletta.
In questo suono ci sono fiumi,
alberi,un monte con una
chiesetta bianca,
un gregge di pecore sull'erba
(ne sento i campanelli)due
cavalli rossi
una bandiera sul poggiolo della
torre,un uccello sul
comignolo;
un'ape ronza in una rosa -la
rosa trema -
Ah,quanto tardi. E ora non
cominciare a pettinarti;
poiché dormo,ti dico,
aspettando la tua bocca
non voglio odor di menta nella
tua saliva. Se mi sveglio
pettini e
pettinini
dalla finestra te li butto.
L'esule,il deportato,il confinato,colui,insomma ,che ha perduto la sua libertà,naturalmente, sogna. Ancor più se è poeta, il suo sonno è percorso da miraggi di sole e di orizzonti infiniti,ma anche popolato da incubi,livide tracce della condizione presente. Conosciamo già i sogni luminosi di Ritsos. Eccone ora uno scuro come la pece:
non avevi dove
sdraiarti. Lo specchio si era rotto
anche quello.
La statua di gesso
del corridoio era coperta di fili di
fuliggine.
Non solo non potevi
farci l'amore, ma neppure sfiorarla
tracce nere lontano
sulle cosce, sulle ginocchia,le labbra,
le mani. Da mesi
ormai
avevano tagliato
l'acqua,il telefono,la luce,sul tavolo
di marmo in cucina accanto alle cicche,
marcivano due
enormi lattughe.
Che coraggio nell'affrontare la vita,che palpabile
calore in persone messe alla prova da una sofferenza grande,quanta generosa
energia nelle parole e nelle azioni,regalate senza cedimenti né esitazioni al
resto del mondo - meno consapevole- perché non disperda le
opportunità che la
vita concede.
Al punto
di rivalutare,paradossalmente,anche l'esilio ,quando questo sembri venire a
mancare. È quanto si chiede Darwish in:
Nulla mi riporta
dal mio lontano
alla mia palma:non la pace,né la guerra.
[…]
E ci siamo liberati dal peso della terra
d'identità.
[…]
E cosa faremo?
Cosa
faremo
senza
esilio?
… o ancora:
Ti sfioro come il violino solitario i sobborghi lontani
lentamente il fiume rivendica ciò che gli
spetta di pioggerella
e piano piano si avvicina un domani che
passa attraverso il poema.
Porto la terra lontana ed essa mi porta
sulle vie del viaggio.
Sulla cavalla delle tue inclinazioni la mia
anima tesse
un cielo naturale con le tue ombre filo dopo
filo.
Sono nato dai tuoi atti sulla terra,nato
delle mie ferite
quando accendono i fiori di melograno nei
tuoi giardini chiusi.
Dal gelsomino
scorre il sangue bianco della notte. Il tuo profumo
è la mia debolezza
e il tuo segreto mi perseguita come il morso di un serpente. I tuoi capelli
tenda di vento dai
colori autunnali. Cammino con le parole
fino alle ultime
parole dette dal beduino a due coppie di colombe.
Ti tocco come il
violino la seta del tempo remoto.
E intorno a me,a
te,cresce l'erba di un luogo antico e nuovo.
Un
intersecarsi e collidere
di piani lontani, diversi. Ancora una volta è la
musica il leitmotif che li cuce,li
tiene insieme,è la voce nostalgica del violino che arriva a carezzare le
lontananze come i versi del poeta il futuro. Lui che è portatore dell'eredità
di quella terra natia che lo ha formato e per la quale è ora costretto a
"prendere il suo bastone da pellegrino".Ed ecco la nostalgia per la
terra lontana mordere la strofa che conclude con il verso luminoso dai colori
accesi dei fiori di melograno e ombreggiato dai giardini chiusi. L'eco del
profumo notturno del gelsomino,acuto come il desiderio,rende più fragile
l'esule già piegato dal sortilegio di una lei affascinante e segreta,dai
capelli fluttuanti e colorati d'autunno,che lo strega come il morso del
serpente. Le parole del poeta riecheggiano quelle sentite dal beduino alle sue
colombe. La sua carezza la sfiora come il suono del violino che delicatamente si posa sugli oggetti resi
preziosi dal tempo. Intorno agli amanti avanza la vita che annoda passato e
futuro. Nel suo canto l'amore sembra l'unico sentimento che consente di aprire
una via per l'infinito. In lui è particolarmente evidente che la bellezza di
cui l'uomo sa gioire,la creatività dell'arte che lo distingue, è una facoltà
che sa produrre emozioni.
[1]Adonis:in "Cento poesie d'amore",Guanda editore in Parma,2007.
[2] Reza Hiwa,Il
bastone del pellegrino,dalla silloge “Rêve et châtiment” – L’Harmattan éd. –
Paris. Trad. dal franc . Di M. G. Bruni.In appendice a questo libro intervista
a Reza Hiwa sulla Poesia Iraniana oggi,a cura di M.G. Bruni.San
Miniato,Pisa,Agosto 2009.
[3] Da: “Rêve et châtiment”. L’Harmattan.
Paris . 2009.
[4]Nazim Hikmet nacque
a Salonicco nel 1901, da una famiglia aristocratica turca di origini
multietniche.Studiò nel liceo francese di Galatasaray (Istanbul) e
all'Accademia della Marina militare,abbandonata per ragioni di salute. Durante
la guerra d'indipendenza, si schierò subito con Atatürk (Mustafa Kemal) in
Anatolia e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò poi sociologia presso
l'università di Mosca (1921-1928) e diventò membro del partito comunista turco
negli anni venti. Condannato per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad
evocare i massacri armeni del 1915 e 1922. Dopo il suo ritorno in Turchia nel
1928, senza visto fu condannato alla prigione,ma amnistiato nel 1935. Nel 1938,
fu condannato per le sue attività anti-naziste
e anti-franchiste e per l’opposizione alla dittatura di Kemal Ataturk. Grazie
all'intervento di una commissione internazionale della quale facevano parte,
tra gli altri, Pablo Picasso, Paul Robeson, Jean-Paul Sartre nel 1950 venne
liberato. Si sposò con Münevver Andaç, traduttrice in francese e polacco, ma
nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca
senza che la moglie e il figlio potessero seguirlo.Trascorse il suo esilio in
tutta Europa, perse la cittadinanza turca e divenne polacco. Nel 1960 si
innamorò della giovane Vera Tuljakova e la sposò. Morì nel 1963 a causa di una
crisi cardiaca mentre si trovava in esilio a Mosca.
[4]Da :”Lettere dal
carcere a Munevver”.In ”Poesie d’amore” Trad. Joyce
Lussu. Oscar Mondadori,1991
[6] Ibidem.
[8]Ghiannis Ritsos
nasce nel 1909 e muore nel 1990. Durante l’occupazione della Grecia nel corso della seconda guerra
mondiale partecipò alla Resistenza, organizzando tra i partigiani attività
culturali e teatrali. Per le convinzioni politiche fu deportato in campo di concentramento, dopo il
colpo di stato dei colonnelli, nel 1967. Gravemente malato, fu posto in libertà
vigilata a Samo.
[9] Ghiannis Ritsos.Da ‘Erotica’
in”Erotica”.1980/81. trad. Nicola Crocetti. Crocetti ed.1981.
[10] Ghiannis Ritsos.Da’
Corpo nudo’ in Ibidem.
[11] Ghiannis Ritsos,Da ‘Piccola
suite in rosso maggiore’,in op.cit.
[12] Ghiannis Ritsos Da
:’ Erotica ‘. Crocetti ed. 1981.
[13] Ghiannis Ritsos.Da’
Erotica’.Crocetti editore.1981.
[14] Ghiannis Ritsos.Da”
Pietre,ripetizioni,sbarre”. Poesie 1968/69. a cura di Nicola Crocetti
.Crocetti ed..2004
[15]Mahmud Darwish “.Il
Letto della Straniera”. Op.Cit
[16] Mahmud Darwish.“Il
Letto della Straniera”. Op Cit.
Sono molto contenta di aver acquisito anche nuovi amici lettori turchi ai quali,oltre ai post dedicati ai grandi poeti di quel paese ,ho anche dedicato la squisita ricetta dell'ashure!
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