-Complimenti! È stato interessantissimo! Però,
mi lasci dire, ho sentito la mancanza dell’anima francofona contemporanea … Conosce già la Josée Yvon,
la Desautels, la Lalonde e la Dorion? Le mie amate Québecoises! Devo mandarle
la nostra antologia! È stato un bel colpo per la nostra casa editrice.
Gordon ,seduto al tavolo del ristorante,e in attesa della cena e mentre beve un bicchiere di Prosecco, osserva Zoé parlare vivacemente con Bellini
che si è subito unito a loro dopo il seminario.Guarda pensieroso quel viso che,
ultimamente, gli è diventato così caro al solo ricordarlo; sorride tra sé nel notare che Zoé, questa
sera, ha indossato un vestitino leggero, che rivela i suoi morbidi
fianchi, e che, quando si interrompe per
sorseggiare il vino, sembra perfettamente consapevole di suscitare un certo
interesse. Lui sente fortemente la sua vicinanza e: ‘No, non posso più rimandare
– pensa- mentre cerca, nel frattempo, di farsi venire in mente un posto tranquillo
dove poter andare a parlare un po’ insieme a lei dopocena. Senza Bellini,
naturalmente.
-Adoro la Yvon[1]!- sta dicendo Zoé- Eppure in patria non l’ amano molto e
faticava a farsi pubblicare quando era ancora in vita … Troppo radicale! E di
un femminismo provocatore che ne fa l’angelo nero della contro-cultura québecoise. Potrei dire che rappresenta
la vera voce della pluralità del reale, nel suo intreccio di lingue e identità,
anche sessuali - e mentre parla, Zoé sta pensando ad una delle Maîtresses
Cherokee della raccolta di poesie della Yvon degli
anni Ottanta.
Josée Yvon |
Questo il complesso testo integrale di cui le piace regalare qualche passaggio ai suoi perplessi interlocutori:
Quanti romanzi di madonne annamite[2]
Allacciati a sacchi a pelo di lusso
e il pianoforte si perde
una colonia d’alghe sui denti
si spande come olio
d’una famiglia nucleare
regina delle marinate dubbiose
diamante d’infimo prezzo al napalm
per infiammarsi i piedi d’ammirazione
una ballerina fornì caprioli e
cinghiali
di fiale di Periactin
un assegno, uno sguardo, un corso classico
lottatrice per les Barrack’[3]
la verità scivola sui battiscopa
unti
non si sfugge proprio ai battiti di speranza
del difficile contagio
come un’ urino-plastica
paralizzata il coltello nella pantofola
un profumo stropicciato
lei non sarà mai
la ragazza tatuata della sauna
facile da seguire marchiata dalla testa ai piedi
le sue cicatrici con funzione di dedica.
-Una vera poesia della guarigione delle piaghe, di chi si
rialza dopo periodi difficili- interviene Bellini, poco convinto di tutto
quell’entusiasmo, giusto per cortesia.
Zoé ha cercato di dire i versi
dell’Yvon tutti d’un fiato.
-Certo, l’eliminazione totale della
punteggiatura non va incontro al lettore, sembra una scelta determinata per
nutrire la polisemia del testo- dice svogliatamente Gordon come se intervenisse
solo per dovere conviviale.
Come ha già detto inequivocabilmente Zoé, è un gusto
quasi perverso della provocazione, quello della Yvon, che fa usare alla
poetessa immagini corrosive e ripugnanti, accostate in modo volutamente oscuro
con riferimenti autobiografici continui ed evidenti, a rendere una condizione
disperata. L’ambiguità viene sottolineata dalla completa eliminazione della
punteggiatura, come ha intuito Gordon, che dà anche ai versi un flusso continuo
da cui scaturiscono immagini quasi sovrapposte. Autrice marginalizzata dal
pubblico e dall’editoria, in una regione come quella del Québec,a quel tempo
ancora meno aperta a modelli di vita diversificati e a tematiche in forte
contrasto con un certo perbenismo accademico e un po’ bigotto.
conosce?
Sognare Québec voi dite[5]:
Denise Desautels,premio di letteratura europea - Strasburgo.
Prix de Littérature Francophone Jean Arp
2010
Denise DESAUTELS
(QUÉBEC)
|
Sognare Québec voi dite[5]:
1.
Altrove qui
ai margini del mondo
ci si chiede dove si è, dove si viva, dove si sogni
in quale lingua, con quale mano
sinistra, se sinistra
talvolta immenso, il gesto, si direbbe
come un cuore,
il continente dappertutto intorno
e la stranezza la più intima
scrivere qui la gravità del desiderio
l’orizzonte, la storia
il lungo fiume e la memoria viva
d’una parola, poi d’un’altra
apprese qui: aprile, maggio
fantasma, foresta, uccello o coltre
_ quando nevica ancora
al femminile forse
su un altro tono
sempre _
felicemente oscure, le parole
sotto una campana di vetro
e i Champs de Bataille[8]
Nascita e morte sempre
qualche secolo dopo
bruscamente.
2.
Urbana resistente
sempre più lacerata fra due terre
cerco, scruto, soppeso
la prossimità e la lontananza
i volti simili
e l’unanime lucidità
“Sognare Québec” voi dite
Ora confusione improvvisa
le mie frasi si mescolano
agli avvenimenti delle città e dei continenti
davanti a bastioni, feritoie, laghi, deserti o grattacieli
io mi monto la testa, e tutte le autostrade
mi tornano cariche di cenere.
There Will Be Blood, There Will Be Blood[9]
Più in alto, molto più in alto io respiro e cammino
_ fra due capi del mondo
in questo paese recente
stravagante e sognatrice
ad ogni passo stupita
d’esser tornata
d’essere qui
“Sognare Québec” voi dite
Ad ogni passo l’enigma
ciò che si lascia di sé alla frontiera
ciò che l’aurora, senza nulla tradire, raccoglie.
-… una poesia in cui segrete
sensibilità femminili si intrecciano ai ricordi del Passato; tutto reso attraverso illuminazioni improvvise e
mediante una lingua a metà strada tra poesia e prosa. Come se la Desautels
volesse farci cogliere la sfasatura tra macrostoria e piccole storie personali
che continuano ad intrecciarsi su piani temporali diversi. I luoghi legati alla
storia nazionale sono diventati luoghi del quotidiano, di piccoli gesti, luoghi
di solitudine e follia, con un sentore di distruzione e morte. Se vogliamo,
ancora una poesia intimistica, ma come in esilio nel suo stesso paese … È una sorta di poesia
dell’erranza.
Una regione strana, la provincia del Québec, che attrae e
respinge ad un tempo, per il fascino delle molteplici contraddizioni, eredità
di un passato recente, difficile, povero
e chiuso, contro un presente liberato, che però ne conserva ancora le cicatrici. È emblematico,
a questo proposito, il testo di Catherine Lalonde[11]:
Ti mostro me stessa e la mia decorazione interiore [12]
Catherine Lalonde |
Ti mostro me stessa e la mia decorazione interiore [12]
i tappeti rossi
sesso
e lingua
per accoglierti da
re
i bruchi delle stie gli incendi fertili
le piccole sfere di
legno trascinate dalla corrente
l’aurora boreale la
notte in cui Petronilla ha partorito
i cuccioli di terra molle
le immagini rimaste bendate nell’arco della mia
infanzia
e il bersaglio della mia morte
Caterina
impiastricciata
nelle mie trecce
la collezione di alberi morti di mio padre i gran
falò di San Giovanni che davano riflessi rossi
ai capelli
la riserva dei Gran Giardini quella foresta
difforme
i suoi alberi bruciati nel mio ventre ma rimasti
in piedi
il suolo raro che dovrebbe essere altrove ma
che lascia risalire fossili e ricordi il mio
Giardino personale carne delle
Meraviglie e delle Angosce
la notte appende la sua luna
unica palla di Natale alla tua finestra
io ti mostro a casa mia gli arazzi degli
inconsci
successivi
il palo del calvario piantato nella mia lingua
di donna
scheggia trasmessa da donne di prima
le brute senza scuola né libri che parlavano
dei possibili fra bucato Dio e
dodici figli
non godere sui muri
vengo da un paese dove le donne si
sgravano ciò
lascia tracce
nodi nei capelli.
Versi che sembrano rappresentare in
modo molto originale quella realtà, stratificata e composita.
La poetessa scompone
infatti il senso logico e la costruzione sintattica della frase introducendo
enjambements che la
disarticolano :”Ti faccio vedere me stessa e la mia decorazione
interiore /i tappeti rossi sesso/ e lingua /per accoglierti da re”,dove il
senso è: ti faccio vedere la mia decorazione interiore, i tappeti rossi, sesso
e lingua per accoglierti da re.
La comprensione immediata
diventa quindi impossibile. Il lettore è obbligato a compiere un lavorio
interpretativo per ripristinare la logica della frase. Questo lavorio potrebbe
corrispondere al travaglio psicanalitico che lei stessa ha dovuto compiere per
disfarsi dai traumi, dalle remore, dalle limitazioni tramandate da secoli di
oppressione della donna nel suo paese, che pure ama e che le ha lasciato anche
teneri ricordi, che sono appunto
l’oggetto della poesia.
Se ne parlassero, Gordon
si ravviverebbe almeno per un attimo, incuriosito da un particolare che non
sfuggirebbe alla sua attenzione, per quanto
apparentemente opaca, e non potrebbe fare a meno di tornare a osservare:
-Ancora una volta l’assenza di punteggiatura è determinante per ottenere
quell’effetto sul lettore … Potrei quasi dire che è uno strumento che ha finito
per fare parte integrante della scatola degli attrezzi della poesia contemporanea, che alcune scrittrici,che volevano esprimere
nuove realtà, scelsero per ottenere uno
dei suoi più ricorrenti effetti speciali.
E Zoé continua imperterrita ,dopo aver preso
fiato, mentre assaggia svogliatamente
l’antipasto, che tiene, invece, occupati i due accompagnatori:-…e, nella
diversità di voci e tendenze degli ultimi anni,aggiungerei anche Hélène Dorion[14]…Converrà, converrete …che la scrittura al
femminile è stata prevalentemente scrittura dell’intimo, ma quando il nuovo
rapporto con il proprio corpo diventò poi
rivendicazione …
-Eh, già … il privato è
politico …-riesce a farfugliare Bellini.
Ma Zoé, non ha nessuna intenzione di
cedere il campo e continua, mangiucchiando distrattamente:“…e che dire del
rapporto del testo con la realtà?Ho visto
a volte stravolgere il codice
linguistico, altre volte esprimersi addirittura aldilà dei codici, in un continuo
adattamento …”
- Il che, in letteratura …
Bellini cerca nuovamente di intervenire, ma
Zoé riprende senza lasciargliene il tempo, sia pure con una certa grazia e
delle piccole astuzie seduttive che frenano il povero Fosco.
‘Quando fa così, è decisamente
insopportabile!-pensa Gordon,seguendo la scena e gli scappa un sorriso -
Comunque, peggio per Bellini! Non ho nessuna intenzione di andar in suo aiuto.’
E continua a bere e ad ascoltare senza
dire nulla.
Ecco la poesia della Dorion, alla quale Zoé sta pensando e di cui cita a memoria alcuni versi:
Hélène Dorion |
Ecco la poesia della Dorion, alla quale Zoé sta pensando e di cui cita a memoria alcuni versi:
Da qui muove la luce. Guarda[15]
il vuoto che pesa sulla spalla
sparso fra le finestre
Cerca ciò che tu chiami , l’impossibile
mosaico silenzioso del viaggio
e la lampada che si direbbe bruciata
dal tempo. Guarda solo la stanza
dove risuona la tua vita. L’ombra mai vista
visibile ora, negli occhi della sera.
Fra tutte le terre, il centro, la casa
più al centro, il giardino: canaletti
che tu sarchi, vanga dell’anima
che attira a te il sole
le acque delle piogge sui petali
appena sbocciati. Nel cuore di questo mondo
la carne annerita del nome, teatro delle cose
che tu abbandoni ai venti. Quale uccello nasce
dall’uccello ferito? Tu rifai la tua dimora
ogni giorno, immaginiamo il suolo
sotto la mano, l’albero alto delle stagioni
il cielo piantato nella finestra, il gesto superbo
Qui la scala da dove sale
e ridiscende la storia, in questo dettaglio
che tu incarni. Parole spinte
dietro al silenzio. Poco importa
lo spazio lasciato a te stessa
e resta in sospeso tra i muri, lo scricchiolio degli oggetti –
vedi la finestra, là si agita il mondo
un vento d’alba, e le note del piano
lentamente volteggiano.
Posi il piede, è il mare
che ti scioglie. Dimentichi quasi la piaga
la pietra che giace, sul filo della memoria.
Da anni guardi i rami
come radici, che finalmente si avvicinano.
-… È bella! – esclama subito Fosco, ammirato – Direi, una voce umana che parla di dubbio, solitudine; la voce di un amante e la sua paura. Luce e ombra, morte e rinascita, dal personale all’universale …
Hélène Dorion |
-… È bella! – esclama subito Fosco, ammirato – Direi, una voce umana che parla di dubbio, solitudine; la voce di un amante e la sua paura. Luce e ombra, morte e rinascita, dal personale all’universale …
-Una tenera dedica a un
essere caro che soffre, ma resta generoso e forte?- azzarda, quasi senza
volere, Gordon.
-No-decisa Zoé interrompe
entrambi-Credo invece di poterla interpretare come la storia di una ricerca
interiore, il cammino di chi ha un passato sofferto che non riesce veramente a
superare, anzi di cui tende a restare prigioniero, pur essendo sulla buona
strada per tenerlo sotto controllo:“… i rami/come radici che finalmente si
avvicinano”. Altrove, gli imperativi sembrano sollecitazioni della poetessa che
indica la rotta, anche se poi resta spettatrice del lavorio compiuto dal
personaggio, l’osserva, si interroga sull’esito, mentre continua a suggerirgli
di non chiudersi in sé stesso. ’‘Là ” dove dovrebbe guardare, si oppone al “qui ” dove egli si rinchiude, addirittura
negandosi …
-Una poesia che invita alla rilettura, diciamo
- conclude Fosco un po’ stizzito.
[1]Josée Yvon, regista e
sceneggiatrice occasionale,traduttrice
,insegnante di letteratura e critica
letteraria, nasce a Montréal, Québec, Canada, nel 1950 e muore di Aids nella
stessa città nel 1994.In tutti i suoi lavori ha denunciato l’oppressione sociale
e rappresentato la marginalità e la sessualità attraverso l’uso di immagini
violente,talvolta apertamente pornografiche,e un linguaggio fortemente
popolare.
[3]Caserme, ma anche il nome di un
locale di Montréal frequentato da omosessuali.
[4]Denise Desautels nasce a Montréal,
Québec, Canada, nel 1945.Autrice prolifica,molto attiva nel mondo delle
lettere,è cofondatrice di una casa
editrice e insegnante ;ha collaborato con molti artisti visivi e
ricevuto importanti premi e riconoscimenti.
[6] Il primo convento delle Orsoline
in Quebec fu fondato nel 1639, agli inizi della sua colonizzazione da parte dei
Francesi.
[7] Nel 1759, dopo più di due mesi di
assedio, il Quebec capitola davanti agli attacchi degli Inglesi. L’eroico
Montcalm, responsabile della difesa, aveva giocato una difficile partita contro
un potente nemico, e la mancanza di cibo e armi adeguate, ma i Canadesi
crollarono in un quarto d’ora per un’imboscata. Quando Montcalm morì, seguì una
grossa confusione e molti fuggirono via. La sensazione fu quella che l’intera
Francia, insieme a Montcalm, fosse morta. Fu, in effetti, l’inizio della fine e
dopo un mese anche Montréal fu conquistata dagli Inglesi.
[8] È il primo parco urbano storico
del Canada; sorge sui luoghi dell’assedio del 1759. È chiamato anche Plains de Abraham ed è luogo amato dai Québecois, che lo frequentano per
prendere il sole o praticare attività sportive.
[9] Da Esodo 7:19, in cui Dio
spinge Mosè a chiedere al Faraone la
libertà per Israele, sapendo bene che sarà rifiutata. In tal modo Dio
provocherà una giusta punizione e potrà distruggere l’Egitto.
[10] Il lungo viale di Montréal (Km
8,5) che va da Sud verso Nord.
[11] Catherine Lalonde nasce a
Montréal, Québec, Canada, nel 1974. Autrice precoce (pubblica il suo primo
libro a 16 anni),critica e poeta,insegna educazione fisica e danza
contemporanea. Nel 2009 le è stato conferito il Prix
Émile Nelligan.
[12] Cfr. « Corps
étranger, ©Québec Amérique / La Passe du Vent », In “Couleur Femmes”, op. cit. Trad. di M.G. Bruni.
[13] La tire Sainte Catherine:
sciroppo d’acero, colato sulla neve fino a farne una granatina candita e
appiccicosa che si vende il 25 novembre durante la festa di Santa Caterina.
Oggi anche una caramella di melassa.
[14] Hélène Dorion, nasce a Québec,
Québec, Canada, nel 1958.Laureata in filosofia e letteratura,ha pubblicato una
ventina di opere. Una retrospettiva della sua opera è stata curata dalle
edizioni dell’Hexagone, col titolo ”Mondes
fragiles, choses frêles. Poèmes 1983-2000”( Mondi fragili, cose delicate. Poesie 1983-2000), 2006.Ha ricevuto molti
premi letterari e riconoscimenti.
[15] Hélène Dorion,« Ravir: les lieux,La Différence »,
in « Couleur Femmes »,Op. Cit .Trad. di M.G. Bruni.
Nessun commento:
Posta un commento