martedì 15 gennaio 2013

Poesia di un Québec dalle energie rinnovate .




         -Complimenti! È stato interessantissimo! Però, mi lasci dire, ho sentito la mancanza dell’anima francofona    contemporanea … Conosce già la Josée Yvon, la Desautels, la Lalonde e la Dorion? Le mie amate Québecoises! Devo mandarle la nostra antologia! È stato un bel colpo per la nostra casa editrice.
Gordon ,seduto al tavolo del ristorante,e  in attesa della cena  e mentre beve un bicchiere di Prosecco,  osserva Zoé parlare vivacemente con Bellini che si è subito unito a loro dopo il seminario.Guarda pensieroso quel viso che, ultimamente, gli è diventato così caro al solo ricordarlo;  sorride tra sé nel notare che Zoé, questa sera,  ha indossato un  vestitino leggero, che rivela i suoi morbidi fianchi, e  che, quando si interrompe per sorseggiare il vino, sembra perfettamente consapevole di suscitare un certo interesse. Lui sente fortemente la sua vicinanza e: ‘No, non posso più rimandare – pensa-  mentre cerca, nel frattempo,  di farsi venire in mente un posto tranquillo dove poter andare a parlare un po’ insieme a lei dopocena. Senza Bellini, naturalmente.
         -Adoro la Yvon[1]!- sta dicendo Zoé-  Eppure in patria non l’ amano molto e faticava a farsi pubblicare quando era ancora in vita … Troppo radicale! E di un femminismo provocatore che ne fa l’angelo nero della contro-cultura québecoise. Potrei dire che rappresenta la vera voce della pluralità del reale, nel suo intreccio di lingue e identità, anche sessuali   - e mentre parla,  Zoé sta pensando ad una delle Maîtresses Cherokee  della raccolta di poesie della Yvon degli anni Ottanta.
        
Josée Yvon

   Questo il complesso testo integrale di cui le piace regalare qualche passaggio ai suoi perplessi interlocutori:
Quanti romanzi di madonne annamite[2]
Allacciati a sacchi a pelo di lusso
e il pianoforte  si perde
una colonia d’alghe sui denti
si spande come olio
d’una famiglia nucleare
regina delle marinate dubbiose
diamante d’infimo prezzo al napalm
per infiammarsi i piedi d’ammirazione
una ballerina  fornì caprioli e cinghiali
di  fiale di Periactin
un assegno, uno sguardo, un corso classico
lottatrice per les Barrack’[3]
la verità scivola  sui battiscopa unti
non si sfugge proprio ai battiti di speranza
del difficile contagio
come un’ urino-plastica
paralizzata il coltello nella pantofola
un profumo stropicciato
lei non sarà mai
la ragazza tatuata della sauna
facile da seguire marchiata dalla testa ai piedi
le sue cicatrici con funzione di dedica.

         -Una vera poesia  della guarigione delle piaghe, di chi si rialza dopo periodi difficili- interviene Bellini, poco convinto di tutto quell’entusiasmo, giusto per cortesia.
Zoé ha cercato di dire i  versi dell’Yvon tutti d’un fiato.
        -Certo, l’eliminazione totale della punteggiatura non va incontro al lettore, sembra una scelta determinata per nutrire la polisemia del testo- dice svogliatamente Gordon come se intervenisse solo per dovere conviviale.
Come ha già detto inequivocabilmente Zoé, è un gusto quasi perverso della provocazione, quello della Yvon, che fa usare alla poetessa immagini corrosive e ripugnanti, accostate in modo volutamente oscuro con riferimenti autobiografici continui ed evidenti, a rendere una condizione disperata. L’ambiguità viene sottolineata dalla completa eliminazione della punteggiatura, come ha intuito Gordon, che dà anche ai versi un flusso continuo da cui scaturiscono immagini quasi sovrapposte. Autrice marginalizzata dal pubblico e dall’editoria, in una regione come quella del Québec,a quel tempo ancora meno aperta a modelli di vita diversificati e a tematiche in forte contrasto con un certo perbenismo accademico e un po’ bigotto.
         -...  oppure - continua imperterrita Zoé-  mi viene in mente una poesia  di Denise Desautels[4]. La
conosce? 
Denise Desautels,premio di letteratura europea - Strasburgo.
Prix de Littérature Francophone Jean Arp
2010
Denise DESAUTELS
(QUÉBEC)

 Sognare Québec voi dite[5]:
1.
Altrove qui
ai margini del mondo
ci si chiede dove si è, dove si viva, dove si sogni
in quale lingua, con quale mano
sinistra, se sinistra

talvolta immenso, il gesto, si direbbe
come un  cuore,
il continente dappertutto intorno
e la stranezza  la più intima

scrivere qui la gravità del desiderio
l’orizzonte, la storia
il lungo fiume e la memoria viva
d’una parola, poi d’un’altra
apprese qui: aprile, maggio
fantasma, foresta, uccello  o coltre
_ quando nevica ancora
al  femminile forse
su un altro tono
sempre _
felicemente oscure, le parole
come i fatti: Québec, le  Orsoline[6], il cranio di Montcalm[7]
sotto una campana di vetro
e i Champs de Bataille[8]

Nascita e morte sempre
qualche secolo dopo
bruscamente.

2.
Urbana resistente
sempre più lacerata fra due terre
cerco, scruto, soppeso
la prossimità e la lontananza
i volti simili
e l’unanime lucidità

“Sognare Québec” voi dite

Ora confusione improvvisa
le mie frasi si mescolano
agli avvenimenti delle città e dei continenti
davanti a bastioni, feritoie, laghi, deserti o grattacieli
io mi monto la testa, e tutte le autostrade
mi tornano cariche di cenere.
There Will Be Blood, There Will Be Blood[9]
Più in alto, molto più in alto io respiro e cammino
avenue  Christophe -  Colomb [10] o altrove
_ fra due capi del mondo
in questo paese recente
stravagante e sognatrice
ad ogni passo stupita
d’esser tornata
d’essere qui
“Sognare Québec” voi dite

Ad ogni passo l’enigma
ciò che si lascia di sé alla frontiera
ciò che l’aurora, senza nulla tradire, raccoglie.

       -… una poesia in cui segrete sensibilità femminili si intrecciano ai ricordi del Passato; tutto reso  attraverso illuminazioni improvvise e mediante una lingua a metà strada tra poesia e prosa. Come se la Desautels volesse farci cogliere la sfasatura tra macrostoria e piccole storie personali che continuano ad intrecciarsi su piani temporali diversi. I luoghi legati alla storia nazionale sono diventati luoghi del quotidiano, di piccoli gesti, luoghi di solitudine e follia, con un sentore di distruzione e morte. Se vogliamo, ancora una poesia intimistica, ma come in esilio  nel suo stesso paese … È una sorta di poesia dell’erranza.
        Una regione  strana, la provincia del Québec, che attrae e respinge ad un tempo, per il fascino delle molteplici contraddizioni, eredità di un  passato recente, difficile, povero e chiuso, contro un presente liberato, che però ne  conserva ancora le cicatrici. È emblematico, a questo proposito, il testo di Catherine Lalonde[11]:

 
Catherine Lalonde

 Ti mostro me stessa e la mia decorazione interiore [12]
i tappeti rossi sesso
e lingua
per accoglierti da re
i bruchi  delle stie gli incendi fertili
le piccole sfere di legno  trascinate dalla corrente
l’aurora boreale la notte in cui Petronilla ha partorito
i cuccioli di terra molle
le immagini rimaste bendate nell’arco della mia infanzia
e il bersaglio della mia morte
io ti mostro la tire[13] la tire Santa
 Caterina
impiastricciata  nelle mie trecce
la collezione di alberi morti di mio padre i gran
falò di San Giovanni che davano riflessi rossi ai capelli
la riserva dei Gran Giardini quella foresta difforme
i suoi alberi bruciati nel mio ventre ma rimasti in piedi
il suolo raro che dovrebbe essere altrove ma
che lascia risalire fossili e ricordi il mio
Giardino personale carne delle
Meraviglie e delle Angosce
la notte appende la sua luna
unica palla di Natale alla tua finestra
io ti mostro a casa mia gli arazzi degli inconsci  
successivi
il palo del calvario piantato nella mia lingua di donna
scheggia trasmessa da donne di prima
le brute senza scuola né libri che parlavano
dei possibili fra bucato Dio e
dodici figli
non godere sui muri
vengo da un paese dove le donne si sgravano ciò
lascia tracce
nodi nei capelli.
            Versi che sembrano rappresentare in modo molto originale quella realtà, stratificata e composita.
            La poetessa scompone infatti il senso logico e la costruzione sintattica della frase introducendo enjambements che la  disarticolano :”Ti faccio vedere me stessa e la mia decorazione interiore /i tappeti rossi sesso/ e lingua /per accoglierti da re”,dove il senso è: ti faccio vedere la mia decorazione interiore, i tappeti rossi, sesso e lingua per accoglierti da re.
            La comprensione immediata diventa quindi impossibile. Il lettore è obbligato a compiere un lavorio interpretativo per ripristinare la logica della frase. Questo lavorio potrebbe corrispondere al travaglio psicanalitico che lei stessa ha dovuto compiere per disfarsi dai traumi, dalle remore, dalle limitazioni tramandate da secoli di oppressione della donna nel suo paese, che pure ama e che le ha lasciato anche teneri ricordi, che sono  appunto l’oggetto della poesia.
            Se ne parlassero, Gordon si ravviverebbe almeno per un attimo, incuriosito da un particolare che non sfuggirebbe alla sua attenzione, per quanto  apparentemente opaca, e non potrebbe fare a meno di tornare a osservare: -Ancora una volta l’assenza di punteggiatura è determinante per ottenere quell’effetto sul lettore … Potrei quasi dire che è uno strumento che ha finito per fare parte integrante della scatola degli attrezzi  della poesia contemporanea, che  alcune scrittrici,che volevano esprimere nuove realtà, scelsero  per ottenere uno dei suoi più ricorrenti effetti speciali. 
            E  Zoé continua imperterrita ,dopo aver preso fiato, mentre assaggia  svogliatamente l’antipasto, che tiene, invece, occupati i due accompagnatori:-…e, nella diversità di voci e tendenze degli ultimi anni,aggiungerei anche Hélène Dorion[14]…Converrà, converrete …che la scrittura al femminile è stata prevalentemente scrittura dell’intimo, ma quando il nuovo rapporto con il proprio corpo diventò poi  rivendicazione …
          -Eh, già … il privato è politico …-riesce a farfugliare Bellini.
         Ma Zoé, non ha nessuna intenzione di cedere il campo e continua, mangiucchiando distrattamente:“…e che dire del rapporto del testo con la realtà?Ho  visto a volte stravolgere  il codice linguistico, altre volte  esprimersi  addirittura aldilà dei codici, in un continuo adattamento …”
        - Il che, in letteratura  
        Bellini cerca nuovamente di intervenire, ma Zoé riprende senza lasciargliene il tempo, sia pure con una certa grazia e delle piccole astuzie seduttive che frenano il povero Fosco.
       ‘Quando fa così, è decisamente insopportabile!-pensa Gordon,seguendo la scena e gli scappa un sorriso - Comunque, peggio per Bellini! Non ho nessuna intenzione di andar in suo aiuto.’
         E continua a bere e ad ascoltare senza dire nulla.

 
Hélène Dorion

          Ecco la poesia della Dorion, alla quale Zoé sta pensando e di cui cita a memoria alcuni versi:
Da qui muove la luce. Guarda[15]
il vuoto che pesa sulla spalla
sparso fra le finestre

Cerca ciò che tu chiami , l’impossibile
mosaico silenzioso del viaggio
e la lampada che si direbbe bruciata
dal tempo. Guarda solo la stanza
dove risuona la tua vita. L’ombra mai vista
visibile ora, negli occhi della sera.

Fra tutte le terre, il centro, la casa
più al centro, il giardino: canaletti
che tu sarchi, vanga dell’anima
che attira a te il sole
le acque delle piogge sui petali
appena sbocciati. Nel cuore di questo mondo
la carne annerita del nome, teatro delle cose
che tu abbandoni ai venti. Quale uccello nasce
dall’uccello ferito? Tu rifai la tua dimora
ogni giorno,  immaginiamo il  suolo
sotto la mano, l’albero alto delle stagioni
il cielo piantato nella finestra, il gesto superbo

Qui la scala da dove sale
e ridiscende la storia, in questo dettaglio
che tu incarni. Parole spinte
dietro al silenzio. Poco importa
lo spazio lasciato a te stessa      

e resta in sospeso tra i muri, lo scricchiolio degli oggetti –
vedi la finestra, là si agita il mondo
un vento d’alba, e le note del piano
lentamente volteggiano.

Posi il piede, è il mare
che ti scioglie. Dimentichi quasi la piaga
la pietra che giace, sul filo della memoria.
Da anni guardi i rami
come radici, che finalmente si avvicinano.
 
Hélène Dorion

           -… È bella! – esclama subito Fosco, ammirato – Direi,  una voce umana che parla di dubbio, solitudine; la voce di un amante e la sua paura. Luce e ombra, morte e rinascita, dal personale all’universale … 
         -Una tenera dedica a un essere caro che soffre, ma resta generoso e forte?- azzarda, quasi senza volere, Gordon.
        -No-decisa Zoé interrompe entrambi-Credo invece di poterla interpretare come la storia di una ricerca interiore, il cammino di chi ha un passato sofferto che non riesce veramente a superare, anzi di cui tende a restare prigioniero, pur essendo sulla buona strada per tenerlo sotto controllo:“… i rami/come radici che finalmente si avvicinano”. Altrove, gli imperativi sembrano sollecitazioni della poetessa che indica la rotta, anche se poi resta spettatrice del lavorio compiuto dal personaggio, l’osserva, si interroga sull’esito, mentre continua a suggerirgli di non chiudersi in sé stesso. ’‘Là ” dove dovrebbe guardare, si oppone al  “qui ” dove egli si rinchiude, addirittura negandosi …
         -Una poesia che invita alla rilettura, diciamo - conclude Fosco un po’ stizzito.
 


[1]Josée Yvon, regista e sceneggiatrice  occasionale,traduttrice ,insegnante di letteratura e  critica letteraria, nasce a Montréal, Québec, Canada, nel 1950 e muore di Aids nella stessa città nel 1994.In tutti i suoi lavori ha denunciato l’oppressione sociale e rappresentato la marginalità e la sessualità attraverso l’uso di immagini violente,talvolta apertamente pornografiche,e un linguaggio fortemente popolare.
[2]Josée Yvon. In “Couleur femmes”, Le Castor Astral/Le NouvelAthanor. Paris .2010.Trad. M.G.Bruni.
[3]Caserme, ma anche il nome di un locale di Montréal frequentato da omosessuali. 
[4]Denise Desautels nasce a Montréal, Québec, Canada, nel 1945.Autrice prolifica,molto attiva nel mondo delle lettere,è cofondatrice di una casa  editrice e insegnante ;ha collaborato con molti artisti visivi e ricevuto importanti premi e riconoscimenti.
[5] Denise Desautels.In “Couleur Femmes”, op.cit.; trad. M.G. Bruni.
[6] Il primo convento delle Orsoline in Quebec fu fondato nel 1639, agli inizi della sua colonizzazione da parte dei Francesi.
[7] Nel 1759, dopo più di due mesi di assedio, il Quebec capitola davanti agli attacchi degli Inglesi. L’eroico Montcalm, responsabile della difesa, aveva giocato una difficile partita contro un potente nemico, e la mancanza di cibo e armi adeguate, ma i Canadesi crollarono in un quarto d’ora per un’imboscata. Quando Montcalm morì, seguì una grossa confusione e molti fuggirono via. La sensazione fu quella che l’intera Francia, insieme a Montcalm, fosse morta. Fu, in effetti, l’inizio della fine e dopo un mese anche Montréal fu conquistata dagli Inglesi.  
[8] È il primo parco urbano storico del Canada; sorge sui luoghi dell’assedio del 1759. È chiamato anche Plains de Abraham ed è luogo amato dai Québecois, che lo frequentano per prendere il sole o praticare attività sportive.
[9] Da Esodo 7:19, in cui Dio spinge  Mosè a chiedere al Faraone la libertà per Israele, sapendo bene che sarà rifiutata. In tal modo Dio provocherà una giusta punizione e potrà distruggere l’Egitto.
[10] Il lungo viale di Montréal (Km 8,5) che va da Sud verso Nord.
[11] Catherine Lalonde nasce a Montréal, Québec, Canada, nel 1974. Autrice precoce (pubblica il suo primo libro a 16 anni),critica e poeta,insegna educazione fisica e danza contemporanea. Nel 2009 le è stato conferito il Prix  Émile Nelligan.
[12] Cfr. « Corps  étranger, ©Québec Amérique / La Passe du Vent », In “Couleur Femmes”, op. cit. Trad. di M.G. Bruni.
[13] La tire Sainte Catherine: sciroppo d’acero, colato sulla neve fino a farne una granatina candita e appiccicosa che si vende il 25 novembre durante la festa di Santa Caterina. Oggi anche una caramella di melassa.
[14] Hélène Dorion, nasce a Québec, Québec, Canada, nel 1958.Laureata in filosofia e letteratura,ha pubblicato una ventina di opere. Una retrospettiva della sua opera è stata curata dalle edizioni dell’Hexagone, col titolo ”Mondes fragiles, choses frêles. Poèmes 1983-2000”( Mondi fragili, cose delicate. Poesie 1983-2000), 2006.Ha ricevuto molti premi letterari e riconoscimenti.
[15] Hélène Dorion,« Ravir: les lieux,La Différence », in « Couleur Femmes »,Op. Cit .Trad. di M.G. Bruni.

Nessun commento:

Posta un commento