XIV.
La Hùrì e il Poeta.(1)
Né del vino hai tu la voglia
né d'uno sguardo mi degni,
strana cosa è che non sappia
l'arti e il gioco dell'Amore.!
Tutti fatti di ricerca,
impastati son di brama,
il respiro che tu ardi
la canzone che tu intoni.
Quale mondo malioso
hai creato con un canto!
Il giardino ora di Iram(2)
sol mi sembra freddo incanto!
Il Poeta
Travii il cuore dei viandanti
con parole ardite aguzze.
ma il piacere suo non giunge
alla punta della spina!
Ma che far se mia Natura
non s'adatta mai a mia mèta!
Impaziente e inquieto è il cuore
come brezza in un roseto!
Quando l'occhio si sofferma
su fanciulla graziosa
sento già del cuore un palpito
per bellezza più sublime!
da scintilla viglio stella,
nella stella cerco un sole,
spregio stazioni e mète,
ché fermata è, per me ,morte.
Quando il soffio smeraldino
m'offre il vino dell'Aprile,
già ad un altro canto il labbro
s'aore e a nuove primavere.
Il mio fine cerco in quello
che non ha fine giammai :
con lo sguardo inquieto errante,
con speranze mille in cuore.
Muore il cuore degli amanti
in un Paradiso Eterno:
luogo senza pena ,e canti,
senza strazio, senza amico!
Trad. di Alessandro bausani.
1) Questa poesia è una "risposta" sl goethiano Anklang (nel
Chuld-Namch del West-Gotliche Diwan)che presenta un simile dialogo fra la hùrì e il Poeta.L'ammirazione di Iqbal per Goethe era grandissima
(2)Favoloso giardino nel Yemen ,spesso identificato cin i giardini del Paradiso.,cime qui.
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