102. Io e la mia felicità
aspettiamo
le vibrazioni dei tuoi passi.[1]
Sono versi ossessivi e dolci allo stesso
tempo, carichi di erotismo. La voce di Maram al Masri è calda e i suoni della
sua lingua ti entrano dentro. Gordon segue la traduzione sullo schermo e pensa
‘È proprio come dice Zoé: un linguaggio
semplice che sembra ingenuo, ma non lo è. La disperazione, la passione che sta dietro alla scelta di queste parole le rende esplosive
nell’amarezza del disincanto. E gli oggetti che cita … i dolci, il cassetto, il
cappotto.. sono cose da nulla, di tutti i giorni, ma che diventano piene di
significato. Come una denuncia di corpi di reato.’
Intanto, altre poesie vengono lette in
traduzione dalle attrici presenti; e dopo un breve intermezzo musicale, Zoé
spiega che la voce che parla nelle
poesie di Maram è quella di una donna
che si sente sola, sradicata, ma piena di passione. Tra lei e gli uomini che
ama, desidera e teme c’è un groviglio di desiderio, menzogna e rivalità.
I suoi uomini sono infantili, pronti a dimenticare e abbandonare ma
sempre desiderosi di essere rassicurati.
Il
grande poeta Adonis[2]
- continua Zoé - ha detto di amare due
cose della poesia di Maram. La prima è quella di aver saputo dare un linguaggio
a tutti gli aspetti della sua femminilità, la seconda di aver usato una
scrittura che pare organica, quasi scritta da e con il proprio corpo. È uno
stile forse comune ad altre giovani poetesse arabe, così come le tematiche più
frequentemente affrontate da Maram: l’amour fou e l’abbandono, la nostalgia e
lo sradicamento. Quando la ascoltiamo, il suo corpo e la sua poesia sono una
sola cosa .
[1] Maram al Masri, ibidem.
[2] Adonis è lo pseudonimo di Ali
Ahamd al-Said, scelto dallo stesso poeta per sottolineare la sua aspirazione al
rinnovamento. Intellettuale musulmano, poeta e traduttore, ha scritto numerosi
saggi critici sulla poesia. Nasce a Qassabin, Siria, nel 1930. Frequenta
l’università di Damasco, per poi trasferirsi a Beirut nel 1956. Fa parte del
gruppo Tammuz a favore di una
rinascita culturale araba attraverso la rilettura della tradizione in chiave
non nazionalistica o religiosa, ma di apertura alla modernità. Nel 1957 fonda,
con il poeta libanese Yusuf al Hal, la rivista Shi’r (Poesia) e nel 1968, con altri intellettuali la rivista Pawaqif (Posizioni), dove vengono
pubblicati sperimentazioni poetiche, esempi di poesia dialettale e traduzioni
di opere poetiche contemporanee, a sollecitare la nascita di una poesia araba
moderna. Ha discusso nei suoi scritti il problema del rapporto tra arabo
classico e arabo dialettale, considerando il linguaggio un atto creativo e
teorizzando, per il poeta, il ritorno alle origini delle parole, alla loro
primitiva magia. Sensibile agli influssi europei, la sua ispirazione personale
si è fusa in modo originale con la tradizione araba, greca e biblica, mantenendo
con l’innovazione una continuità con il passato. Censurato e perseguitato per
le sue idee politiche, sceglie l’esilio e nel 1986 si trasferisce in Francia.
E’stato tradotto in molte lingue e più volte candidato al Premio Nobel per la
letteratura.
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