venerdì 3 marzo 2017

UMBERTO SABA.2








                  Eccole - poiché accetta di asoltarla- la genesi,l'"occasione"
             della  piccola poesia Sera di febbraio  .
                  Stavo quella sera alla finestra di casa mia,che dà su una
             breve erta e dalla quale si vede un tratto del viale XX Settembre.
             Non ero particolamente triste,o almeno non ricordo di esserlo 
             stato.Immaginavo che l'incubo della guerra e quello,per me,di
             una particolare persecuzione,sarebbe presto finito e che ,dopo 
             la guerra ,sarebbe venuta la pace.(S'immagina sempre quello 
             che si desidera). Inoltre,proprio quel giorno un giovane,che
             non conoscevo personalmente,aveva scritto dicendomi,a
             propositodella mia poesia ,assai care parole.Non ricordo
             esattamente i pensieri che facevo stando a quella finestra,
            ricordo che vidi passare nel viale XX Settembre un cane che 
            mi pareva essere quello di mia figlia. il cane (Ilo di nome)era
            uno scotch-terrier (spero che lei abbia presente la razza così 
            dolcemente ridicola),il quale aveva una cara singolarità;era 
            riuscito a trasformare in una grazia di più una sua disgrazia 
            individuale:una zampa davanti,deformata da un'artrite infantile,
            rendeva il suo passo ancor più caratteristico e, non saprei dire
            come  né perché,più grazioso.(la stessa cosa avevo osservata 
            nella giovane Duchessa d'Aosta ,che aveva una gamba operata,
            e poche volte vidi una donna camminare con più eleganza e 
            con più leggerezza).
                 Il mio dubbio fu in breve risolto. Subito dopo il cane vidi
           passare,assieme al suo fidanzato(allora militare)mia figlia;i 
          due stavano fisicamente,e con quel battistrada,molto bene
          assieme...Mi venne voglia di raggiungerli; feci anzi un pensiero:
          se facevo a tempo a trovarli,tutto mi sarebbe andato bene. Scesi 
          in fretta le scale ,e, infatti li raggiunsi. Fu subito dopo averli 
          salutati e lasciati che mi nacque ,di getto,la piccola poesia.E'
          lì che vidi ,vicino al chiosco degli aborriti giornali,"l'indifferente
          gioventù"(così diversa  da quella dell'altra guerra)sbandare "a
          povere mete"(Forse andava semplicemente al cinematogrfo;ce 
          n'era uno nei paraggi). I cinque  versi furono composti mentre
          tornavo a casa,in sì e no ,cinque minuti."Se anche-pensavo - le
           cose dovessero volgere,per me  ,al peggio,c'è sempre in fine ,
          la morte."( Ma questo pensiero della morte concepito come il 
          meritato sonno dopo una giornata di duro lavoro,mi fu sempre
          fraterno).
             Non ebbi mai dubbi su quella poesia,tranne su quel "s'allaccia"
          (indifferente gioventùs'allaccia)che temevo - temo ancora- possa
           generare nel lettore un equivoco,che io alluda cioè a un 
           allacciamento amoroso tra fidanzati  .In realtà gli indifferenti
           che formavano quella sera catena ed ostruivano quasi il passaggio                          (camminavano tenendosi a braccio e non potevano sciogliersi 
           per dare il passo a nessuno)erano in gran parte giovanotti;c'erano
           sì, fra  loro,anche delle ragazze;ma né gli uni né le  altre parevano
          avere pensieri  amorosi;se no,forse,mi sarebbero apparsi meno
          indifferenti...(Nel Canzoniere del '45 è detto ,invece,di "si allaccia",
          "si incontra";ma non era né bello né esatto,e ritornai subito dopo
           alla prima versione ).Non voglio dimenticarmi di dirle che,strada                     facendo,comperai una bottiglia di  vino in una Cooperativa 
            pure lì vicina, dove trovai anche una qualità di formaggio a me
           molto gradita e che,nel '41, si trovava di rado (panerone). Feci
           insomma i pochi passi del ritorno con animo sereno e quando,più
           tardi, mia figlia ritornò a casa,le dissi la piccola poesia,che le
           piacque molto ...
              
            (da La Stampa)

   

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