venerdì 24 ottobre 2014

Ancora Poesia Francese Contemporanea.J.Baude2



Jeanine Baude



















La  fede nella parola poetica si esprime anche in un libro in un certo senso atipico rispetto ad altri suoi libri: Juste une pierre noire, Ed. Bruno Doucey, 2010 (di cui il lettore troverà qui alcuni stralci). Jeanine Baude lo dedicò a Andrée Chedid citata in esergo: «Non è di morire ciò di cui noi moriamo» che apre uno scottante poemetto composto da pagine scritte dopo un’ esperienza estrema, ossia un coma durato otto giorni: «con questo corpo tornato all’infanzia del suo corpo» seguito da un insperato ritorno alla luce. Certo, libro rischioso e di tale rischio è consapevole l’autrice: Quale poesia, quale giusta distanza per stendere sulla pagina una simile massiccia e improvvisa notte?
Tuttavia a  J.B. riesce perfettamente il passaggio dal personale all’universale. Ciò avviene per la forza di una straordinaria empatia, per l’uso d’un linguaggio poetico intimo eppure non dolente, ripulito da ogni abbellimento, con un fraseggio misurato pur se pieno di slanci inattesi: «scrivendo al quotidiano il sudore il sangue la sciarpa di fuoco / che frusta le anche il ventre come neve e vento che dondolano». Un libro scritto «a parole scoperte» dove ella tesse e ritesse la tela del suo discorso in stato di grazia e in cui spicca l’immagine della pietra urtata nel sentiero, poi allude alla pietra che teniamo in tasca e che vorremmo continuare a toccare come fosse un talismano che rassicura e protegge, o ancora, come arma di difesa. «Dimmi il raddoppiamento delle radici / la donna che avanza senza ormeggi / e senza timore in piedi nella distanza / colei che scrive a rovescio delle correnti».
Come non avvertire un qualcosa di sacrale e nel contempo di profondamente umano nei versi (in questo caso ‘narrativi’) di un’autrice che cita i vangeli con vere e proprie ‘stazioni’ come nella Via Crucis, scritti in un corsivo che si potrebbe immaginare anche come testo a fronte dei suoi versi. Pur essendo agnostica Jeanine Baude è aperta alla comprensione d’ogni confessione (la pietra nera in oggetto è anche quella dell’Islam) con una insaziabile curiosità per ciò che per comodità chiameremo l’invisibile (e che talvolta la poesia ha il potere di rendere visibile), alla ricerca «del fervente e del nuovo sulla notte che avanza» e senza disdegnare la poesia d’impegno tanto bistrattata, ma priva di rigidezze e indottrinamenti che spesso la mortificavano. La sua è una voce ferma dinanzi alle cose inaccettabili: «scrivere al quotidiano rilucente del terribile consumarsi / i ricordi i bambini gli operai il loro sequestro».
Da quell’esperienza trae forza e fondamento e chi legge ne avverte la deflagrazione prima ancora di aver tentato la cattura del senso.
                                                                                             a  cura di Viviane Ciampi

*
Je ne sortirai pas de ce dénuement, de cette perte.
J’irai jusqu’au bout de la nuit.
Je m’engloutirai sous l’écorce d’un arbre
qui ressemblerait à un homme debout.
Je me coucherai contre les murs de toutes les caves,
dans tous les immeubles des plus lointaines banlieues.
Ceux qui ont des graffiti, du sperme et du sang.
Ceux qui dégoulinent de crasse, d’humeurs, de tumeurs et de chancres.
Ceux que personne ne veut voir.
Ceux qu’on oublie. 
Ceux qui désertent la lumière. Ceux qui puent l’angoisse.
Ceux qui n’ont jamais connu d’horizon.
Ceux fermés à tout jamais. Les murs d’orbe.
Tandis que la mer continue à bercer le rivage.

*



Giammai uscirò da questa indigenza, da questa perdita.

Andrò fino in fondo alla notte.

Mi seppellirò sotto la scorza di un albero
che abbia le sembianze di un uomo in piedi.

Mi sdraierò contro i muri di tutte le cantine,
in tutti i caseggiati delle più sperdute periferie.
Quelli che hanno graffiti, sperma e sangue.
Quelli che sgocciolano di lerciume, di umori, di tumori e gangrene.
Quelli che nessuno vuol vedere.

Quelli che dimentichiamo.

Quelli che abbandonano la luce. Quelli dal fetore d’angoscia.
Quelli che non hanno mai conosciuto orizzonte.
Quelli chiusi per sempre. I muri ciechi.

Mentre il mare insiste a cullare la riva.


*                                   

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