lunedì 15 settembre 2014

Poetessa argentina contemporanea.Laura Yasan.1.

 


LAURA YASAN 





 








E’ nata nel 1960,a Buenos Aires, dove vive. Ha pubblicato i libri di poesia: Doble de alma (1995), Cambiar las armas (1997), Loba negra (1999; seconda edizione 1999, Costa Rica), Cotillón para desesperados (2001), Tracción sangre (2004), Ripio (2007), la llave marilyn (Cuba 2009; Argentina 2010), Animal de presa (Spagna 2011) e Safari - Antología personal (Messico 2012).
Loba negra ha ricevuto il Premio Unico de Poesía EDUCA, Costa Rica, 1998 e il Premio del Fondo Nacional de las Artes, Buenos Aires, 1998; Cotillón para desesperados la Segnalazione speciale della giuria al IV Premio Internacional de Poesía Ciudad de Medellín, Colombia. La llave marilyn ha ricevuto a Cuba il Premio Casa de las Américas 2008 e Animal de presa, in Spagna, il Premio Carmen Conde 2011.
Ripio nel 2011 ha vinto il Premio Municipal de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires.
Suoi testi poetici sono stati pubblicati su riviste argentine e straniere e inseriti in diverse antologie. Parte della sua opera è stata tradotta in tedesco e in inglese, e pubblicata,ad esempio,nell’antologia ”Poetry Ireland Review”(Irlanda,2002).Integra il comitato di redazione della rivista letteraria”Los rollos del mal muerto”,dal 2000.
Organizza laboratori di scrittura in penitenziari, riformatori minorili, biblioteche , case di cura,residenze di anziani, sindacati, senza escludere il settore privato. Coordina il progetto di lavoro “Palabra Virtual”, laboratori di creazione letteraria attraverso la posta elettronica.


La poesia di Laura Yasan corre su un doppio binario: è intima ma proiettata all’esterno, vissuta per le avenidas di Buenos Aires, nei bar o in viaggio per strade dissestate o sconosciute. Fin dall’esordio con Doble de alma (1995) la ricerca delle “zone mute” dell’io è parallela a quella delle ombre e della morte, tra realtà e apparenza: “ho visto la furia del sole cadere come un presagio sulla carcassa del mondo”, scrive in un testo che evoca la dittatura militare, il manto nero tessuto di crimini. In Cambiar las armas (1997) i temi sono gli stessi e il terrore è la barriera che impedisce di tornare a vivere e accecare i fantasmi. 

Una poesia – dedicata a Juan Gelman e dove si cita Julio Cortázar – si apre con il verso perentorio: “quel che non posso è dimenticare”. 

  La descrizione della donna moderna che sfida i luoghi comuni, le imitazioni nello “zoo dell’artificio” avrà il suo specifico territorio in Loba negra (1999), dove armare il corpo è bersi un coltello, aprirsi all’interno per affrontare la paura, scardinare uomini “dagli occhi pieni di lucchetti”, trovare un’uscita di emergenza. In Cotillón para desesperados (2001) e in Tracción a sangre (2004) c’è una ricomposizione dei simboli, dei ricordi, il desiderio di perdersi nella bellezza della notte, un rimpianto per le lettere d’amore rimaste nel cassetto e riflessioni sulla scrittura. I suoi ultimi lavori sono la llave Marylin (Cuba 2009, Argentina 2010) e animal de presa, pubblicato in Spagna nel 2011. Nel 2012 è uscita in Messico l’antologia Safari.
E’ lei stessa ad affermare che la sua concezione della poesia coincide con un atto di coraggio. Il coraggio di osare dire. Considera che la poesia sia un’arma e che per avere forza e valore deve essere bellicosa,deve provocare,rimuovere maledicendo. Pensa che i versi che riflettono semplicemente lucide superfici ,spazi dove non si depositano  polvere né umidità ,non sono che sono vili travestimenti che non denunciano la realtà.


Scrive Jorge Boccanera: «quella di Laura Yasan è una poesia scarna che riferisce, con una dose di sarcasmo, la distanza tra ciò che è vivo e ciò che è avvizzito, tra il desiderio e ciò che è realizzato.» Il linguaggio è crudo e diretto, privo di sentimentalismi, con l’uso del dialogo e del parlato, del grottesco, del monologo interiore e del percorso introspettivo, di versi espressionistici e debordanti. Sempre spostandosi come in una giungla urbana e moderna (Safari è il titolo dell’antologia pubblicata recentemente in Messico), nella metropoli di Buenos Aires così piena di vita e che per contrasto esalta il senso di solitudine. Quello di Laura Yasan è un pessimismo operoso e inquieto (“c’è un’altra vita dentro la vita”), sempre in movimento, in viaggio per strade fuori mano e poco frequentate in poesia, all’erta e pronto alla sfida con il tempo e il destino. Ripio è una ragnatela di percorsi, d’immagini che narrano la realtà dell’autrice e, insieme, del mondo in cui viviamo: complesso e fragile, come una miniatura che può spezzarsi per un nonnulla.




 Le poesie qui proposte provengono dalla raccolta Ripio, pubblicata in Argentina nel 2007 e che nel 2011 ha vinto il Premio Municipal de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires. In America la parola “ripio” è usata per indicare il materiale con il quale si tracciano strade secondarie, in italiano potrebbe essere “pietrisco” ma ha altri significati che entrano nella poetica dell’autrice: un insieme di parole usate tanto per dire qualcosa, per riempire un vuoto, un’assenza di significati. Ripio è la raccolta centrale, della maturità poetica di Laura Yasan: tornano le immagini di distruzione, il taglio contundente che ricorda la poesia di Alfonsina Storni, i tentativi di fuga ma con più autoironia e bravura e si scavano tunnel con un  cucchiaino.
                                                       
                                                   RIPIO

meterse en el espejo como una forma de turismo barato
enfrentar el fastidio de los síntomas
saber que en la penumbra se inventa la mitad
reconocerse en ese cuadro
         -alguien tratando de escapar desde afuera hacia adentro-
trazar a mano alzada el boceto final y compararlo
sobra la percepción
hubo tantos cerrojos para una sola puerta
y tantas puertas para una llave falsa
hubo la minuciosa construcción de un andamio
         ¿para llegar a qué?
         ¿cuál era la aventura que esperaba una vez en la cima de un castillo de naipes?
viajo en ese autobús destartalado por caminos de ripio
el recuerdo ha cambiado los pueblos de lugar
nunca supe ubicarme en el espacio
por eso dejo marcas en los paisajes rotos que genera el desorden
por eso dura tanto un viaje tan corto
no es ganarse el perdón otra forma de olvido
hay que seguir igual cuando adelante hay niebla y llueve polvo
haber salido mil veces del equívoco
para aprender a equivocarse

 

PIETRISCO

mettersi allo specchio come una forma di turismo economico
affrontare il fastidio dei sintomi
sapere che nella penombra la metà è inventata
riconoscersi nel quadro
         – qualcuno che tenta di fuggire da fuori verso dentro –
tracciare a mano alzata il bozzetto finale e confrontarlo
alla percezione
c’erano tanti catenacci per una porta sola
e tante porte per una chiave falsa
c’era la minuziosa costruzione di un’impalcatura
         per arrivare a che cosa?
         qual era l’avventura che un tempo attendeva sulla punta d’un castello di carte?
viaggio nell’autobus malridotto per strade di pietrisco
il ricordo ha modificato i paesi del posto
non ho mai saputo ubicarmi nello spazio
per questo lascio segni nei paesaggi rotti generati dal disordine
per questo dura tanto un viaggio così breve
non si ottiene il perdono con un’altra forma di oblio
occorre proseguire allo stesso modo quando davanti c’è nebbia e piove polvere
essere usciti mille volte dall’equivoco
per apprendere a sbagliare

da Ripio
(Pietrisco, 2007, Nuevohacer, Argentina)
Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini



Nessun commento:

Posta un commento