martedì 23 settembre 2014

Poesia francese contemporanea.Jeanine Baude.2.


Jeanine Baude





















Nulla di puramente decorativo nella scrittura di Jeanine Baude: 
utto si regge sul filo di una intima interdipendenza, tutto si 
specchia, si snoda con la massima consequenzialità. I libri
della poetessa francese, sono  veri e propri progetti letterari
che si traducono in atti d’amore nei confronti della vita, come
ne Le chant de Manhattan, Ed. Seghers, 2006(pagine posteriori
all’undici settembre e di cui riportiamo alcuni stralci).
L’intero canto vuol essere non solo un invito al viaggio in 
una città come New York e più  particolarmente Manhattan – 
vissuta nella sua  viscerale quotidianità – come vero e
proprio microcosmo dell’umanità  gioiosa e dolente.Umanità 
che diventa unico corpo-spirito durante  l’infinita flânerie 
dell’autrice. Ecco allora il dipanarsi della Storia dei popoli
(le migrazioni, il razzismo, il dolore e la speranza), la 
vertigine d’una città votata al métissage coi giorni e le notti 
che si  rincorrono, il reticolo di strade e il cumulo di suoni e 
odori,gli arrivi e le partenze, il jazz, la tragedia col suo 
bagaglio di brutti sogni:«Il dolore, non è soltanto una parola 
ma  il colore delle pietre». In sottofondo echeggia la storia
di una fede  nella capacità poetica intesa come metafora 
dell’esistenza stessa.

The night is beautiful
So the faces of my people.
The stars are beautiful
So the eyes of my people.
Beautiful, also, is the sun.
Beautiful, also, are the souls of my people.
Langston Hughes “My People”
You speak and sing
And that you dread
The abstraction?
- The song in the head?
Why should I dread
What outlasts
Louis Zukofsky “A-12”


a cura di Viviane Ciampi

                                  ***



                                                                         continua


Nessun commento:

Posta un commento