!.VACCA.
A Luis Lacasa
Si accovacciò la vacca ferita.
alberi e ruscelli s’arrampicavano sulle sue corna.
il muso sanguinava nel cielo.
il suo muso d’api,
sotto il baffo lento della bava.
Un urlo bianco alzò la mattina.
Le vacche morte e le vive,
rossore di luce o miele di
stalla
muggivano con gli occhi
socchiusi.
Lo sappiano le radici
e quel bambino che affila il suo
temperino
che ormai si possono mangiare la
vacca.
In alto impallidiscono
lune e jugulari.
Quattro zampe tremano nel vento.
Lo sappia la luna
e questa notte di rocce gialle:
che ormai se n’è andata la vacca di cenere.
Che se ne andò muggendo
nella rovina dei cieli rigidi
dove mangiano morte gli
ubriachi.
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