mercoledì 25 settembre 2019

3.Luna e panorama degli insetti.(Poesia d'amore).Garcìa Lorca





3.LUNA E PANORAMA DEGLI INSETTI

               (POESIA DAMORE)

                        La luna brilla sul mare,

                                                 sulla vela geme il vento

                                                 e alza lievemente

                                                 onde dargento e azzurro  

                                                  

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Il mio cuore avrebbe la forma di una scarpa

se ogni villaggio avesse una sirena.

Ma la notte è interminabile quando si appoggia sui malati

e ci sono navi che cercano dessere guardate per potersi

   affondare tranquillamente.



Se il vento soffia debolmente

il mio cuore ha la forma di una bambina.

Se il vento rifiuta di uscire dai canneti

il mio cuore ha la forma di una millenaria merda di toro.



Vogare, vogare ,vogare, vogare

verso il battaglione di punte disuguali

verso un paesaggio di agguati polverizzati.

Notte uguale alla neve,ai sistemi sospesi.

E la luna.

La luna!

No,la luna.

la volpe delle taverne,

il gallo giapponese che si mangiò gli occhi,

Le erbe masticate.



Non ci salvano le tenie sui vetri

né le erboristerie dove il metafisico

incontra gli altri versanti del cielo.

Le. forme ingannano. Solo esiste

il cerchio di bocche dossigeno.

E la luna.

No ,la luna.

Gli insetti,

i morti minuscoli sulle rive,

dolore in longitudine,

iodio in un punto,

le folle nello spillo.,

il nudo che raccoglie il sangue di tutti,

e il mio amore che non è un cavallo né una bruciatura ,

creatura di cuore divorato.

Il mio amore!



Cantano,gridano,gemono;Volto. Il tuo volto. Volto.

Le mele sono uniche,

Le dalie identiche,

la luce ha un sapore di metallo finito

e il campo di tutto un lustro starà nella guancia della moneta.

Ma il tuo volto copre i cieli del banchetto.

Cantano,,gridano,,gemono!

Coprono ,assaltano,spaventano!



E necessario camminare,svelti!,sulle onde ,sui rami,

nelle strade disabitate del medioevo che scendono al fiume,

nei negozi di pelle dove suona un corno di vacca ferita,

sulle scale ,senza timore!,sulle scale.

Cè un uomo pallido che fa il bagno in mare :

è così fragile che i riflettori gli hanno mangiato giocando il cuore.

E nel Perù vivono mille donne,o insetti?,che notte e giorno

fanno cortei e sfilate incrociando le loro vene.

un minuscolo guanto corrosivo mi imprigiona. Basta!

Nel fazzoletto ho sentito lo schianto

della prima vena che si rompe.

Cura i tuoi piedi,amore,le tue mani!

ché io devo offrire il mio volto,

il mio volto, il mio volto!ah, il mio volto mangiato!



Questo casto fuoco per il mio desiderio,

questa confusione per ansia di equilibrio,

questo innocente dolore di polvere nei miei occhi,

solleverà langoscia dun altro cuore

divorato dalle nebulose.



Non ci salva la gente delle calzolerie,

né i paesaggi che diventano musica con le chiavi ossidate.

Menzogna i venti. Solo esiste

una culla nel granaio

che ricorda tutte le cose.

E la luna.

No la luna.

Gli insetti,

solo gli insetti

crepitanti,mordenti,tremanti,ammucchiati,

e la luna

con un guanto di fumo seduta sulla porta delle macerie.

La luna!



New York,4 gennaio 1930


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