3.LUNA E PANORAMA DEGLI INSETTI
(POESIA D’AMORE)
La luna brilla sul mare,
sulla vela geme il vento
e alza lievemente
onde d’argento e
azzurro
Espronceda
Il mio cuore avrebbe la forma di
una scarpa
se ogni villaggio avesse una
sirena.
Ma la notte è interminabile
quando si appoggia sui malati
e ci sono navi che cercano d’essere guardate per potersi
affondare tranquillamente.
Se il vento soffia debolmente
il mio cuore ha la forma di una
bambina.
Se il vento rifiuta di uscire
dai canneti
il mio cuore ha la forma di una
millenaria merda di toro.
Vogare, vogare ,vogare, vogare
verso il battaglione di punte
disuguali
verso un paesaggio di agguati
polverizzati.
Notte uguale alla neve,ai
sistemi sospesi.
E la luna.
La luna!
No,la luna.
la volpe delle taverne,
il gallo giapponese che si
mangiò gli occhi,
Le erbe masticate.
Non ci salvano le tenie sui
vetri
né le erboristerie dove il
metafisico
incontra gli altri versanti del
cielo.
Le. forme ingannano. Solo esiste
il cerchio di bocche d’ossigeno.
E la luna.
No ,la luna.
Gli insetti,
i morti minuscoli sulle rive,
dolore in longitudine,
iodio in un punto,
le folle nello spillo.,
il nudo che raccoglie il sangue
di tutti,
e il mio amore che non è un
cavallo né una bruciatura ,
creatura di cuore divorato.
Il mio amore!
Cantano,gridano,gemono;Volto. Il tuo volto. Volto.
Le mele sono uniche,
Le dalie identiche,
la luce ha un sapore di metallo finito
e il campo di tutto un lustro starà nella guancia
della moneta.
Ma il tuo volto copre i cieli del banchetto.
Cantano,,gridano,,gemono!
Coprono ,assaltano,spaventano!
E’ necessario camminare,svelti!,sulle onde ,sui rami,
nelle strade disabitate del
medioevo che scendono al fiume,
nei negozi di pelle dove suona
un corno di vacca ferita,
sulle scale ,senza timore!,sulle
scale.
C’è un uomo pallido che fa il bagno in mare :
è così fragile che i riflettori
gli hanno mangiato giocando il cuore.
E nel Perù vivono mille donne,o
insetti?,che notte e giorno
fanno cortei e sfilate
incrociando le loro vene.
un minuscolo guanto corrosivo mi
imprigiona. Basta!
Nel fazzoletto ho sentito lo
schianto
della prima vena che si rompe.
Cura i tuoi piedi,amore,le tue
mani!
ché io devo offrire il mio
volto,
il mio volto, il mio volto!ah,
il mio volto mangiato!
Questo casto fuoco per il mio
desiderio,
questa confusione per ansia di
equilibrio,
questo innocente dolore di polvere nei miei occhi,
solleverà l’angoscia d’un altro cuore
divorato dalle nebulose.
Non ci salva la gente delle
calzolerie,
né i paesaggi che diventano
musica con le chiavi ossidate.
Menzogna i venti. Solo esiste
una culla nel granaio
che ricorda tutte le cose.
E la luna.
No la luna.
Gli insetti,
solo gli insetti
crepitanti,mordenti,tremanti,ammucchiati,
e la luna
con un guanto di fumo seduta
sulla porta delle macerie.
La luna!
New York,4 gennaio 1930
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