E.SEI POESIE GALIZIANE
1935
Presentazione
Ricorda J.L.Cano :”l viaggio in Galizia[1932]fu particolarmente interessante
per Federica e ne sarebbero derivati
i Seis Poemas galegos. Tenne diverse
conferenze a La Coruna e a Santiago. In
ques’ultima città, soprattutto,quel pugno di giovani inquieti che
in ogni provincia spagnola tiene vivo l’amore per la poesia e per l’arte,lo accolse con entusiasmo. Ne facevano parte, tra gli altri, Arturo Quarado,il pittore Maside,lo sfortunato poeta Feliciano Rolàn – alla cui morte prematura Federico dedicò alcune belle parole- Ernesto Pérez Guerra, Carlos Martinez Barbeito,Domingo Garcìa Sabell,Luis Manteiga,Alvaro Ruibal,il pittore Seoane.Con loro passeggiò instancabilmente per le strade di Santiago,ammirò ogni meraviglia della città,e andò a deporre fiori sulla tomba di Rosalia Castro,nel convento di Santo Domingo,e non fu un semplice gesto di protocollo,perché Federico amava la poesia di Rosalia e collocava la poetessa galiziana al più alto vertice della nostra lirica del XIX s. Più tardi avrebbe confessato a un giornalista di Buenos Aires ?Porto la Galizia nel cuore,perché
lì ho sognato e vissuto molto.’I aeis poemas gallegos furono l’omaggio alla terra della saudade e di Rosalia.”
in ogni provincia spagnola tiene vivo l’amore per la poesia e per l’arte,lo accolse con entusiasmo. Ne facevano parte, tra gli altri, Arturo Quarado,il pittore Maside,lo sfortunato poeta Feliciano Rolàn – alla cui morte prematura Federico dedicò alcune belle parole- Ernesto Pérez Guerra, Carlos Martinez Barbeito,Domingo Garcìa Sabell,Luis Manteiga,Alvaro Ruibal,il pittore Seoane.Con loro passeggiò instancabilmente per le strade di Santiago,ammirò ogni meraviglia della città,e andò a deporre fiori sulla tomba di Rosalia Castro,nel convento di Santo Domingo,e non fu un semplice gesto di protocollo,perché Federico amava la poesia di Rosalia e collocava la poetessa galiziana al più alto vertice della nostra lirica del XIX s. Più tardi avrebbe confessato a un giornalista di Buenos Aires ?Porto la Galizia nel cuore,perché
lì ho sognato e vissuto molto.’I aeis poemas gallegos furono l’omaggio alla terra della saudade e di Rosalia.”
Secondo
Antonio Melis “,Garcia Lorca”?la stessa scelta del gallego indica una volontà persistente di sperimentazione,che
si rivolge qui soprattutto nella direzione di nuovi effetti musicali.
si rivolge qui soprattutto nella direzione di nuovi effetti musicali.
Del resto conosciamo la cultura
musicale di Garcia Lorca che:
in quella straordinaria comunità di maestri,che frequentarono quella particolarissima comunità di artisti senza leader che fu la “Casa de los Chopos”[1],della “Generazione del ‘27”-uno strano raggruppamento di poeti,pittori,cineasti,musicisti e architetti che condividevano la tensione per il rinnovamento non a caso era Federico che intratteneva i presenti, mettendosi volentieri al piano.
in quella straordinaria comunità di maestri,che frequentarono quella particolarissima comunità di artisti senza leader che fu la “Casa de los Chopos”[1],della “Generazione del ‘27”-uno strano raggruppamento di poeti,pittori,cineasti,musicisti e architetti che condividevano la tensione per il rinnovamento non a caso era Federico che intratteneva i presenti, mettendosi volentieri al piano.
[1] La Residenza si poneva il compito iniziale di
supportare l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un ambiente
intellettuale e di convivenza fra
studenti e insegnanti, fra gli uomini delle arti e quelli delle scienze, con un
marcato stampo umanistico, e di essere il centro di accoglienza delle avanguardie europee. Lorca,
Dalí e Buñuel furono tra i residenti più prolifici. Lo scrittore Miguel de
Unamuno, il compositore Manuel de Falla, i poeti Juan Ramòn Jimènez, Pedro
Salinas e Rafael Alberti, il filosofo Josè Ortega y Gasset -per citarne solo
alcuni- si potevano spesso incontrare agli appuntamenti della strapiena agenda
culturale della casa. Anche Albert Einstein, Paul Valery, Marie Curie, Igor
Stravinsky, John M. Keynes, Walter Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi
passarono per scambiare conoscenze e impressioni. La casa si trovava in una
zona tranquilla di Madrid, su un colle battezzato dai poeti come Colina de los Chopos (Colle dei
Pioppi). Aveva una cinquantina di camere, molto austere e semplici (letto di
pino, vaso da notte, libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano giovani,
dai 15 anni in avanti per i quali i genitori, o loro stessi, avevano scelto una
educazione alternativa a quella dell’Università Centrale. La Residenza si
finanziava con gli affitti pagati dagli studenti, anche se dopo qualche anno
una parte dei fondi furono destinati a creare borse di studio per i meno
agiati. Come unico lusso, in mezzo a questo clima di silenzio e austerità,
c’era un pianoforte nel salotto del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo
la cena. Nella loro vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini
inglesi, considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti
anticipati sugli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di pomeriggio. La
poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle mura nel modo
più bello e profondo. Raramente era il centro della vita collettiva, tranne
nella camera di Lorca, che invitava spesso gli amici a letture di versi. Nella
residenza nacque la cosiddetta Generazione del ‘27, che raccoglieva un gruppo
di poeti rinnovatori. Erano giovani, quasi sempre colti, benestanti,
repubblicani e di sinistra. Hanno scritto una delle pagine più importanti della
letteratura spagnola. È qui che Lorca,Alberti e Salinas scrissero ‘El Manifesto
de la Colina’.
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