2.NOTTURNO DEL VUOTO
I
Per vedere che tutto è finito,
per vedere i vuoti e i vestiti
dammi il tuo guanto di luna,
l’altro tuo
guanto smarrito nell’erba,
amor mio!
Il vento può strappare le
lumache
morte sul polmone dell’elefante
e soffiare i vermi assiderati
delle gemme di luce e o delle mele.
I rostri vogano impassibili
sotto il piccolo gridìo delle
erbe
e nell’angolo sta il petto della rana
torbido di cuore e di mandolino.
Nella grande arena deserta
muggiva la testa bovina appena
tagliata
ed erano duro cristallo
definitivo
le forme che cercano il giro
della serpe.
Per vedere che tutto è finito
dammi il tuo muto vuoto,amor
mio!
No,non darmi il tuo vuoto
che già vola il mio!
povero te,povero me,povera
brezza!
per vedere che tutto è finito.
II
Io..
col vuoto bianchissimo di un
cavallo.
Crini di cenere. Arena pura e
doppiata.
Io.
Il mio vuoto trapassato con le
ascelle rotte.
Pelle secca d’uva neutra e amianto d’alba.
Tutta la luce
del mondo sta in un occhio.
Canta il gallo e il suo canto dura più delle sue
ali.
Io.
Col vuoto bianchissimo d’un cavallo.
Circondato dettatori che hanno
formiche nelle parole.
Nel circo del freddo senza
profilo mutilato.
Nei capitelli rotti delle guance
dissanguate.
Io.
il mio vuoto senza di te ,città
,senza i tuoi morti che mangiano.
Equestre per la mia vita
definitivamente ancorata.
Io.
Non c’è secolo nuovo né luce recente.
Solo un cavallo azzurro e un’alba.
Nessun commento:
Posta un commento