giovedì 5 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.XXXVI









Camminavo lungo la strada,

non so perché, era passato

mezzogiorno e i rami di bambù

ondeggiavano al vento.

Le ombre inginocchiate,

con le braccia tese, seguivano

i passi della luce fuggente.

I Koels* erano stanchi di cantare.

Camminavo lungo la strada,

non so perché.

La capanna sulla riva del fiume è

ombreggiata da un albero spiovente.

Qualcuna era intenta in un cantuccio

al suo lavoro, udivo la musica

dei suoi braccialetti.

Mi fermai vicino a quella capanna,

non so perché.

La stretta strada serpeggiante

costeggia molti campi di senape, molte foreste di mango. Passa presso il

tempio del villaggio e per

il mercato, verso l’approdo  del fiume. Mi fermai vicino a quella capanna,

non so perché.

Era un ventoso giorno di marzo, molti anni fa, quando il mormorare della

primavera era languido e i fiori del mango cadevano nella polvere. L’acqua s’increspava e lambiva

la brocca di bronzo sull’ultimo

gradino dell’approdo.

Penso a quel ventoso giorno di marzo, non so perché.

Le ombre della sera scendono e il gregge torna all’ovile.

C’è luce grigia sui campi silenziosi,

i contadini aspettano il traghetto

presso la riva. Lentamente

torno sui miei passi,

non so perché.
*Koel:(asian koel)appartiene alla famiglia del cuculo.Spesso utilizzato simbolicamente nella poesia indiana.

 - da Il Giardiniere -







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