mercoledì 14 gennaio 2015

Una scia di canti.Tagore.XV









Io e la mia donna

giochiamo questa notte

al gioco della morte.

La notte ci circonda scura,

le nuvole in cielo sono

capricciose, le onde

infuriano nel mare.

Abbiamo lasciato il nostro

letto di sogni,

abbiamo spalancato la porta

e siamo usciti,

io e la mia sposa.

Ci mettiamo sull’altalena,

il vento tempestoso

ci spinge.

La mia donna si alza

con gioia e timore,

si stringe al mio petto e trema.

Per lungo tempo l’ho

servita teneramente.

Le feci un letto di fiori

e chiusi le porte

per tener lontano dai suoi

occhi la luce troppo forte.

La baciai dolcemente sulle labbra, mormorando gentile

al suo orecchio, finché quasi

sveniva dal languore.

Lei si perdeva in una nuvola d’infinita dolcezza

non rispondeva alle mie carezze,

i miei canti

non riuscivano a scuoterla.

Questa notte è giunto dalla foresta

il grido della tempesta.

La mia sposa si è alzata tremante, mi ha preso

la mano ed è uscita.

I suoi capelli sono sciolti al vento, il suo velo s’agita,

la ghirlanda di fiori ondeggia

 sul suo petto!

Il soffio della morte

l’ha tuffata nella vita.

Siamo faccia a faccia, cuore

a cuore, io e la mia donna.

 - da  Il Giardiniere -

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