sabato 17 gennaio 2015

Una scia di canti Tagore.XIX






Ho incontrato numerose ragazze in paesi lontani.

Alcune mi affrontavano per chiedere il mio nome,

altre abbassavano gli occhi e restavano mute.

Ho visto sorrisi aguzzi come spade,

e sorrisi evocanti un abisso di lacrime.

Io andavo sempre, attirato dalla distanza

che rinnova le sue incerte promesse

come i suoi differenti paesaggi.

È nei giorni di primavera, con le foglie nuove,

che aspetto il reame incantato del Sonno.

Attraverso una processione di servitori

addormentati, supero la porta d’un palazzo.

Lungo i corridoi vuoti, passo davanti alla

camera del Re e alla camera della Regina,

poi arrivo a quella dove, addormentata

sotto le luci addolcite del crepuscolo,

dorme la figlia del Re.

Il suo letto è morbido e bianco come

un petalo di loto, le sue trecce sparse vicino

al cuscino assomigliano a una scura

cascata immobile, il suo braccio sinistro

era gettato sul disordine dei suoi veli e,

quello destro, riposava sul suo petto

agitato da un respiro regolare.

In questo strano dominio del Sonno

sembrava la vera immagine del Sogno!

In ginocchio, davanti a Lei, ho avvicinato

il mio viso al suo, finché il suo respiro

ha fatto fremere il mio sangue.

Ho fissato a lungo le sue palpebre chiuse

e le ho baciate perché il mio bacio

penetrasse fino ai suoi sogni...

Su una foglia di betulla ho tracciato

il mio nome e aggiunto queste parole:

«A te che dormi, abbandono il mio cuore».

Poi, dopo aver annodato la foglia

di betulla alla mia collana di perle e averla

gettata sui suoi capelli sparsi, sono fuggito.

L’incantesimo però si dilegua.

Il reame che dormiva, piano piano

si sveglia dal torpore. Dal fondo

del silenzio vibrano voci umane:

il Re e la Regina si sono risvegliati

e i giovani principi si meravigliano di vedere

la terrazza nuda invasa dalle erbe già alte.

Nella camera, dove le lampade si sono spente,

dove l’incenso dei portaprofumi non è più

che un mucchietto di cenere, la figlia del Re,

seduta sul suo letto, contempla, una alla volta,

la foglia di betulla e la collana di perle.

Pudicamente, Lei copre la sua gola nuda

con una tunica; fremendo. Lei spia, cerca

e non scopre nessun visitatore misterioso.

Legge e rilegge il messaggio tracciato sulla

foglia di betulla: prende la sua fronte

tra le mani e s’interroga, s’interroga ancora.

E, a lungo, resta incerta.

Vicino a Lei i segreti della natura sono

mormorati dal fogliame del giardino,

pur sentendo che simili segreti

accompagnano i battiti precipitosi

del suo cuore. Il soffiare del vento

viene a imporre lo stesso interrogativo

che ossessiona il suo spirito turbato.

La figlia del Re s’interroga:

«Chi dunque ha deposto sui miei capelli

un messaggio d’amore e una collana di perle?»

Così passavano i giorni. Spariva

la primavera, facendo posto all’estate

piovosa, in seguito arrivava

l’autunno nella calda luce

che indora le messi mature,

e l’inverno, con le nebbie mattutine,

con le sue notti ostili, gli succedeva.

Ed ecco che una primavera nuova

rinasceva dalle morte stagioni.

La figlia del Re è alla sua finestra,

fra i suoi capelli spettinati brilla

sempre una collana di perle.

- da Petali sulle ceneri -






1 commento:

  1. Ricordo ai miei amici lettori cinesi che nel mio blog gabysouk,blogspot.com,forse li può interessare la lettura della serie di post dal titolo"Diario cinese",sul mio viaggio nel loro paese nel settembre del 2005.

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