Linda Hogan |
territorio chickasaw |
Linda
Hogan[1](12)
L’indiano
che vive in ambiente urbanizzato è presenza ricorrente nell’opera di questa
intellettuale La città costituisce una sfida alla propria integrità:l’evocazione
contrapposta dell’antico stile di vita produce spesso una voluta,pacata
ironia. Le barriere di razzismo che si alzano come “denti fuori dalla
terra”contrastano in Canto di muri
con l’unificante fortezza di verde della
giungla del Mississippi,dal cui “canto di morte” furono scacciate le antenate
dell’autrice. L’unica possibilità per infrangere l’isolamento sembra esser
racchiusa in un atto d’amore per mutare “ la nostra carne in ponti”.
Per lei il
ritorno a casa ,che la memoria ha la facoltà di rievocare, è Oklaoma.
Canti del
muro
La giungla
meridionale è un muro verde.
Cresce sopra
le strade
aperte dagli
uomini con squarci laceranti
per tenere
le cose separate
per
attraversare la vita
e non
perdersi in essa.
Ci sono
altri muri
per separare
i ricchi dai poveri
e si alzano
come denti fuori dalla terra
per dar
morsi. Vietato entrare.
Non
oltrepassare i recinti di filo spinato
o
attraversare barriere invase di verde
e cocci di
bottiglia.
Questi muri
hanno canti terribili
che non
cesseranno mai di cantare
anche molto
tempo dopo che saranno crollati.
Da un lato
del muro c’è il pericolo
Dall’altro
il pericolo.
C’è un canto
che viene
fuori dal passato,
voci delle mie nonne cacciate via
in cammino
con un canto di morte
un canto
della neve
avvolte in
panni di baratto[2]
via dal
Mississippi.
Apri il
panno
ed io
sguscio fuori
E i confini
di questa carne
furono
creati dal canto del mio nonno:
Nessun
Bianco Può Entrare Qui.
I miei muri
sono lisci ciottoli di fiumi.
Di notte
cantano
con il
frinire dei grilli.
Sono
incrollabili alle cinque del mattino
quando il
mondo che parla mi vuole invadere
la pelle
che è la
vera vita
d’amore e di
dolore.
La mia
pelle. Talvolta un amante
ed io
mutiamo in ponti la nostra pelle
e l’aria tra
noi scompare
come nella
giungla
da cui
vengo.
rampicanti
tropicali crescono insieme,amanti,
su strade
che gli uomini hanno aperto con fendenti,
sopravvivendo
alle ferite
di coloro che si sono smarriti
e al canto
del machete.
Possano
tutti i muri essere come quelli della giungla,
pieni di
animali
che cantano
nelle orecchie della notte.
Che siano
fatti dei
misteri riposti nel più profondo
del cuore,riuniti
con le vite di tutti,
tutti ponti
di carne,
tutti in un
canto,
tutti a
coprire la terra ferita
mostrando
ancora,ancora
che i
confini sono tutte bugie.
[1]
1947,Chickasaw.Autrice di raccolte poetiche e di racconti,di un romanzo,è stata
docente presso l’università del Colorado e del Minnesota.E’ inoltre saggista
acuta e politicamente impegnata. Ha ricevuto il prestigioso premio Lamman
Literary Award per la sua attività di scrittrice nel 1994.
[2] Riferimento allo scambio di merci,come tessuti e altri
generi provenienti dall’Europa,con pelli e pellicce,in uso presso le
popolazioni indigene.
(continua)
Avverto i miei amici lettori Latinos che in questo blog mariellaemporio.blogspot.com possono trovare molti poeti per loro particolarmente vicini e cari:
RispondiEliminaDediche:Murilo Monteiro Mendes,Lupe Cotrim Garaude,Adelia Prado;dedica e post individuale:Octavio Paz;dediche :Mario Rivero,Juan Gelman,Claudio Bertoni;post individuale: Gioconda Belli -e anche la poetessa chicana Gina Valdès e Joaquin Pasos nel post collettivo"Punti di vista sul corpo"-.Buona lettura!