Andrej
Andreevič Voznesenskij*
Mai
Mai smetterò di amarti
E ti dimenticherò
quando venerdì sarà mercoledì,
quando le rose cresceranno dappertutto,
azzurre, come uova di tordo.
Quando il topo griderà “chicchiricchì”.
Quando la casa si reggerà sul comignolo,
quando il salame mangerà l’uomo.
E quando ti sposerò.
E ti dimenticherò
quando venerdì sarà mercoledì,
quando le rose cresceranno dappertutto,
azzurre, come uova di tordo.
Quando il topo griderà “chicchiricchì”.
Quando la casa si reggerà sul comignolo,
quando il salame mangerà l’uomo.
E quando ti sposerò.
*Poeta russo (Mosca 1933 –
2010). Tra i maggiori esponenti nell’Unione Sovietica della lirica
post-staliniana, esordì nel 1958 con il poemetto pseudo-storico Maestri, cui
fece seguire libri di versi di notevole perfezione formale: Mosaico (1960),
Parabola (1960), 40 digressioni liriche dal poema “La pera triangolare” (1962),
ispirato da un viaggio negli USA, il poema Longjumeau (1963), dedicato a Lenin,
il montaggio poetico-teatrale Antimondi (1964), Il cuore di Achille (1966),
L’ombra del suono (1970), Sguardo. Poesie e poemi (1972). Poi pubblicò, tra
l’altro, La carne imperitura (1978), Andrej Polisadov (1980), L’inconscio
(1981), Il capomastro dello spirito (1984), Assioma della ricerca di sé (1990)
e Russia, Poesia (1991). Interprete delle istanze di rinnovamento delle
generazioni più giovani, trattò, con lirismo e ironia, temi sociopolitici che
esulano dal conformismo del realismo socialista. Il suo linguaggio, che si
ricollega alle tecniche del cinema, all’architettura e alle arti figurative, è
ricco di giochi di parole, di ardite metafore e di colori violenti.
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