Linda Hogan |
Linda
Hogan.13.
Mietitori
della notte e dell’acqua
Nelle acque
ferite della notte
ecco la
barca,-bianca e piccola
con piccoli
uomini,con reti impotenti
afflosciate
come la povertà
che quando
finisce
prende più
di quanto ha bisogno.
Nella
mezzanotte
il cerchio
di luce nella barca
è pieno di
uomini e di braccia bianche,
con corde
che si tendono come promesse,
e reti che
tirano su acque nere e ghiacciate
un granchio
blu,tenero dentro il guscio,
una stella
da un’altra notte d’oscurità diversa dalla nostra ,
un halibut
dall’occhio di vetro
più grosso della morte
tanto che i
barcaioli gli devono sparare
e sparare
ancora e nella notte
il fuoco
lampeggia dal fucile
come un
fiore che sboccia
in pazzia e
muore.
Ogni retata
è splendente e viva,
e poi all’alba
la piovra,
gli uomini
che la tirano,ma le sue molte braccia
lottano con
forza,si appigliano e si stringono
all’ancora
in lotta con
aria e uomini,
resistendo
mentre loro gridano. La vogliono.
Ne hanno bisogno.
Lottano.
E’ preziosa.
sarà usata
come esca.
si venderà
per duecento dollari.
sarà fatta a
pezzi,
sarà ripresa
dall’intestino
squarciato dello halibut
e usata di
nuovo.
gli uomini
continuano a gridare,
lottando,ma
lei si aggrappa alla barca bianca,
con addosso
il luccichio dell’acqua.
I suoi occhi
non guardano gli uomini
mentre
l’arpionano con i rampini.
sono rivolti
alle fredde acque scure
da cui è
stata strappata.
I tentacoli
si ripiegano su se stessi
e lentamente
verso il basso,
con gli uomini
che urlano,
vibrando
colpi di rampino. Voglio fermarli,
voglio dir
loro ciò che so,
che quella
vita raccoglie monetine
come fanno
loro
e costruisce
muri sul fondo del mare.
Non
guarda gli uomini.
Non vede il
loro bisogno indietreggiando sopra l’acqua,
la barca
così bianca e vuota
anche se
così piena.
E mentre
l’acqua respira nella sua onda
lei
s’inoltra
nella pelle
d’inchiostro dell’acqua,
attraversando altre correnti ,galleggiando
come colui
che sogna di precipitare
in mondi che
non conoscerà mai,
tra le scure
alghe ricurve
dove abita
la pioggia
dove abita
il pianto,
dove le
acque ferite[1] risanano
se stesse.
Guardo
dentro il buio oceano freddo.
lì sta la
piovra che aveva brillato come un sole
in una
mutevole pelle d’acqua.
Si fece
rossa di paura,poi impallidì prima di
scivolar via
giù dalla barca.
Era nuda,
era
splendida
come un
angelo
con altre
ali,
le sue
braccia erano quelle di quattro madri
disperatamente
in lotta per la vita.
mia figlia
vide un tentacolo tendersi
sopra la
barca.
E’ la bambina
che ama i pesci;
una volta ne
baciò uno.
non capisce
la morte.
Lei non ha
bussato alla sua porta come ho fatto io.
Lei non sa
che il mondo è fatto di braccia.
lei conserva
il cristallino dell’occhio dell’halibut,
guarda
attraverso la perfetta sfera di vetro
e vede
l’ampia curvatura del mondo
tutta in una
volta.
affamati,noi
siamo affamati del mondo intero.
Noi siamo
come i piccoli pesci del mare,
quelli che
nuotano nelle bocche dei più grandi
per prendere
quello che c’è.
Voglio che
il mondo sia più gentile.
sono una
donna.
ho paura.
vidi una
stella una volta,cadeva verso di me.
Era rossa
con braccia
splendenti,
poi svanì
[1]La scrittrice ha inteso indicare le acque
invase,trafitte e contaminate dalla barca dei pescatori,estendendo così il più
comune significato di “acque in tempesta”.
Avverto i miei amici lettori Latinos che in questo blog mariellaemporio.blogspot.com possono trovare molti poeti per loro particolarmente vicini e cari: Dediche:Murilo Monteiro Mendes,Lupe Cotrim Garaude,Adelia Prado;dedica e post individuale:Octavio Paz;dediche :Mario Rivero,Juan Gelman,Claudio Bertoni;post individuale: Gioconda Belli -e anche la poetessa chicana Gina Valdès e Joaquin Pasos nel post collettivo"Punti di vista sul corpo"-.Buona lettura!
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