martedì 25 marzo 2014

Poesia salvadoreña contemporanea.R.Dalton.5





POESIA D’AMORE


Quelli che ampliarono il Canale di Panama
(e furono classificati come “silver roll” e non come “gold roll”),
quelli che ripararono la flotta del Pacifico
nelle basi della California,
quelli che marcirono nelle galere del Guatemala,
Messico, Honduras, Nicaragua,
perché ladri, contrabbandieri, truffatori,
affamati,
quelli sospettati sempre di tutto
( “mi permetto segnalarle il tale
in quanto sfaccendato sospetto
e con l’aggravante di essere salvadoregno”)
quelle che riempirono i bar e i bordelli
di tutti i porti e le capitali della zona
(“La gruta azul”, “El Calzoncito”, “ Happyland”),
i seminatori di mais in piena foresta straniera,
i re della pagina rossa,
quelli che nessuno sa mai di dove sono,
i migliori artigiani del mondo,
quelli che vennero imbottiti di piombo attraversando la frontiera,
quelli che morirono di malaria
o del morso dello scorpione o della barba amarilla
nell’inferno dei bananeti,
quelli che piangono ubriachi per l’inno nazionale
sotto il ciclone del Pacifico o la neve del nord,
gli arrimados, i mendicanti, i fumatori di marijuana,
i guanacos figli di puttana,
quelli che a stento riuscirono a tornare,
quelli che ebbero un po’ di fortuna in più,
gli eterni irregolari,
i faccio di tutto, i vendo di tutto, i mangio di tutto,
i primi a prendere il coltello,
i tristi più tristi del mondo,
i miei compatrioti,
i miei fratelli.



(da Le storie proibite del Pulgarcito)




Roque Dalton






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