martedì 29 ottobre 2013

Poeti australiani contemporanei.13 .Bruce Dawe.2.




Bruce Dawe

















Al funerale di Shagger
Al funerale di Shagger non ci fu molto da dire
neanche volendo
di fronte a sua madre così vecchia. Ci fece paura lei
per come tremò quando il Reverendo lesse
della resurrezione e della vita,
come se per lei significassero qualcosa quelle parole: arretrò tremando
e si mise a sedere rigida, impietrita
come Shagger, mentre noialtri, sbronzi,
facemmo il possibile per guardare in faccia la dura realtà,
come la bara lucida nella navata della cappella
e il dolore professionale, stretto fra dita allacciate; ma quelle azioni
erano chiuse in noi come sorrisi di colpa
che poi ci raggiunsero, specialmente
quando andammo a prendere la sua Ford d’epoca,
la vecchia carretta da chiavate, e sbattemmo la polvere
dai cuscini sintetici, riempimmo d’olio
la coppa affamata, demmo un buffetto
alla bambolina abbandonata sul cruscotto
e un calcio ai coprimozzo tubercolotici di ruggine.
Con una preghiera la messa finì e il silenzio ci urtò
come una lingua nella bocca chiusa.
Di tutte le ragazze che aveva amato o scopato o l’uno e l’altro
si fece vedere solo la Bev Whiteside, che in strada
prese la borsetta e disse, «Io mi fermo qui,
ragazzi, e qui d’ora in poi
si fermeranno pure le ragazze.»
Più tardi, in piedi
presso la fossa ventosa si sentivano dai canfori
gli strepiti dei currawongs
e il pianto della vecchia signora
come sul serio fosse stato un figlio e mezzo;
e cosa avremmo potuto dire di vero
o senza scoppiare a ridere
a spese di lui, che fu còlto con le braghe abbassate
dalla morte, pensando che lei fosse fuori città?


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