Paul Eluard |
Notti condivise
Alla fine di un lungo viaggio,rivdo sempre quel
corridoio,quelle talpa,
quella stnza calda cui la schiuma marina prescrive
correnti d’aria pura
come bambini
appena nati,rivedo sempre la stanza dove venivo a
spartire con te il pane dei nostri desideri,rivedo sempre
il tuo pallore
denudato che
,all’alba,fa corpo con le stelle che scompaiono
So che chiuderò ancora gli occhi per ritrovare i colori e
le forme
convenzionali che mi consentono di accostarmi a te.Quando
li
riaprirò,lo farò per cercare in un angolo l’ombrello
corruttibile
dal manico di zappa che mi fa temere il bel tempo,il
sole,la vita,
perché non ti amo più in piena luce,perché rimpiango il
tempo
che ero partito per scoprirti e anche il tempo che ero
cieco e muto
di fronte all’universo incomprensibile e all’incoerente
sistema di
intesa che mi proponevi .
Non hai portato
abbastanza la responsabilità di quel candore
che sempre mi costringeva a rivolger contro di te le tue
volontà?
Quli cose non mi hai faffe pensare!Ormai,vengo a vederti
solo per
esser più certo del
mistero grande che material’assurda durata
della mia
esistenza,l’assurda durata di una notte.
Quando arrivo,tutte le barche salpano,innanzi a loro cede
il fortunale.
Un’ondata libera i fiori oscuri,si riaccende il loro
splendore e ancora
unavolta percuote le mura di lana.Lo so,non sei mai
sicura di nulla,
ma l’idea d’una menzogna,l’idea di un errore sono troppo superiori
alle nostre forze.Da tanto tempo la porta testarda non
aveva ceduto,
da troppo tempo la monotonia della speranza nutriva il
tedio,da
troppo tempo i tuoi sorrisi erano lacrime. Ci siamo rifiutati di lasciar
entrare gli
spettatori,perché non c’era spettacolo alcuno.ricordati,
per la solitudine,la scena vuota,senza quinte,senza
attori,senza
musicanti.Si dice: il teatro del mondo,la scena mondiale e,noi due,
non sappiamo più che cosa sia.Noi due,insisto su ueste
parole,perché
nelle tappedei lunghi viaggi che compivamo
separatamente,ora lo so,
eravamo veramete insieme,eravamo veramente,eravamo,noi.Né
tu,
né io sapevamo sommare il tempo che ci aveva separati al
tempo
durante il quale eravamo riuniti,né tu né io
sapevamosottrarlo.
Un’ombra iascuno,ma nell’ombra ce ne dimenticavamo.
*°*°*
Continua
Continua
Nessun commento:
Posta un commento