venerdì 8 maggio 2015

Dedicato a un Senghor newyorkese.

Poiché da tutti i paesi le letture di Senghor continuano così numerose, ho pensato che sia una buona idea quella  di offrire questo Senghor molto particolare:
Dalla raccolta 'Ethiopiques' (1956) ecco :
                                                                         
             A NEW YORK
      (per un'orchestra  jazz:assolo di tromba) 
                               I    
New York!Dapprima sono stato confuso dalla tua bellezza,quelle/
ragazzone dorate dalle lunghe gambe./
Subito così timido davanti ai tuoi occhi di metallo azzurro,al tuo sorriso/
di brina./
Così timido.E l'angoscia  in fondo alle strade a grattacielo/
che alza occhi di civetta fra l'eclissi di sole./
Solforosa la tua luce  e i fusti lividi,le cui teste/
 fulminano il cielo/
I grattacieli che sfidano i cicloni sui loro muscoli /
d'acciaio e la loro pelle patinata di pietre./
Ma quindici giorni sui marciapiedi calvi di Manhattan/
- E'in capo alla terza settimana che vi prende la/
febbre in un salto di giaguaro/
per cadere all'improvviso e morti sotto le alte ceneri
delle terrazze./
Non un sorriso di fanciullo in fiore,la sua mano nella mia mano fresca/
non un seno materno,gambe di nylon/,gambe e /
seni  senza sudore né odore./
Non una parola tenera  in assenza di labbra,nient'altro che/
cuori artificiali pagati in moneta forte/
e neppure un libro dove leggere la saggezza.La tavolozza del pittore/
fiorisce dei cristalli di corallo./
Notti d'insonnia oh notti di Manhattan! così agitate da fuochi/
fatui mentre i clacson urlano ore vuote/
E dove le acque oscure trasportano amori igienici,/
come fiumi in piena dei cadaveri di bimbi.
                                                                                       
                                                                                             II
                              
Ecco il tempo dei segni e dei conti. /
     New York!Ora ecco il tempo della manna e/
dell'isopo./
    Non c'è che da ascoltare  i tromboni di Dio,il tuo cuore
battere al ritmo del sangue il tuo sangue./
    Ho visto ad Harlem che ronzava di fruscii di colori/
solenni e di odori fiammeggianti/
    E' l'ora del tè dal fornitore di prodotti/
farmaceutici/
    Ho visto prepararsi la festa della Notte alla fuga del giorno:io/
proclamo la Notte più veridica del giorno./
    E' l'ora pura in cui nelle strade,Dio fa germinare la vita
d'oltre-memoria /
    Tutti gli elementi anfibi radiosi come  soli./
Harlem Harlem!Ecco ciò che ho visto Harlem Harlem!
    una brezza verde di grano sgorgare sampietrini lustrati /
dai piedi nudi di ballerini /
   in groppe onde di seta  e seni di ferro di lancia balletti/
di ninfee e di maschere favolose/
    ai piedi dei cavalli di polizia ,i manghi dell'amore /
rotolare case basse./
     Ed ho visto lungo i marciapiedi,ruscelli di rum bianco/
ruscelli di latte nero nella nebbia blu dei sigari./
     ho visto il cielo nevicare la sera fiori di cotone  e ali/
di serafini e pennacchi di streghe./
     Ascolta New York!Oh ascolta la tua voce maschia d'ottone /
la tua voce vibrante d' oboe,l'angoscia sigillata /
      delle  tue lacrime cadere in grossi grumi  di sangue/
ascolta in lontananza battere il tuo cuore notturno,ritmo e sangue /
     del tam-tam,tam-tam sangue e tam-tam

                                                        III
New York!Io dico New York,lascia affluire il sangue nero/
     nel tuo sangue/
che sgranchisce le tue articolazioni d'acciaio,come un olio di vita/
     che dà ai tuoi ponti la curva   delle groppe e l'elasticità/
 delle liane./
     Ecco tornare i tempi  antichissimi ,l'unità ritrovata/
la riconciliazione del Leone del Toro e dell'Albero/
     L'idea legata all'atto l'orecchio al cuore il segno al senso./
Ecco i tuoi fiumi brulicanti di caimani muschiati e di lamantini /
     dagli occhi di miraggio.E nessun bisogno d'inventare /
le Sirene./
    Ma basta aprire gli occhi all'arcobaleno d'Aprile/

E le orecchie soprattutto le orecchie a Dio che con una risata da sassofono creò il cielo e la terra    
    in  sei giorni./
E il settimo giorno,dormì il gran sonno negro./ 
                                                        
                                   *****

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