Borìs Pasternàk |
Finestra,leggio
Finestra, leggio e,come di eco i burroni,
di musica son pieni i tappeti. C’è in essi
l’inesprimibile. Qui poté con successo
fiorire nell’esecuzione l’idea dell’autore.
Finestra non a due battenti alla breve,
ma più larga,a tre:nel ritmo di tre secondi.
Finestra e cortile e bianchi alberi
e neve e ramoscelli:gruppetto di cinque candele.
Finestra e notte e brina che pulsa
nei rami,nei nodi di vene delle tempie. Finestra
e bosco turchi nodi linee sospese di note
e cortile. Qui viveva un mio amico. In giorni lontani
di qui guardavo oltre il cerchio della Siberia,
ma l’amico lui stesso era città come Omsk
e Tomsk,era un cerchio di guerre ,di tregue
e un cerchio di qualità,lavori e conoscenze.
E spesso spesso,dopo aver meditato la notte su di lui,
aspettavo il mattino ai tre battenti della finestra.
E con importuno concerto di morti rumori
il cortile frugava nelle proprie viscere ghiacciate.
Ed io misuravo con una mistura sesquiàltera**
il frantume del destino e della nostra vita,
nell’anima,come nell’infanzia,tornava in una prima
l’esempio ventoso d’un grande cielo.
1932.
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