Dopo la pioggia
Dietro le finestre un pigia pigia,s’affolla il fogliame,
e il cielo caduto non è
raccolto dalle strade.
Ogni cosa s’è calmata. Ma che c’era prima!
Ora il discorso non è più quello ed è bonario.
All’inizio ogni cosa a rompicollo,alla rinfusa
irruppe nel recinto per dischiomare gli alberi,
e attraverso il parco calpestato, dall’ acquazzone alla
grandine.
Poi dalle rimesse alla terrazza di travi.
Non potrai respirare lungamente questa forza densa.
E poiché al pioppo sono scoppiate le vene,
l’aria del giardino,come un infuso di soda,
frizza a mo’ di gazosa per l’amaro del pioppo.
Dai vetri dei balconi,come dalle anche e dalla schiena
di infreddolite bagnanti,rivoli di sudore.
Sfavilla congelato il cuneo delle fragole,
e i chicchi di grandine si stendono come sale da cucina.
Ecco un raggio,rotolando da una ragnatela,s’è nascosto
fra le ortiche,ma sembra che non per molto,
e non è lontano l’istante in cui il suo carboncino
divamperà nei cespugli,soffiando un arcobaleno.
1915
Nessun commento:
Posta un commento