sabato 7 maggio 2022

290.Bruce Dawe[1]. Un boia vittoriano racconta il suo amore[4]

 

È la volta del poeta Bruce Dawe[1] con il suo componimento “Un boia vittoriano racconta il suo amore”, dove è palese il riaggancio alla tradizione europea. La poesia è, infatti, un arguto dramatic monologue alla maniera di Robert Browning [2]. Anche qui, le parole rivelano il carattere del parlante, suo malgrado;  e lo scarto tra l’atmosfera della poesia e l’atteggiamento di chi parla rende palesemente ironica la metafora dell’amante-boia[3], almeno nell’immaginario australiano, fatto anche di un passato di colonia penale. Il boia e il condannato appaiono legati l’uno all’altro come due sposi, in un contesto fatto di divise, celle, formalità, tranquillanti, patibolo, giornalisti, dottori e dove l’eros si consuma naturalmente nell’attesa dell’esecuzione della condanna:

 

Un boia vittoriano racconta il suo amore[4]

 

Caro, perdona il mio apparirti davanti così,

in tuta sportiva a due pezzi, occhiali da saldatore,

la berretta di stoffa verde, come un’ape grassa

                                             “un’idea dello Stato”.

 Sarei venuto

Vestito come uno sposo per queste nozze

Sapendo le volte che hai sognato

Questo momento nella tua cella.

Se devo ora legarti le braccia ai tuoi fianchi

Con una cinghia di cuoio e chiedere se hai qualcosa da dire,

sono formalità di cui vorrei fare a meno,

so che il tuo cuore è troppo calmo in questo momento

per parlare e spero che tu non abbia rifiutato il tranquillante

per orgoglio ostinato;

dovrebbe aver alleviato il tuo dolore per la parola, il respiro,

gli altri fatti connessi che ci distraggono dalla nostra fine.

Lasciaci ora fare un passo. Questo nodo scorsoio

Con cui siamo sposati è un cimelio di famiglia, e che gli ultimi tre

membri della nostra sacra famiglia erano legati, la trave di legno fresco,

come il patibolo intagliato dal peso degli amanti.

Vedi ora lo faccio scivolare sopra il tuo collo, il nodo

sotto la mascella sinistra, con un anello scorsoio

per tenere il nodo a posto …

Così, perfetto.

Lasciami che ti sistemi il cappuccio di tela

Che ti permetterà di anticipare l’oscurità prescritta ufficialmente entro alcuni secondi.

I giornalisti sono pronti con i bulbi oculari, simili a flash

puntati verso il semplice altare, il dottore sussulta come uno stetoscopio

-Ti hanno concesso un nulla osta di salute come una qualsiasi sposa moderna-

Con questa molla della botola, dando un colpo, tu entrerai

in una nuova vita che io, purtroppo, non sono adatto a condividere.

Stai certo, sprofonderai nel generoso abbraccio del sentimento pubblico

dolcemente come una foglia portata dall’acqua … - accetta il tuo ruolo, sentiti scelto.-

Sarai nei titoli del giornale questa sera. Vieni, o mio amato.

 



[1] Bruce Dawe nasce a a Fitzroy, sobborgo di Melbourne, Australia, nel 1930.

[2] Cfr. Robert Browning (1812-1889), poeta inglese vittoriano. Famoso uno dei suoi monologhi drammatici, in pentametri giambici a rima baciata, intitolato La mia ultima duchessa (1845), in cui l’ultimo Duca di Ferrara, Alfonso II d’Este,  confessa il suo amore ossessivo e l’assassinio da lui compiuto ai danni della giovane moglie.

[3] Cfr. Oscar Wilde in La Ballata di Reading Gaol, dove racconta del processo e della condanna a morte di un uomo colpevole di aver ucciso la donna da lui amata, e dove afferma: “Yet each man kills the thing he loves.” (Eppure ogni uomo uccide la cosa che ama).

[4] Bruce Dawe,”Un boia vittoriano racconta il suo amor”, in Graziella Englaro, I sogni cantano l’alba, Lanfranchi editore, 1988.

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