V.FRANCIA
11.Mallarmé, Stephane :
Nacque
a Parigi nel 1842. ..
Nel
1871 finalmente ebbe il trasferimento a Parigi
e
la sua casa divenne un luogo di ritrovo di artisti
e
letterati,affascinati dalle sue intuizioni poetiche
che
lo facevano biasimare da molti, ma che altri
(fra
cui Verlaine) consideravano geniali.
Morì a Valvins, France nel 1898.
a.Brise
marine
La chair est triste, hélas! et
j'ai lu tous les livres.
Fuir! là-bas fuir! Je sens que
des oiseaux sont ivres
D'être parmi l'écume inconnue et les cieux!
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux
Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe,
O nuits! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai! Steamer balançant ta mâture,
Lève l'ancre pour une exotique nature!
Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l'adieu suprême des mouchoirs!
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages,
Sont-ils de ceux qu'un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts ni fertiles îlots.
Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots.
(Vers et prose – 1893)
D'être parmi l'écume inconnue et les cieux!
Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux
Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe,
O nuits! ni la clarté déserte de ma lampe
Sur le vide papier que la blancheur défend
Et ni la jeune femme allaitant son enfant.
Je partirai! Steamer balançant ta mâture,
Lève l'ancre pour une exotique nature!
Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,
Croit encore à l'adieu suprême des mouchoirs!
Et, peut-être, les mâts, invitant les orages,
Sont-ils de ceux qu'un vent penche sur les naufrages
Perdus, sans mâts, sans mâts ni fertiles îlots.
Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots.
(Vers et prose – 1893)
Brezza marina
La carne è triste, ahimè! E ho
letto tutti i libri.
Fuggire! Fuggir laggiù! Sento uccelli che son ebbri
di vivere tra la schiuma sconosciuta e i cieli!
Niente - neanche gli antichi giardini riflessi dagli occhi -
tratterrà questo cuore che nel mare s'immerge.
O notti! Né il chiaror solitario della mia lampada
sul foglio vuoto che il candor difende
e nemmeno la giovane donna che allatta il suo bambino.
Partirò! Nave che dondoli i tuoi alberi,
leva l'ancora per un luogo esotico!
Una Noia, delusa da speranze crudeli,
crede ancora al supremo addio dei fazzoletti!
E, forse, gli alberi, che invitano le tempeste,
son di quelli che un vento inclina sui naufragi
perduti, senz'alberi, senz'alberi, né fertili piccole isole
Fuggire! Fuggir laggiù! Sento uccelli che son ebbri
di vivere tra la schiuma sconosciuta e i cieli!
Niente - neanche gli antichi giardini riflessi dagli occhi -
tratterrà questo cuore che nel mare s'immerge.
O notti! Né il chiaror solitario della mia lampada
sul foglio vuoto che il candor difende
e nemmeno la giovane donna che allatta il suo bambino.
Partirò! Nave che dondoli i tuoi alberi,
leva l'ancora per un luogo esotico!
Una Noia, delusa da speranze crudeli,
crede ancora al supremo addio dei fazzoletti!
E, forse, gli alberi, che invitano le tempeste,
son di quelli che un vento inclina sui naufragi
perduti, senz'alberi, senz'alberi, né fertili piccole isole
Ma, cuor mio, ascolta il canto dei
marinai!
traduzione di Berto Lucci
Questa è la prima lirica
che Mallarmé pubblica nel 1866
nell’antologia poetica le Parnasse contemporain;
appartiene,
dunque, alla sua prima stagione, anche se anticipa
temi e
modalità espressive che caratterizzeranno l’intera
sua
produzione poetica.
Da sottolineare è l’influenza
di Baudelaire nei temi affrontati,
a cominciare dal
vagheggiamento del viaggio alla ricerca di
evasione, di fuga dallo
spleen che il poeta sente come una
condanna. Con Brezza marina Mallarmé è alla
ricerca di una
“poesia pura”. Come era già accaduto con Baudelaire, Verlaine,
Rimbaud, anch’egli cerca di tessere una rete di allusioni misteriose
capaci di evocare quella perduta Bellezza vagheggiata da ogni
uomo..
La poesia intende svelare
l’intimo segreto che ogni cosa nasconde,
il desiderio di evasione ,
l’Assoluto. Il componimento presenta
suggestioni legate
all’immagine del viaggio e del mare che
rinviano alla ricerca dell’Assoluto. Dopo
avere sperimentato
tutto, il poeta è colto da
un profondo senso di stanchezza: non
lo interessano più né le passioni carnali
(«carne») né quelle
intellettuali («libri»), è
quindi ormai preda di un’insoddisfazione
che lo deprime.
A tutto questo, con un
sussulto di vitalità, egli oppone il suo forte
desiderio di viaggiare verso terre lontane e
sconfinate, poste tra
cielo e mare, dove la
libera creatività possa finalmente esprimersi.
Né gli affetti familiari né i rischi
dell’avventura lo frenano. Questo
contenuto viene espresso da Mallarmé in un discorso poetico che
rinnega i normali nessi logici per ricorrere
all’uso di simboli e
astrazioni. In questa sua
invocazione il diretto interlocutore è
il suo cuore (v. 5 e v.
16): è a lui che si rivolge, perché possa
imparare a volare tra il
mare e i cieli («l’ignota schiuma e i cieli»)
da quegli «uccelli ebbri» che assaporano ogni
giorno il gusto della
libertà e perché si abbandoni al «canto dei
marinai», simbolo di
speranza per ogni uomo che
aspiri a dare una svolta alla monotonia
della vita.
La lirica comincia con una
visione negativa. Il primo verso sintetizza
in due immagini la
condizione decadente:
• da un lato, c'è una sensualità svuotata di significato (La carne è triste,
• da un lato, c'è una sensualità svuotata di significato (La carne è triste,
che è anche una citazione da Petrarca);
• dall'altro, una cultura che non è più in grado di fornire nuove
• dall'altro, una cultura che non è più in grado di fornire nuove
conoscenze (ho letto tutti i libri), di
soddisfare cioè la propria
stessa natura di ricerca intellettuale.
Per reazione a questa atmosfera stagnante, scatta al secondo
Per reazione a questa atmosfera stagnante, scatta al secondo
verso la rivolta. Si
esprime nel motivo della fuga, del viaggio in
terre esotiche: un tema
molto caro ai poeti romantici e poi anche
ai decadenti, come
Baudelaire. Il viaggio diviene segno di estraneità
asociale, e soprattutto
desiderio di un altro mondo, di un altrove
felice.E' lo spunto per una serie di immagini
che evocano un paesaggio
marino, caratterizzato da
spazi vastissimi, senza confini. Tale paesaggio
prende corpo all'istante, attraverso
l'evocazione degli uccelli marini:
essi sfrecciano tra l'immensità delle acque e
l'immensità del cielo, ed
esprimono simbolicamente una libertà assoluta,
senza limiti.Il tema
del viaggio si intreccia con
un altro significato, meno percepibile, ma
non meno importante:
partire significa anche allontanarsi dalla falsità
della vita quotidiana.
Ritornare alla natura, un ambito in cui mancano
convenzioni sociali,
artifici ecc., è un mezzo per riconquistare la verità
interiore, l'autenticità.
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