martedì 28 febbraio 2017

Autobiografia di Guy Goffette



                                                          Guy Goffette
                                                                  (L'ivre de lecture)


Guy Goffette:”Portrait de l’artiste en belge errant."

Si nasce spensierati,non importa dove ,non si è chiesto niente. Il mondo 
si installa da solo nei vostri occhi,è un piccolo paradiso con erba  e cielo 
da non sapere più dove batter la testa. Liberi ,affamati di colori come 
una carta muta,ci si arrampica sulle gambe per superare la propria ombra 
e mettere l’orizzonte nella  borsa. E’ così che si finisce per battere la testa 
contro un muro dove qualcuno si mette a gridare. Poeti,documenti, che
 rispondere quando si è nati nel fondo di una tartana da bambole: tre
 frontiere,tre colline e un fiume che cambia nome prima di suicidarsi 
nella Mosa  addormentatrice  e tanto cara a Peguy,che rispondere?Se non
che si è di questo giardino fra cielo e terra  che va verso l’oceano, siccome
 si è della lingua della madre  o di Jeanne, la Brave Lorraine. Prima di lei 
 ben prima che la storia  sbatta in capo allimite estremo  di un regno tascabile?
Che cosa? Belga ,per una combinazione fortunata  e malgrado la rivolta 
del 1848,la bandiera nera dei Virtonnais sul municipio,quella rossa sulla chiesa 
 e la piccola guarnigione che fugge in fretta e furia con lo schiamazzo popolare 
e conquista Arlon,dove si pianta da allora? (Notiamo di passaggio che tutti i
 manuali del regno,si sono ben guardati dal ricordare questa Comune di Virton, 
così improvvisata e così poco sanguinosa ,è vero,e l’affronto mai lavato al primo 
 re.) Che rispondete? Se non che nascere in un’isola sperduta vi dia per sempre il 
gusto del mare ,nascere su tre frontiere per sempre il piacere di saltare le barriere,
di trasgredire ai divieti,ai codici,alle leggi di carta.Belga errante dunque (Belga 
chi può,come diceva Michaux) da Gaume  al Limousin,attraverso il Québec,la
Romania, il Nord-Pas-de-Calais, dove Rimbaud ,nemmeno lui , ha messo radici. 
Purché sulle sue tracce con le suole di vento,che abbiamo sgocciolato Dio
sa dove,in quale infanzia ,si possa cercare ancora e ancora “il luogo e la
 formula”di vivere perdutamente.

                                 d’après Les derniers  planteurs de fumée – éd.FOLIO-2010
















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