mercoledì 27 marzo 2019

La nuvola nei versi orali tuareg.



AFRICA

NOMADIE.

9.POESIA ORALE TUAREG

Nuvola nella poesia orale dei Tuareg
Nel deserto il Tuareg non può che concepire
l’effetto benefico e liberatorio della nuvola 
capace di apportare  umida frescura con 
monotona e prevedibile regolarità .
Per lui,l’unico tranquillizzante segnale che il
 deserto sarà lavato e insieme a lui dissetato.
    - Ecco allora  il poeta dipanare dolorosi
dibattiti interiori, dove i pensieri inquieti che 
agita e che lo agitano, diventano parole di 
interlocutori immaginari personificati  come 
l’Amore, il Tormento .
Il  deserto fa nascere seti reali e figurate.Talvolta
le due seti si confondono e allora si vede il poeta 
supplicare  che lo “si irrori d’acqua,e che gli si 
dia da  bere per placare i suoi tormenti.”
  Ecco il poeta dipanare allora dolorosi dibattiti 
interiori, dove i pensieri inquieti che agita e che
lo agitano diventano parole di interlocutori 
immaginari personificati  come l’Amore, il 
Tormento.
         
 Ecco un primo frammento:
la sua pelle riluce come un campo su un rilievo 
che domina la pianura[1]e al di sopra del quale
la nuvola gonfia si è rovesciata,in una pioggia 
regolare e monotona, in mezzo ai lampi  mentre
 l’acqua scorre  in mille rivoli al suolo,abbeverando
 la terra  e lavandola …”

  o anche:

L’Amore e il Desiderio mi tirano con  una 
cavezza;dicono: [1]
-Peste a quest’uomo che non ha più intelligenza!
Afferra la tua cavalcatura, inforcala mentre tutti 
riposano,esci da questo deserto dove regna un 
fetido odore.
 Ti  condurremo verso una gota  sulla quale si 
consoleranno le tue pene”.

        -Da questi versi, dall’ intensità quasi
 visionaria, facilmente si può scivolare
 per slittamenti successivi  impercettibili
fino al tema della follia. Insomma una 
poesia tuareg non è che ‘la canzone del
 Male- Amato’[2]:

Sono colui che ti ama, l’amore che ho per 
te[1]È forte come un tempo ed oggi mi toglie 
la ragione,E mentre la mia anima si lacera,
egli mi tormenta e mi consuma;
Non posso restare tranquillo e vado qua e là
senza sapere dove sono;
Tutte le notti vado senza scopo,incapace di 
trovare la mia strada,
Seguendo le stelle  che si scorgono nella 
Via Lattea sull’ orizzonte
Così facevo ancora l’ultima notte, all’ ora in cui
la stella del pastore rende tremulo il suo splendore …”

[1] Poesia orale dei Tuareg,

[2] Celebre poesia - lamento di Guillaume Apollinaire,poeta francese, amico
dei pittori delle avanguardie  che presentava ai Salons .



Frammenti, da Graines de paroles. 
Ecrits pour Geneviève Calame-Griaule Ed. du CNRS.1989.
Trad. dal franc. di  Maria Gabriella  Bruni

Da”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”Onyx ed.e.book.
a cura di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli










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