AMERICA
USA
E’ elemento che
arricchisce ,con la musica, di suggestione e fascino le sete azzurre di lei.
Poeta di grande personalità, fu
sensibile a influenze della poesia europea, in particolare francese,
da Baudelaire a Mallarmé. Nonostante i molti echi dei
grandi romantici inglesi, soprattutto Keats,la sua poesia va inserita nel contesto del processo di rinnovamento del linguaggio compiuto dal Modernismo letterario angloamericano.
Dalla raffinata ed enigmatica eleganza della prima raccolta Harmonium (1924) alle riflessioni
più politiche di Ideas of Order (Idee di ordine, 1936), ai poemi della tarda maturità, a Stevens
interessa costantemente approfondire il rapporto dialettico realtà-fantasia, e lo fa con una
spettacolare serie di variazioni e seguendo un imponente progetto la cui realizzazione lo
colloca tra I poeti più consapevoli e compiuti del ‘900.
Quella di Stevens è una poesia in cui il codice linguistico è fortemente integrato con quello visivo- pittorico. Poiché fu un grande estimatore di arte orientale, di Impressionismo e di Cubismo, ritrasse gli spazi aperti trasfigurandoli attraverso l’espressione delle tonalità di colore e della luminosità, mentre seguì il metodo cubista di scomposizione e sintesi delle nature morte e, con un gusto tutto orientale, fu attento alla disposizione grafica delle parole e all’uso significativo dei colori (per es. verde = realtà, blu = immaginazione).
L’uomo che suona il clavicembalo, nei versi di Stevens, trasforma il suono che produce in sentimento, e il desiderio della persona o delle cose immaginate, trasformate in suono, diventano poesia, e dunque piacere. In questa poesia fortemente sensuale, la bellezza mortale della carne si fa, dunque, immortale nel suo divenire poesia:
Qualcuno ha detto che l’esperienza di lettura di Wallace Stevens è “ l’abisso in cui si cade, leggendolo”° Come la vita, la poesia è ambigua e il poeta attraverso la poesia, che è oscura, vuole penetrare il vuoto della vita. Non serve l’interpretazione, perché la “ferocia” è nella semplicità delle cose quotidiane, e la poesia non vuole scrivere di queste cose, ma diventa le cose stesse, che sono nulla. Un nulla che è sostituito dal poeta con la sua fiducia nell’arte, considerata una narrazione suprema, una cosa sola con la realtà. La salvezza dal caos della vita.
°Nadia
Fusini, “L’alfabeto che uccide. Wallace
Stevens”, in Finisterrae, n°1, Autunno /Inverno 1985, Reggio Emilia,
Elitropia ed.
pagg. 64-76 su www.lapoesiaelospirito.word.press.com./2008/05/19/alfabeto-che-uccide-wallace-stevens-di-nadia-fusini
,
fan musica, così gli stessi suoni
fanno musica sull’anima mia.
e in egual modo, tutto ciò ch’io sento,
pensando alle tue sete azzurre d’ombra,
è musica; ed è simile alle note
ridestate nei vecchi da Susanna[3]. è musica; ed è simile alle note
Mentre i vecchioni dagli occhi arrossati
E palpitare, nelle vene esangui, pizzicati d’osanna.
a cura di Maria
Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli
*È
il nome di un personaggio shakespeariano (“Sogno di una note di mezza estate”);
la presenza dei suoni p e c nel nome esprime disprezzo per il
personaggio, che nella commedia è un mediocre attore e regista.
.** Wallace Stevens, ” Peter
Quince al clavicembalo”,in
Harmonicum,
1915, su Others: a Magazine of the New Verse, New York, edited by Alfred
Kreymborg.
***Allusione alla storia biblica di Susanna e i
vecchioni
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