mercoledì 8 gennaio 2020

23.UCRAINA.c.Maksim Borodin.I.Ho chiuso la tenda della finestra




c..Maksim Borodin, poeta russofono nell’Ucraina odierna
a cura di Paolo Galvagni
Maksim Aleksandrovic Borodin è nato nel 1973 a Dnepropetrovsk (Ucraina orientale), dove vive tutt’ora. Laureatosi in architettura, si dedica all’insegnamento universitario.
È autore di versi in russo e poesia visuale. Dal 1996 pubblica su riviste della sua città (“Artikl’”, “Dnepr vecernij”), dal 2001 anche in edizioni di Mosca e San Pietroburgo (“Vavilon”, “Arion”, “Futurum-art”, “Ingermanlandija”, “Text-only”).
Dal 1999 al 2001 ha pubblicato la rivista “Stych”. Suoi versi sono apparsi in volumi collettanei: “Osvobozdennyj Uliss” [Ulisse liberato], Mosca 2005 (antologia della
poesia russofona ), “Perelom angela” [La svolta dell’angelo], Mosca 2005 (raccolta
di poesie per il XII festival russo del verso libero). Ha partecipato al progetto
“Platforma: mostra di poesia visuale”, che dal dicembre 2003 al maggio 2004 ha
toccato varie città europee (Kaliningrad, Kiev, Mosca, Pietroburgo, Varsavia). Nel
2005 ha partecipato al festival moscovita “Biennale dei poeti”.
Borodin scrive versi in russo, in quanto è questa la sua lingua madre; al contempo
non dimentica mai di essere cittadino ucraino. La poesia russofona di Ucraina è abbastanza variegata: alcuni suoi rappresentanti sono decisamente orientati verso Mosca, e non riconoscono la produzione in lingua ucraina. Altri invece
(e Borodin è  uno di essi) sono sempre coscienti del luogo in cui  vivono
e operano: non ne  ignorano l’inevitabile influenza.
In una recente autobiografia il poeta ha scritto: “Mi ha sempre interessato
l’esperimento nella letteratura e nella poesia. Anch’io ho tentato di trovare
nuove strade, introdurre qualcosa di nuovo nella poesia. Ma che cosa puoi
escogitare di nuovo, dopo il XX secolo così impetuoso con i suoi surrealisti,
dadaisti, futuristi e semplicemente realisti. Non ci si può chiudere in una
sola stanza – in questa grande casa soleggiata ci sono molte stanze, corridoi,
sgabuzzini, servizi igienici e terrazzi, ciascuno dei quali presenta un grande
interesse per la persona creativa”.
                               [……]
I.Ho chiuso la tenda della finestra
affinché l’accecante luce solare
non penetrasse in camera.
Ho bisogno di stare a tu per tu con me stesso.
Ho bisogno di trovare un’apertura
verso il futuro,
attraverso cui s’insinuano nel presente
i suoni della pioggia,
il pianto di un bimbo,
il rumore del  vento,
l’odore dell’erba…
E l’ho trovata.
Dentro la mia coscienza c’è una piccola porta,
attraverso cui puoi arrivare nel passato,
puoi arrivare nel futuro,
puoi visitare qualunque città del mondo,
puoi portare una folla di amici,
puoi semplicemente lasciarla aperta tutta notte,
senza temere ospiti indesiderati,
puoi …
Ma che c’è da dire –
attraverso questa porta puoi liberamente fare tutto il contrabbando del mondo
e nessuna forza potrà impedirtelo.
Ma talvolta
basta chiudere tutte le porte,
chiudere le tende a tutte le finestre,
dimenticare tutte le lingue
e
rimanere da soli con la vita,
a tu per tu
col proprio destino –
il destino di un Dio –f allito.
***
[…]
***
Con le bacchette cinesi dei  raggi    
                                                           solari                                                                        
attraverso le tende bucate,
il mattino raccoglie
nella camera afosa
gli ultimi chicchi
del nostro sonno.
Ci svegliamo tutti sudati,
stravaccati sul letto
come misteriosi ideogrammi.
La giornata in arrivo ci pare
sia un mondo enorme,
alla cui creazione hanno
messo lo zampino anche i nostri sogni.
Rammento che
di notte
eravamo
prossimi alla follia …
Ma ora
tutto questo è nel futuro.
***
Il vento  è
un giocattolo di legno,
che sta sul davanzale
di una finestra spalancata.
Dietro a esso tutto è come nella vita:
un albero oscilla da una parte all’altra,
un uccello, attingendo l’aria a piene bracciate,
si libra nel cielo,
il sole tenta di fermare la strada che rotola verso il fiume,
le persone…
Pare che in questa giornata sa
tutti gli odori e i  suoni
confluiscano in una stanza,
stracolma di tempo
e di pensieri.



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