mercoledì 1 gennaio 2020

23.SVEZIA.a.Harry Martinson:I.Era primavera.







Vennero i freddi

con bianchi pennacchi e azzurre spade

spopolavano le  contrade

Il riverbero dei fuochi splende calmo nei vetri.

La luna era sugli spogli orti invernali
Attilio  Bertolucci.


Auguri per un anno nuovo
 effervescente
e pieno di luci!!!
Tous mes voeux 
pour une Année Nouvelle
pétillante et pleine de lumières
 Maria Gabriella Bruni

 


22.Svezia

a.Harry Martinson:

Harry Martinson nasce il 6 maggio del 1904 nel Blekinge,regione della
Svezia meridionale. Quando il padre, capitano di lungo corso e commerciante,
muore precocemente per tubercolosi, la madre incapace di sostentare  da sola
la famiglia, decide di abbandonare Harry che all’epoca aveva solo sei anni e
altre sue cinque sorelle in  Svezia, ed emigra in Amenrica portando con sé solo
la figlioletta più piccola. Così Harry si ritrova improvvisamente solo e sballottato
tra case d’accoglienza parastatali e famiglie di contadini che lo accudivano a
spese dell’amministrazione comunale, la quale come egli stesso scriverà “lo
vende all’asta” a chiunque lo prenda in affido per godere del sussidio di
mantenimento del minore.Dal 1919 in poi, Harry inizia a mantenersi lavorando dapprima in varie fattorie per poi decidere a soli sedici anni di imbarcarsi come
mozzo su una nave cargo. Sulle navi farà carriera fino a diventare fuochista, ma l’insorgere a ventitré anni della tubercolosi lo costringe ad abbandonare quel
tipo di mestiere, mettendo definitivamente radici in terra.A venticinque anni
sposa la trentanovenne giornalista e scrittrice anarcosindacalista Moa Martinson,
che avrà una grande influenza sulla formazione del suo pensiero politico e sulla
sua produzione letteraria. In quegli anni, dopo aver collaborato alla redazione
i vari giornali anarcosindacalisti, Martinson diviene, insieme a Lundkvist Artur
Nieos (teorico del gruppo), uno dei protagonisti e fondatori del movimento d’avanguardia dei “Fem unga” (i cinque giovani), che dichiarava di perseguire
come ideale quello dell’ “adorazione della vita” (livsdyrkan) in tutte le sue
forme contemporanee, al fine di concertare un rinnovamento artistico
attraverso il totale abbandono degli schemi di tradizione e accademia
aderendo al gusto criptico e simbolico del surrealismo, vissuto e riletto
attraverso metafore naturali dalla forte connotazione regionalistica. Nel
‘31 pubblica la silloge “Nomad” (Nomade), mentre tra il 32 e il 33 pubblica
due opere in prosa, di forte matrice autobiografica e di singolare innovazione linguistica:“Viaggi senza meta” e“Capo Farewell”. Del ’34 è la sua seconda
raccolta di poesie “Natura”, che conferma il successo ricevuto con Nomade;
mentre del ‘35 e del ‘36 sono rispettivamente “Le ortiche fioriscono” e “La
via d’uscita”, due struggenti prose autobiografiche che raccontano i drammi
dell’infanzia e dell’adolescenza di Harry in Svezia. Tra il 37 e il 39 scrive
diverse opere in prosa e il radiodramma “Il pilota delle Molucche”, stampato
solo nel  ‘54. Nel’40 invece pubblica “Realtà fino alla morte”, opera in cui fa
una narrazione dettagliata della sua esperienza di guerra in occasione della
“guerra d’inverno” in Finlandia.Nel ‘41 pubblica il romanzo “Il giaguaro
perduto” che diventa occasione polemica per attaccare le sovrastrutture
e il tecnicismo che andava sempre più caratterizzando e disumanizzando
la civiltà contemporanea. Nel ‘45 esce la silloge “Venti alisei”, che segna la
sua piena maturità poetica; mentre nel ‘48 pubblica un nuovo romanzo
“La strada verso Klockrike”, romanzo storico ambientato alla fine dell’
Ottocento, che segna l’epopea del nomadismo attraverso la narrazione
delle avventure del vagabondo Bolle, animato da spirito di avventura, ma
anche da grande solidarietà umana, in contrasto con l’individualismo e
l’alienazione dei tempi moderni;anche nel giovane Bolle possiamo
intravedere reminiscenze autobiografiche dell’autore che, ancora
ventunenne, fu  imprigionato proprio per vagabondaggio.Martinson
fu il primo fra gli autori “autodidatti e proletari” ad essere riconosciuto
dalla Reale Accademia di Svezia di cui divenne membro nel 1949. Più tardi,
nel ‘53, pubblica una nuova silloge di poesie, “Cicala”, mentre nel ‘54 riceve
la Laurea honoris causa dall’Università di Goteborg.Del 56 è il suo poema
più conosciuto, “ Aniara”, in cui narra “una rassegna dell’uomo nel tempo
e nello spazio” a bordo dell’astronave che dà il nome al poema. In questo
lavoro Martinson descrive il viaggio interstellare che l’umanità intraprende
alla ricerca di un nuovo mondo in cui rigettare le basi per una vita nuova.
Il poema drammatico e simbolico verrà successivamente trascritto in
libretto da Erik Lindegren e musicato da Karl Birger Blomdahl.Tra il ’58 e
il ‘60 pubblica le raccolte di poesie “Le erbe nella Thule e Il carro.Nel ’64
viene rappresentato a Stoccolma con la regia di Ingmar Bergman, il suo
dramma Tre coltelli da Wei; tra il ‘71 e il ‘73 pubblica le sue ultime raccolte
di poesia “Poesie su luci e tenebre” e “Cespi” e nel ‘74 gli viene conferito il
Nobel per la letteratura “per una scrittura che cattura le gocce di rugiada e
riflette il cosmo”. Harry Martinson muore a Stoccolma quattro anni dopo.
“Come poeta e scrittore non ho un programma, in quanto è già abbastanza
difficile essere uomo in un tempo come il nostro, un tempo in cui d’altronde non
mi sento a mio agio. Ma v’è qualcosa che io amo: il mare, l’oceano, in ogni sua espressione e le stelle – infatti l’astronomia è uno dei miei grandi interessi. E
mare e stelle cerco di riunire in me, in una sorta di navigazione spirituale, quasi
una legge superiore che liberi dal nichilismo e dalle simulazioni. Ma ciò non
significa che io rifugga dagli uomini: li accetto così come sono, alienati e troppo
diversi fra di loro perché possano ancora illudermi. Hanno già mostrato come
possono essere e quindi anche come potranno diventare, nel bene e nel male.
Il nostro ideale non deve essere la bonaccia che trasforma perfino il mare in
una palude, e non dovrà essere neanche l’uragano, ma il grande, potente
aliseo, un gigante colmo di gioia, frescura e vita: un eterno e continuo
rinnovamento dell’aria.Per indole sono un romantico, un sensitivo, ma con
delle disposizioni alla scienza. Gran parte della mia biblioteca si compone di
libri di divulgazione scientifica e di storia: mi attraggono particolarmente
l’antico Egitto e la Cina della dinastia dei T’ang. Ma mentre il mio interesse
per la storia antica è profondo e costante, ritengo che certi avvenimenti di
altri periodi siano inspiegabilmente ingigantiti nella coscienza umana.
Per me vale il detto “le cose grandi avvengono nel silenzio”. Forse proprio
in questo momento alcuni scienziati stanno investigando in umile silenzio
per risolvere un problema di importanza vitale: dove e come si troveranno
i mezzi per sostentare in avvenire i miliardi di abitanti del globo terrestre. La
storia abbonda di esempi di laborioso silenzio. Quando Galileo formulò le sue
leggi e Newton elaborò il centro gravitazionale universale, non rullavano
certo i tamburi nelle piazze.
Per quanto riguarda il significato di poeta e di poesia desidero innanzi tutto
precisare che per me entrambi sono e restano “regionali”. Vi sono lingue
sempre dominanti, perché appartenenti già dalle origini alla tradizione dotta
europea: come tali presero il sopravvento sulle altre, che a loro volta persero
di importanza o vennero del tutto trascurate. L’istruzione superiore europea
fu il carro trionfale dal quale le principali lingue signoreggiarono, consolidando
sempre più le loro posizioni; gli idiomi hanno sempre avuto i loro Herrenvoelker
agevolati dalla struttura scolastica. Ma io sono convinto che questa situazione
cambierà; turismo, film, televisione e altre possibilità di reciproca comprensione diminuiranno l’efficacia di tutte le lingue. Le immagini e l’immediato contatto
con la realtà favorito dai viaggi che spingono l’uomo sempre più lontano,
ridurranno le lingue a un mezzo secondario di comunicazione. E’ probabile
che fra cento anni non si leggano più neanche i giornali.
Ma la poesia sopravvivrà sia perché spesso tratta dell’amore (ditemi due
innamorati che nel buio non si sussurrino versi d’amore), sia perché i
sentimenti umani nelle loro più sottili espressioni non potranno mai
tradursi e internazionalizzarsi completamente. La poesia è e sarà sempre
intraducibile, resterà “regionale” anche se di tanto in tanto tenderà verso
altre fonti d’ispirazione. Valori e sfumature nati nelle lande scozzesi non
potranno mai essere percepiti con esattezza in Toscana o in Sicilia. Una
saga norvegese raccontata in un oliveto greco non conserva che la trama
della corrispondente leggenda popolare ellenica. E’ giusto che sia così e
così sempre sarà. Ogni parte del mondo ha il suo fascino e la sua attrattiva
in quanto straniera ed esotica alla gente d’altri paesi. Che accadrebbe se
la letteratura di tutto il mondo si esprimesse solo in italiano o in inglese?
Non lo sopporterebbero neanche gli italiani e gli inglesi, che vedrebbero
la loro lingua assimilata da tutti ed esposta all’usura della comprensione
generale.Voglio dire che le traduzioni si devono sempre intendere come
un compromesso tra due regionalismi,  il proprio – e penso che questo
possa essere contenuto entro certi limiti – e l’estraneo che  costituisce
l’elemento esotico.Naturalmente nelle collettività linguisticheminori v’è
sempre un gruppo di petulanti “cosmopoliti” che sparlano del regionalismo
mentre poi cercano di ispirarsi ad un regionalismo, italiano o francese.
Ma queste velleità sono destinate a fallire. Nel migliore dei casi,non si può
essere altro che messaggeri di se stessi: esibire qualcosa che veramente
ci appartiene, anziché portare vasi a Samo o nottole ad Atene. Chi si
vergogna delle proprie peculiarità (se ha la fortuna di averne) non è
degno di essere chiamato poeta e dovrà accontentarsi di figurare fra gli
epigoni o gli eclettici. Ma, appunto, questo nessuno se lo auspica e allora
non rimane che ripiegare su quello che io chiamo il “regionalismo”.
E ora vorrei esprimere un giudizio, a mio modo, sulla presente raccolta. Le
poesie qui tradotte sono “regionali” in senso svedese e italiano. Nel mio
lago svedese v’è, per così dire, un’isola italiana dalla quale il traduttore
“interpreta” il lago in italiano. Oltre non si può e non si deve procedere e io
sono ben convinto che il mio amico Giacomo Oreglia ha dato un’ottima
interpretazione. (H.M.)

Le erbe nella Thule.
[…]
I.Era primavera.
Sentiti d’accordo in tempo
con quello che è degno di essere rimpianto
con tutto quello che si è messo in cammino attraverso l’estate per morire.
Sentiti d’accordo in tempo d’autunno con la foglia gialla
che incerta lascia il suo ramoscello
un giorno quando l’estate abdica nel vento
e l’albero depone la sua corona
sul guanciale di muschio che dovrà sopravvivere.

dalla raccolta “Cicala”



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