mercoledì 18 dicembre 2019

21.RUSSIA.c. Anna Achmatova.I.[Strinsi le mani sotto il velo oscuro. ]






c. Anna Achmatova
Anna Andreevna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko
(Bol’soj Fontan, 23 giugno 1889-Mosca 1966 è stata una poetessa russa; non amava però
l'appellativo di poetessa, preferiva farsi definire poeta, al maschile.
«Lascio la casa bianca e il muto giardino.
Deserta e luminosa mi sarà la vita»
Figlia di Andrej Antonovič Gorenko, funzionario pubblico, e di Inna Erazmovna Stogova, entrambi di nobile famiglia, fu moglie dal 1910 al 1918 di Nikolaj Gumilëv dal quale ebbe il figlio Lev. Fece parte della Corporazione dei poeti, un gruppo acmeista fondato e guidato dal marito[]. Compose la prima opera, La sera, nel 1912, alla quale seguì Il rosario nel 1914, caratterizzate entrambe da un'intima delicatezza. Lo stormo bianco (1917), Piantaggine (1921), Anno Domini MCMXXI (1922) sono raccolte di versi ispirate dal nostalgico ricordo dell'esperienza iografica, che spesso assumono quasi la cadenza di una preghiera.
Dopo lafucilazione  del primo marito, Nikolaj, nel 1921, seguì una lunga pausa indotta dalla censura,
che la poetessa ruppe nel 1940 con Il salice e Da sei libri, raccolte dalle quali emerge un dolore derivato dalla costante ricerca della bontà degli uomini. Il figlio Lev fu imprigionato fra il 1935  e il 1940 nel periodo delle
grandi purghe staliniane .
Espulsa dall'Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946 con l'accusa di estetismo e di disimpegno
politico, riuscì tuttavia ad essere riabilitata nel !955, pubblicando nel 1962 un'opera alla quale
lavorava già dal 1942, il Poema senza eroe, un nostalgico ricordo del passato russo, rielaborato
attraverso la  drammaticità che la nuova visione della Storia comporta, e attraverso una
trasfigurazione dello spazio e del tempo in una concezione di puro fine.
Sulla sua poetica ebbe molta influenza la conoscenza delle opere diDante Alighieri, come anche testimonia il filosofo Vladimir Kantor: «Quando chiesero ad Anna Achmatova, la matriarca della poesia russa, “Lei ha letto Dante?”, con il suo tono da grande regina della poesia rispose: “Non faccio altro che leggere Dante”».

I.[Strinsi le mani sotto il velo oscuro... ] 

Strinsi le mani sotto la veletta scura

“Perché sei così pallida oggi?”
-Perché di acerba tristezza
l’ho ubriacato fino a stordirlo

Come dimenticare?Egli uscì barcollando

con le labbra contratte dalla pena…
io corsi giù senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro a lui fino al portone.

Ansimando gridò:”Tutto è stato
uno scherzo. Se te ne andrai morirò.”
Sorrise con aria tranquilla e sinistra.

E mi disse;”Non stare nel vento

Una quartina d’apertura  per confessare il fatale errore.
Poi il flash-back per ricordare la dolorosa
reazione di lui e il precipitoso tentativo riparatore di lei.
La quartina finale per dire il congedo
irreparabile,  tanto più gelido quanto più civile
e segno di autocontrollo recuperato,è la
manifestazione di premura di lui per lei.
Ogni strofa connotata da un’efficace immagine dominante:
le mani sotto la veletta scura, la discesa precipitosa delle scale
ignorando
il sostegno della ringhiera, la replica premurosa e indifferente
alla minaccia di ricatto estremo


” Anna Achmatova”, “Strinsi le mani”…,  da Sera, 1912,

in  Poesia russa del Novecento

Universale Economica Feltrinelli Editore, Milano, 1965.

A cura di Angelo Maria Ripellino

“Cжала руки под темной вуалью... 
“Отчего ты сегодния бледна?”
- Оттого, что я терпкой печалью
Напоила его допьяна.

Как забыды? Он вышел, шатаясь,
Искривился мучително рот...
Я сбежала, перил не касаясь,
Я бежала за ним до ворот.

Задыхаясь, я крикнула: “Шутка
Все, что было. Уйдешь, я умру”.
Улыбнулся спокойно и жутко
И сказал мне: “Не стой на ветру”.
1911(Вечер)



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